(SA) - Che spreco! Che perdita di valore aggiunto colpisce ancora la Sicilia e tutto il meridione. L’emorragia di cervelli diretti all’estero non solo non si è fermata, ma e ripresa con nuova virulenza, senza che nessuno si sia posta la domanda di come intervenire, di cosa fare. E’ forse naturale che i ricercatori che presso le nostre università o i centri di ricerca sono disprezzati, mortificati, sottopagati, all’estero vadano a fare le loro scoperte spesso anceh molto importanti e siano pagati profumatamente? E’ forse possibile dovere ancora sopportare che mentre i giovani ricercatori fanno le loro ricerche anche con paga da fame, alla fine se ne accaparra il merito il solito barone dell’università, di quelle università dove sembra si sia tutto cristallizzato, dove non c’è spazio per i giovani talenti, dove spesso il posto è ereditario? E’ davvero ora di voltare pagina. Invece di perdere tempo nel solito teatrino della politica, che ha visto la nascita di quattro governi a guida Crocetta, che continua a mostrare ancora il crescere a dismisura del trasformismo politico, è ora di tornare alla politica vera. A quella politica che deve risolvere i problemi dei cittadini e non solo soddisfare le velleità e la sete di potere di questo o quel personaggio.
Ecco come descrive la piaga della fuga dei cervelli “Siciliainformazioni”, organo attento ai problemi della politica siciliana:
“Gli ultimi dati sono allarmanti. Dei quasi novemila siciliani con la valigia in mano, secondo gli ultimi censimenti il 30% è laureato e, dato ancora più sconfortante, circa settemila neodiplomati hanno deciso di studiare negli Atenei del centro-nord o direttamente all’estero. Dal 2001 al 2014 il Sud ha perso 744 mila cittadini, i giovani fra i 15 e i 34 anni che hanno lasciato l’Isola, sono 526 mila, dei quali 205 mila laureati. Ogni laurea è costata allo Stato e alla Regione dal un lato e alle famiglie dall’altro circa 400 mila euro. Il contesto che favorisce la fuga dei cervelli è noto dal 2008 al 2014 sono stati persi 811 mila posti di lavoro, due terzi dei quali li ha persi il Mezzogiorno d’Italia, i meridionali in condizione di povertà assoluta sono il doppio rispetto al resto del paese. Ma non si lascia la Sicilia per mancanza di mezzi economici, non solo per questo. Le famiglie che posseggono le risorse per formare i giovani e i laureati o diplomati che hanno acquisito competenze , non hanno altra scelta che cercare altrove la strada per raggiungere i loro obiettivi. Non si è investito niente, o quasi, nella formazione d’alta fascia nell’Isola, e non ci sono opportunità di lavoro per coloro i quali posseggono competenze di alta fascia. Arrestare e fronteggiare la fuga dei cervelli è un obiettivo nazionale e ancor più siciliano. Su come fare e su quali basi di intervento puntare sarà l’obiettivo del forum che si celebrerà al Cerisdi nella sede di Castello Utveggio il prossimo 27 novembre. Per analizzare e cercare soluzioni a questo drammatico esodo si incontreranno i rappresentanti di enti e organismi nazionali accreditati negli studi socio-economici che riguardano il nostro Paese quali Istat, Svimez, Luiss Guido Carli. Il Cerisdi, con la collaborazione della Fondazione Curella e il contributo scientifico dei più importanti istituti di Ricerca Nazionali, cercherà di spiegare le ragioni del fenomeno e come il sistema Italia e il Mezzogiorno, stanno cercando di recuperare terreno per trattenere i futuri protagonisti del panorama scientifico locale. Nel corso della giornata saranno illustrati dati e campioni statistici riguardanti la cosiddetta “fuga dei cervelli” con una fotografia dell’attuale situazione e uno spazio di dibattito che coinvolgerà testimoni qualificati ed esperti sulle nuove opportunità provenienti dal mondo universitario e dell’alta formazione. L’evento sarà aperto al pubblico. (USEF – siciliainformazioni)