(SA) - Arriva al dunque il pagamento degli impegni presi dal cavaliere nel corso di quello che è passato per il mercato dei parlamentari. Solo per ricordare brevemente. Le divergenze tra il cavaliere e Fini si conclusero con l’uscita dei finiani dalla maggioranza e la nascita di Futuro e Libertà per l’Italia (FLI). La conseguente presentazione della mozione di sfiducia al governo portata in Parlamento,

costrinse il cavaliere ad aprire una trattativa a largo raggio per avviare una indegna campagna acquisti che doveva condurre alla conservazione della maggioranza da parte del PDL e dei suoi allegati. Nacquero i così detti “persuasori” che aiutarono il cavaliere nella campagna di reclutamento, si ebbe uno scompaginamento delle forze in campo. Dall’UDC si staccò un gruppo di fedelissimi guidato da Saverio Romano che fino ad allora era stato coordinatore regionale per la Sicilia. La motivazione addotta fu l’appoggio che l’UDC aveva deciso di fornire al governo Lombardo. Il già complicato panorama politico si arricchisce così di un nuovo soggetto politico: i Popolari di Italia Domani (PID), che in seguito, assieme ad altri transfughi raccogliticci, si raccolgono nel così detto gruppo dei responsabili. Ora, arriva a scadenza la prima cambiale firmata dal cavaliere: Saverio Romano viene nominato ministro delle politiche agricole, malgrado le perplessità del Presidente Napolitano, visto che il nuovo ministro è inquisito per mafia dalla procura di Palermo. Altre cambiali arriva pure a scadenza, ogni responsabile aspetta il giusto compenso per il processo di maturazione politica che ha fatto. Si aspetta la nomina di sottosegretari e di vice ministri, ma bisogna superare lo scoglio della legge Bassanini che fissa il numero massimo sia dei ministri che dei sottosegretari. C’è da pensare, visto che il cavaliere ha già parlato con Napolitano della necessità “politica” di allargare il governo, che il premier si prepari ad agire in deroga alla legge stessa. D’altro canto non sarebbe la prima volta nella carriera politica del cavaliere, che plasma le leggi a suo uso e consumo e se ciò non basta, le modifica. Quello che resta di tutta questa vicenda che ancora non è finita, è il grande danno apportato alla politica italiana, già da tempo afflitta dal trasformismo imperante, al quale oggi si aggiunge un improvviso quanto opportuno senso di “responsabilità”, che serve ad aggiustare i numeri della maggioranza secondo le esigenze del momento. Un mercato, che ha visto il reclutamento di parecchi “onorevoli”, ultimo pare sia quel tale Luca Barbareschi che aiutò Fini ad uscire dal “guado”, ad affrancarsi dall’imbarazzante presenza del cavaliere ed a dare vita al FLI. Anche lui, infatti, folgorato sulla via di Damasco, è tornato buono buono all’ovile, pardon, al PDL, unendosi alla schiera di altri responsabili come Scilipoti eletto per la lista Di Pietro e passato dopo varie fasi di maturazione al gruppo dei responsabili, o Antonio Razzi eletto all’estero anche lui nella lista Di Pietro, che ha deciso di fare il passaggio perché la direzione del partito in cui era stato eletto era troppo personalizzata attorno a Di Pietro; nel PDL invece (sic??!!) E la lista dei convertiti o dei responsabili che hanno deciso in maniera del tutto disinteressata di salvatore il cavaliere è ancora parecchio lunga ed i persuasori cercano ancora nuovi accoliti, nuovi responsabili cui offrire un’ancora per aggrapparsi alla democrazia responsabile al fine di salvare il Paese (leggi il cavaliere). Che accadrà se il cavaliere non riuscirà a rispettare gli impegni presi? E se li rispetta, chi pagherà il conto? Tutto lascia pensare che saranno i contribuenti italiani a farsi carico di tutto, come altre volte è avvenuto con la elezione in parlamento del collegio di difesa del cavaliere o con la elezione delle varie Minetti in altre istituzioni come la Lombardia ad esempio. O, ultimo atto, con il recupero delle somme tagliate alla cultura, attraverso un aumento della benzina, si proprio quei carburanti che sono da tempo fatti segno alla speculazione dei petrolieri, che hanno una tassazione unica in Europa e sui quali il governo continua a lucrare aumentando anche le accise.