Puglisi dice la sua sull´ospedale. Il già sindaco critica aspramente le scelte della Giunta Regionale Si cominciano a registrare

 le prime reazioni del centro destra, contro la paventata chiusura del Regina Margherita di Comiso. Stavolta, dopo le caustiche dichiarazioni del sindaco Giuseppe Alfano, arrivano quelle del già sindaco Pasquale Puglisi, oggi consigliere di maggiornanza, che afferma che le notizie che arrivano da Palermo circa l’approvazione di una bozza di riordino della sanità in Sicilia da parte di una Giunta Regionale dimezzata sono doppiamente allarmanti. Innanzitutto perché mettono in forse l’esistenza di strutture ospedaliere come quella di Comiso che, oltre ad affondare le proprie radici nei secoli scorsi (di ospedale nel nostro comune si parla dai tempi dei Conti Naselli), vanta una buona professionalità e una struttura alberghiera di prim’ordine. In secondo luogo perché «ci sembra di capire che si stia giocando, sulla salute dei cittadini, una brutta faida interna ai palazzi del potere palermitano; la qual cosa suscita in noi viva indignazione e biasimo.» Queste le parole dell’ex sindaco che continua affermando che se un piano di rientro della spesa sanitaria in Sicilia è pur necessario per combattere gli sprechi e non perdere finanziamenti statali, il piano di riordino (pur connesso ai risparmi che ci si attende dal piano di rientro) va calato nella realtà del territorio, va discusso con chi il territorio rappresenta, va confrontato con le opportunità che le strutture esistenti garantiscono e possono garantire in futuro. «Non può essere calato dall’alto, né, tanto meno, essere utilizzato come arma punitiva di comunità che hanno, senza molto clamore, dimostrato di comprendere le difficoltà del sistema Italia e della Sicilia in particolare, ma non sono affatto disponibili a pagare pur di assicurare continuità di potere a chi dovrebbe difendere i propri interessi. Noi riteniamo - conclude Pasquale Puglisi - che il riordino della sanità siciliana, in cui si dovrà concretizzare il piano di rientro della spesa, debba, prima di tutto ridimensionare l’apparato burocratico, eliminando i non pochi centri di potere periferico, quindi essere discusso e vagliato attentamente tenendo conto, finché possibile, delle esigenze degli utenti che pagano le tasse per avere i servizi.» (fonte corriere di Ragusa L.I.)