ROMA - Primo via libera al Rosatellum 2.0. La commissione Affari costituzionali della Camera ha votato il mandato al relatore Emanuele Fiano a riferire in aula, dove il testo della nuova legge elettorale approderà martedì 10 ottobre alle 15. La scheda elettorale è stata cambiata:

è stata inserita una legenda che spiega come funziona il voto (alcuni lo hanno chiamato 'istruzioni per l'uso'). Resta sospeso e rinviato in Aula il tema del voto per gli studenti e lavoratori fuorisede in Italia.

In commissione hanno votato a favore Pd, Forza Italia, Lega, Ap, Ala, Direzione Italia, Scelta civica, Civici e innovatori. Contrari M5s, Fratelli d'Italia, Sinistra italiana, Mdp, Alternativa libera.

• ROSATO E FIANO: "ORA PARLAMENTO SIA RESPONSABILE"
"Via libera in Commissione alla legge elettorale, ora Parlamento sia responsabile", afferma il capogruppo del Pd alla Camera, Ettore Rosato (da cui ha preso il nome il testo). "Possiamo restituire ai cittadini il potere di scelta e uno stretto rapporto con gli eletti attraverso i collegi uninominali e le liste molto piccole di quelli plurinominali", ha commentato Emanuele Fiano, (Pd), relatore del testo di riforma della legge elettorale. 

• I PRINCIPALI PUNTI APPROVATI DALLA COMMISSIONE
Il nuovo testo approvato stamattina dalla commissione Affari Costituzionali prevede alcune modifiche rispetto a quello originale. Salgano da 102 a 109 i collegi uninominali previsti al Senato. Respinti gli emendamenti che prevedevano preferenze, anche alla 'svedese', e voto disgiunto. Ap (Alfano) ha ritirato in Commissione l'emendamento che prevedeva una soglia d'accesso alternativa al Senato (il 3% regionale in almeno 3 Regioni). Resta dunque il 3% nazionale. Aumentano però le pluricandidature da 3 a 5. Le osservazioni e le contestazioni dei rappresentanti di lista presenti nei seggi al momento dello spoglio delle schede elettorali dovranno essere inserite dal presidente di seggio nel verbale con il conteggio delle schede.

Cambia (in meglio per le donne) la norma di genere. La proporzione delle quote di genere di 60 e 40, previste dal testo base, dovrà essere rispettata per i collegi  del Senato a livello regionale e non più nazionale, come inizialmente stabilito. Un vincolo più stringente per i partiti che non potranno più spalmare il rispetto del rapporto tra le percentuali su tutto il territorio nazionale.

Bocciata norma anti Berlusconi. Non è passata la norma cosiddetta anti Berlusconi che prevedeva di indicare come capo della forza politica "chi in base alle leggi vigenti non possa essere candidato e non possa comunque ricoprire la carica di deputato". C'è stato un acceso dibattito. Sisto di Forza Italia ha sostenuto che si trattava di un emendamento ad personam (contro il premier forzista, appunto), poi ha replicato al M5s che lo sosteneva dicendo: "si attaccano su questi argomenti perché sono sull'orlo di una crisi di nervi", e parlando di "inutile accanimento" contro Berlusconi.

I grillini sono intervenuti sostenendo che non si trattava affatto di una norma ad personam ma di una regola buon senso: essendo già previsto dalla legge Severino, è la tesi 5 Stelle, non si capisce perché non farlo valere anche per chi si fa indicare come capo di una forza politica. Per il verdiniano Parisi "i partiti sono costituzionalmente liberi di dispiegare come meglio credono la loro offerta e scegliersi il proprio 'capo'. Il fatto che questo poi non possa essere candidabile come parlamentare non può limitare la libertà di associazione"
 
Cassazionisti certificatori firme. È stato approvato invece l'emendamento Mazziotti che ha aumentato (ma solo per le prossime elezioni) le categorie dei certificatori/autenticatori delle firme includendoci gli avvocati abilitati in Cassazione. Un passo importante visto che prima si era costretti a recarsi solo dai consiglieri comunali. "Sono soddisfatto del dimezzamento delle firme - dichiara il presidente della Commissione, Andrea Mazziotti - e per l'inclusione dei cassazionisti tra i certificatori che riducono pur senza eliminarla l'eccessiva burocrazia richiesta solo in Italia per andare alle elezioni”.

Dimezzate le firme. È passato l'emendamento del deputato fittiano Distaso che dimezza per le prossime elezioni il numero delle firme richieste alla Camera mentre al senato le dimezza solo per chi si candida in tutte le Regioni. In sostanza, per candidarsi serviranno almeno 750 firme per collegio plurinominale alla Camera e sempre 750 per chi si presenta in tutte le regioni al Senato. 

Passato emendamento Mdp. È passata stamattina una riformulazione di un emendamento Mdp che estende la deroga dalla raccolta delle firme a tutti i gruppi costituiti entro aprile 2017 in modo da ricomprndere anche Mdp. A tal proposito i 5 Stelle hanno annunciato che presenteranno un analogo emendamento in Aula per abolire tutte le eccezioni per la raccolta di firme, estendendo la possibilità ai gruppi che già esistono come lo stesso movimento fondato da Grillo.

No programma elettorale comune. Bocciato l’emendamento D’Attorre (Mdp) che prevedeva l’indicazione di un programma elettorale comune della coalizione. Il Rosatellum prevede infatti che ogni lista presenti il proprio programma e il proprio capo politico. D’Attorre ha dato valenza politica a questo emendamento dicendo che senza un programma comune non ci sarebbe il centro sinistra.

• APPROVATA NORMA TRASPARENZA CHE RIGUARDA IL M5S
Ieri era passato un emendamento presentato da Mazziotti che di fatto trasferiva nella legge elettorale la norma - già approvata nella legge sui partiti - che prevede che i partiti iscritti nell'apposito registro depositino lo statuto. L'emendamento prevede che i movimenti come quello 5 Stelle non iscritti nel registro dei partiti  debbano presentare una dichiarazione in cui dicono chi è il legale rappresentante, quali sono gli organi, quali i simboli, chi sono i proprietari dei simboli e altri elementi minimi di trasparenza che finiranno online sul sito del ministero dell'Interno.

È polemica, sul punto, con il presidente della Commissione. "Strano l'atteggiamento dei 5 Stelle su questo argomento - commenta Mazziotti -  i grillini avevano votato a favore in commissione per la legge sui partiti ma in Aula si erano astenuti, mentre ieri hanno votato contro. Non si capisce bene come la pensino. ( da R.it - ALBERTO CUSTODERO )