(Salvatore Augello) – “Dobbiamo lottare contro la canaglia centralista. Ci sono 15 milioni di uomini disposti a battersi per la loro libertà: 0 otterremo le riforme, oppure sarà battaglia. Dobbiamo lottare<contro questo stato fascista. E’ arrivato il momento, fratelli, di farla finita. Il Lombardo-Veneto ha la forza di battere chiunque, di abbattere gli stati e forse sarà necessario farlo”.

 


 

Chi pronuncia queste frasi  “rivoluzionarie”, non è il pizzicagnolo all’angolo, o il mazziniano del risorgimento, o il partigiano che scelse la montagna per liberare l’Italia dal nazifascismo e per dare vita ad una Patria repubblicana, unita e democratica.

No, chi pronuncia queste frasi che sembrano una dichiarazione di guerra, è un ministro della Repubblica italiana, un ministro di questo governo Berlusconi, che non solo in altre occasioni ha polemizzato sul tricolore oltraggiandolo e che oggi ridicolizza ed oltraggia l’Inno di Mameli, l’Inno Nazionale che rappresenta l’unità d’Italia, con gesti irriverenti.

L’offesa è tale, che lo stesso Fini, Presidente della Camera, ha sentito il dovere di intervenire per chiedere le scuse di Bossi, mentre Schifani, Presidente del Senato  è intervenuto dicendo che i simboli della Patria sono sacri e fanno parte della nostra identità e quindi vanno rispettati.

Bonaiuti, invece, giustifica il silenzio del Cavaliere, dicendo che è ad Arcore a lavorare per risolvere il problema Alitalia, mentre Cicchitto, sfoderando quello che ormai è diventato un cliché,  accusa l’opposizione di strumentalizzazione di bassa lega.

Bene ha fatto intanto il PD a chiedere chiarezza a Berlusconi che in Aula dovrebbe riferire se è d’accordo con Bossi  oppure no, anche se chiedere le dimissioni di un ministro che dileggia in questo modo i simboli della Patria, è la prima cosa che bisogna fare.

Voti o non voti, la Lega di Bossi e compagni, si rivela sempre più incompatibile con la permanenza dentro il Parlamento democratico.

Questo, non per sottovalutare le richieste che vengono dal Nord o le esigenze di quella parte dell’Italia, ma semplicemente per una questione di etica, di correttezza, di difesa dei valori della Patria,  della sua democrazia, della sua unità, non fosse altro che per non vanificare il sacrificio di tanta gente che per riconquistare la libertà, si è battuta ed è anche morta. Di rispetto delle regole contenute nella costituzione, documento che la Lega spesso e volentieri cerca di dimenticare.

Si direbbe che la Lega ignori tutti questi valori e voglia tornare indietro nella storia, fino all’antico e medioevale lombardo – veneto, per muovere guerra alla “canaglia romana centralista e fascista”, dimenticando che in ogni caso, sia lui che tutti gli altri parlamentari della lega incassano fior di migliaia di euro di stipendi, occupando posti che sempre più dimostrano di non meritare.

E il cavaliere, che dice il Cavaliere? Nulla, non fiata, magari tra poco dirà che si tratta di sparate goliardiche o di atteggiamenti tirati fuori per tenere buono il popolo leghista, oppure, come è suo costume, dirà che ha parlato con Bossi e non ci sono problemi. Con Bossi certamente parlerà o ha già parlato, per dire che ha recepito il messaggio e che sarà fatto tutto come d’accordo.

Ha un senso questo tipo di risposta, o sarebbe meglio fare un confronto serrato, politico, per capire dove si vuole portare l’Italia e quali sono le vere emergenze della gente?

Su questo terreno, la sinistra ed il PD, in parlamento e nel paese dovrebbero dare risposte forti e credibili, per cercare di frenare la deriva verso cui sta scivolando l’Italia guidata da una maggioranza tutta protesa a  soddisfare la volontà del Cavaliere ed a risolvere i suoi molti problemi legati alla giustizia, a quella giustizia che vorrebbe piegare ai suoi voleri .

L’Italia oggi ha bisogno di più sinistra, per perseguire più giustizia, più uguaglianza, per garantire diritti e democrazia.

Certo è, che bisogna farla finita con le sparate della Lega e bisogna rompere questo asse Berlusconi – Lega, che pur di raggiungere il federalismo gli uni, l’immunità e mano libera l’altro, passano sulla testa di tutti, incuranti di quanti hanno bisogno di migliorare le loro condizioni di vita e vorrebbero uno stato più attento ai bisogni del popolo.