(Salvatore Augello) A memoria mia, non era mai successo che si arrivasse a fine luglio, senza sapere ancora quali sono i programmi da realizzare per l’anno in corso. Ci sono stati ritardi, a volte, anche l’anno scorso, si arrivò molto tardi, ma per consentire di avviare le attività, venne deciso di approvare in tanto quelle relative alle associazioni così dette storiche su cui non c’erano accertamenti da fare e si è partiti i primi di luglio con le colonie, i campeggi ed altre attività previste dalla legge. Per il 2008, invece, tutto tace ancora oggi, tutto è fermo e gli stessi uffici non sanno che cosa fare, che risposte dare alle associazioni ed agli enti che chiedono notizie. Una cosa è ormai certa: per le colonie ed i campeggi siamo in grande ritardo e non sappiamo se e quando sarà possibile recuperare questo ritardo, ammesso che si arrivi ad avere il piano. Certo è,che la legge non prevede a caso di realizzare colonie e campeggi nei mesi di luglio ed agosto. Tale scelta, infatti, coincide esattamente con le esigenze scolastiche, vista l’età dei partecipanti, che sono tutti in età scolare e quindi possono partecipare solo durante le vacanze estive. Saltando questa possibilità, diventa problematica cercare di fare coincidere le dette attività con altri periodi di vacanze. Si vogliono fare per la vacanze di Natale? Allora, dobbiamo forse parlare di settimane bianche ? La cosa potrebbe anche essere simpatica, ma dubito che troveremmo strutture di montagna disposte ad ospitare i ragazzi, con la retta fissata dalla regione, che è da sempre fuori mercato. L’Ufficio competente, chiamato in causa, risponde di avere passato tutte le richieste e che quindi spetta all’Ufficio di Gabinetto ed all’Assessore disporre gli atti conseguenti per ritornare tutto agli uffici, che potranno in questo modo, mettere le associazioni in condizione di avviare le attività. Per altro, sempre restando in tema di colonie e di campeggi, sembra che ci avviamo verso l’abolizione a considerare i tagli di cui ogni anno sono stati fatti segno, fio ad arrivare a cifre irrisorie che non consentono un organica programmazione. Su questo terreno, dobbiamo purtroppo registrare una forma di insensibilità, considerato che non si guarda dentro le cifre e nessuno si preoccupa di analizzare a priori la fattibilità di un progetto adattabile a quelle cifre divise alle varie organizzazioni. La netta impressione che si ha, è che non si modellano le cifre sulla base del tipo di iniziativa, della fruibilità della stessa, della fattibilità dell’intero progetto, ma sono le iniziative che debbono essere modellate alle cifre disponibili. La prima conseguenza che se ne ricava, è la esclusione dei paesi più lontani come quelli, ad esempio, dell’America Latina, che hanno un notevole costo per i trasporti. Quindi, volendo formare un gruppo che possa giustificare la spesa relativa ai servizi necessari, bisognerebbe rivolgersi all’emigrazione europea, scartando a priori quelle fasce che invece hanno maggiore bisogno. I ritardi riguardano anche tutte le altre iniziative: turismo sociale, attività culturali, convegni, lo stesso contributo ordinario previsto dall’art. 9 della legge 55/80 e successive modifiche, che, ridotto ormai ai minime termini, non consente alle associazioni di potere programmare la loro esistenza. E’ evidente che in questo modo non è possibile andare avanti, sono le associazioni ed i patronati, che dovrebbero per una volta capire la necessità di fare fronte comune, per reclamare il diritto di essere sentiti prima di fare qualsiasi programmazione, così come per altro la legge vuole, fare fronte comune per affermare il ruolo delle associazioni stesse, che in tutti qusti anno sono state e restano l’unico punto di riferimento che può offrire continuità, sganciata da assetti politici, da equilibri, dalla sensibilità più o meno accentuata della politica, che spesso latita e non si occupa adeguatamente delle complesse tematiche dell’emigrazione, oppure fa finta di ignorare che un intervento non può che essere diversificato, perché diversificata è l’emigrazione e le sue esigenze. Sono le associazioni, quindi, che dovrebbero cominciare a fare un gioco di squadra, che dovrebbero ritrovare il senso dell’unità, per iniziare una nuova stagione in emigrazione, ridisegnando il proprio ruolo ed il proprio modo di lavorare. Solo così, a nostro avviso, sarà possibile rintuzzare i vari attacchi che vengono da diverse parti in Sicilia ed all’estero, nel tentativo di ridimensionare il potere contrattuale che le associazioni hanno e che non sanno adeguatamente fare valere.