(SA) - Quello che sta succedendo in Sicilia, è davvero singolare. Da tre anni ormai nei bilanci della regione non viene inserita nessuna previsione per quanto riguarda i circa 800.000 siciliani ancora in possesso di passaporto e gli oltre 6.000.000 di oriundi.. A queste cifre, è d’obbligo aggiungere anche le tante persone, giovani e meno giovani, ricercatori, studenti, disoccupati, che sono andati in Inghilterra ed in Austria a lavorare ed a studiare, i tantissimi giovani che giornalmente partono dalla Sicilia in cerca di quel lavoro che qui ormai è pressoché impossibile trovare. Logica vorrebbe, che di fronte a queste cifre, che per renderle più comprensibili diremo che in possesso di passaporto e quindi di cittadinanza ci troviamo di fronte una quantità di persone che pressoché sono quando gli abitanti di una città come Palermo, mentre assommando gli oriundi, ci troviamo di fronte ad una Sicilia più grande della classica Trinacria, il governo si ponesse alcuni quesiti, predisponesse i mezzi necessari per non perdere il contatto con tanti cittadini che pure sono portatori di diritti. Invece, niente, il silenzio assoluto su un settore che pure dovrebbe essere considerato strategico, così come avviene in tante altre regioni, che hanno cominciato a legiferare dopo la Sicilia, magari prendendo spunto dalla legislazione siciliana che all’origine era all’avanguardia. Oggi siamo fanalino di coda di tutto il sistema, non solo, ma progressivamente stiamo scomparendo come regione, da un settore, quello dell’emigrazione, che ancora oggi, anche se in maniera disordinata, senza alcun coordinamento, senza alcuna attenzione particolare, rappresenta un importante terminale per le produzioni siciliane e per la loro diffusione sui mercati internazionali. Un settore, insomma in cui la Sicilia da tempo guadagna, verrebbe da dire malgrado la politica, ma che nello stesso tempo è stato abbandonato allontanandosi progressivamente dalla imponente rete di collegamenti che le associazioni storiche dell’emigrazione siciliana hanno saputo creare in tanti anni di attività. Una rete, attraverso la quale si è potuto diffondere e proteggere la cultura siciliana, i costumi, le usanze, le abitudini anche alimentari, che hanno rappresentato e rappresentano valido sbocco commerciale per i prodotti tipici della Sicilia. Tutto questo, negli ultimi anni è stato smontato, un popolo dimenticato, sacrificato per la seconda volta all’insegna della crisi e della necessità di risparmiare. Invece di colpire sprechi e spese inutili, si colpisce un settore che ancora oggi è economicamente positivo, più che nel passato, quando con le rimesse in valuta pregiata, avviava e favoriva lo sviluppo di molti dei paesi siciliani e non solo. UN POPOLO DIMENTICATO, che pure è portatori di diritti sopiti, dimenticati, cancellati da una politica poco lungimirante che invece di potenziare un settore altamente positivo di potenziale risorsa, lo depotenzia, lo dimentica, non solo annullando lo sforzo che le associazioni hanno fatto in tanti anni, ma privandosi del contributo che il movimento associativo ha dato ed è ancora in grado di dare. Una regione, che attorno ai tavoli dove si parla di emigrazione e della vasta problematica della stessa, risulta assente da tempo, una Regione che non ha saputo aggiornare la propria legislazione il cui ultimo aggiornamento risale al 1984. Una Regione, che invece di aggiornare la propria legislazione, l’ha smontato un pezzo alla volta rendendola inefficace. Crediamo sia necessario un sussulto d’orgoglio da parte delle associazioni storiche, che debbono ritornare a lottare, vincendo lo scoramento e le difficoltà che l’assenza della politica hanno determinato specialmente in questi ultimi anni. Il Coordinamento ha ancora un grande ruolo da svolgere, intestandosi, tanto per cominciare una campagna di sensibilizzazione non solo verso la politica, ma anche verso l’opinione pubblica corrente, le scuole, gli ambienti dove si costruisce l’opinione. Occorre oggi rompere il muro di silenzio e di nuova assuefazione che si è creato attorno a queste problematiche, che lasciano passare in silenzio il nuovo poderoso flusso di emigrazione che ogni mattina vede partire tanti giovani, tante braccia, tante menti, che dovrebbero essere concentrate a produrre uno sviluppo in questa terra così bella e così bistrattata che non può continuare a dissanguarsi perdendo le sue forze migliori e tagliandosi il futuro prima che nasca.