(Antonina Cascio) Visto dall’America Latina il futuro dell’emigrazione sembra un’illusione, una fiaba che vengono a raccontarci alcuni politici che hanno come impegno principale accontentare i bambini, scusate, volevo dire gli emigrati di queste terre lontane, quelle che, non potendo contare sulla RAI come canale d’informazione di cui fidarsi, non avendo la possibilità di comprare giornali italiani né tanto meno di leggerli su Internet, salvo per una piccola parte, dovranno fidarsi dei rappresentanti della Patria che arrivano a far turismo politico. Portano bei messaggi di futuri progetti di cui beneficeranno gli emigrati, parlano della cittadinanza, della lingua, della cultura, propongono preziosi gemellaggi e se ne vanno contenti. Certamente tutto quello che hanno detto viene dimenticato immediatamente dopo l’intervista che danno a qualche giornale locale o alla TV, che ripeteranno le loro promesse fino a molto tempo dopo della loro partenza. Molto dopo che loro hanno già dimenticato tutto. Cari politici italiani, io vorrei chiedervi un favore. Non promettete tanto, non promettete nulla. Gli emigrati di America Latina siamo stanchi di promesse, vogliamo qualche certezza, una ogni tanto, poche, ma sicure. Sappiamo già che le promesse sono parole vuote. che se vengono da un Governo come quello che c’è in Italia adesso, sono, se si può dire, ancora più vuote e con scarsa possibilità di vederle compiute prima o poi. L’Italia è diventata una piccola ditta dove il padrone, il cavaliere, impone le regole, distribuisce i favori, taglia i denari a chi vuole e la gente, il popolo, lavora per lui. Mentre lui porta l’Italia verso non si sa dove, fuori del mondo, fuori del concerto delle nazioni europee, mentre lui fa quello che gli detta il suo dovere di capo di un paese che deve sparire come competitore dei grandi, l’Italia ha perso il treno. Quello del futuro economico e quello del futuro sociale. Non saranno ai primi posti gli italiani rispetto al livello di vita tra gli europei, se era questo quello che si sognava e si sperava.â€Berlusconi l’ha fattoâ€. Certamente gli emigrati non resteranno fuori di questo panorama poco allegro. E’ stato troppo sottovalutato l’impatto di un’ Italia che potesse contare su tanto potenziale fuori del suo territorio. Prima o poi le pensioni ( quella sociale nel 2009) e le cittadinanze troveranno un freno, e presto si avvertiranno le conseguenze anche sull’aspetto culturale e sull’insegnamento della lingua. Per fortuna, alcuni emigrati ancora rispondono a questi timori, accennando alla loro regione e all’aiuto che questa porta ai loro progetti. Non possiamo dire lo stesso per i siciliani, che non hanno mai avuto assenza più lunga della politica. In passato qualche aiuto, qualche iniziativa c’è sempre stata: i viaggi del turismo sociale ed alcuni anni indietro anche le colonie per i ragazzi. Il 2008 è stato un anno incredibile dal punto di vista dei dirigenti delle associazioni. Chi non ha la possibilità o la capacità d’informarsi, non capisce quello che succede, chi si informa, sebbene lo capisce, non riesce a credere, siamo alla fine di luglio, cioè, entreremo nell’ottavo mese del 2008, e la Sicilia ancora non parla né da segnali di parlare di progetti per gli Emigrati. Perciò: emigrato italiano e anche siciliano, doppio castigo. E chissà , forse ce lo meritiamo, per la testardaggine di voler continuare ad essere italiani e siciliani, di voler far conoscere la nostra cultura e la nostra lingua ai nostri discendenti. Ebbene, i siciliani siamo abituati a resistere, ne abbiamo prese bastonate! Un anno passa, la vita passa, ma anche Berlusconi e Lombardo passeranno. Antonina Cascio