Peter j. Ganci L’eroe siciliano che perse la vita in quel maledetto 11 settembre   Giuseppe Ganci classe 1890, che nel 1911 lasciava il suo comune di nascita: Giuliana in provincia di Palermo,

andando a cercare fortuna in America, non poteva certo prevedere che a distanza di 90 anni, il nipote Peter sarebbe morto nel crollo delle torri gemelle, come non poteva sapere che a quel suo eroico nipote, nel 2002, il comune in una manifestazione fortemente voluta e sostenuta da tutta la popolazione giulianese la nuova sala consiliare sarebbe stata intitolata al suo illustre cittadini di origine.

Così però è stato. Con delibera n. 19 del 10 maggio 2002, il Consiglio Comunale presieduto da Maria Rosaria Cicchirillo controfirmata dal Sindaco Francesco Quartararo, intitolavano la nuova sala consiliare all’eroe caduto.

La targa è stata scoperta alla presenza di rappresentanti della NIAF, del giornale AMERICA OGGI e dell’Unione Siciliana Emigrati e Famiglie (USEF), è stata scoperta  il 14 maggio 2002. A completare l’iniziativa, la delegazione è stata ricevuta dall’allora Presidente della Regione Totò Cuffaro ed all’interno dei giardini  di Villa Orleans, ha preso parte alle manifestazione per celebrare l’anniversario dell’Autonomia Siciliana, che cade il 15 maggio di ogni anno.

Oggi, Peter Ganci, già entrato nella storia, fa parte di quell’esercito di siciliani, che sparsi per il mondo onorano il nome della Sicilia rendendolo grande. Questo è il PERSONAGGIO, l’EROE che il nostro collaboratore Mirko Crocoli ci propone oggi.(SA)

                                                          ================

Attimi che passano alla storia, frangenti che rimangono stampati indelebilmente nell’immaginario collettivo, minuti che sembrano ore. Impossibile dimenticare quelle scene indescrivibili; fusoliere di aeromobili civili che, una dopo l’altra, si schiantano con forza all’interno delle splendide torri di New York, poi al Pentagono (quartier generale militare degli USA) ed infine, nelle campagne della Pennsylvania. Fumo denso che si innalza per chilometri e un terrore mai provato. Per la prima volta dalla nascita degli Stati Uniti (Pearl Harbor a parte) accade quanto di meno auspicabile, l’attacco al suolo “Americano” e per giunta in tempo di pace. Non c’erano riusciti i Giapponesi, il Fuhrer né tantomeno l’Unione Sovietica in epoca di Guerra fredda. E’ una mattina piacevole nella grande metropoli quando, nelle primissime ore del risveglio, 19 terroristi facenti parte del gruppo di Al-Qaida si impossessano con astuzia rispettivamente dei voli (Boeing) American Airlines 11, United Airlines 175,  American Airlines 77 e United Airlines 93. I primi due si dirigono verso il complesso del World Trade Center mentre gli altri nella città di Washington D.C. I mass media in pochi istanti si collegano in diretta con i luoghi presi di mira dai “commando” a bordo dei velivoli dirottati e inizia una lunga ed estenuante ripresa che è quasi “inutile” stare a ricordare nei dettagli; c’era il mondo intero che assisteva attonito inchiodato agli schermi. A causa dell’intenso calore sprigionato dagli incendi nei piani interessati le note Twin Towers collassano davanti agli occhi del pianeta. Sembra di stare in un film di fantascienza ma in realtà è quanto sta avvenendo, secondo dopo secondo, in una delle città più affascinanti degli USA. Il Presidente viene avvisato e subito trasferito sull’Air Force One mentre le telecamere si spostano verso il Pentagono. E’ panico ovunque!

Si pensa dapprima alle più disparate ipotesi; incidente casuale, sciagura dei cieli, attacco nemico, Guerra atomica, terzo conflitto mondiale della storia. Un esiguo gruppetto di uomini d’origine mediorientale addestrati al volo che mettono in ginocchio l’intero occidente e – oltretutto – senza armi significativamente pericolose. Come è potuto accadere? Falle nell’intelligence, scarsa attenzione da parte delle autorità aeroportuali, cabine di pilotaggio senza alcuna sicurezza e tanto altro. Difficile dirlo a posteriori così come azzardato puntare il dito su una o più organizzazioni e addossare responsabilità a qualcuno. Si è poi parlato col tempo di cospirazione ma anche se la grande nazione a stelle e strisce ci ha abituato a questo (vedi caso Kennedy, Luther King o Area 51) sicuramente per la tragedia dell’11 Settembre non v’è prova alcuna. Le commissioni investigative hanno poi confermato che l’attentato è stato non solo commesso da quei terroristi presenti nelle liste d’imbarco ma anche rivendicato dalla stessa organizzazione capitanata da Osama bin Laden. Sta di fatto che quanto avvenuto non ha precedenti per la tipologia con cui è stato compiuto e soprattutto per il numero di vittime. Quei fotogrammi che immortalano la povera gente lanciarsi da centinaia di metri d’altezza per salvarsi dalle fiamme sono diventati un macabro manifesto di quanto si è orribilmente verificato in quella mattina di 14 anni fa.

Un ecatombe; 2977 vittime e 6400 feriti. Tra i morti da non dimenticare assolutamente i 343 Vigili del fuoco che, sprezzanti del pericolo e con alto senso del dovere, sono andati su - di corsa - per quelle scale con la speranza di soccorrere quanta più gente possibile. Un atto d’amore e martirio a dir poco EROICO nonché gesto SUPREMO da prendere come esempio per le nuove generazioni. In mezzo a loro addirittura uno dei più alti in grado, un “capo” con un’umanità incredibile e per di più con sangue Siciliano. Si, è così,  si chiamava Peter J. Ganci jr, classe ’46, ed era quel tipo di straordinaria persona che non si sarebbe mai sognata di lasciar intendere che egli era il più alto in grado con la divisa della City Fire Department di New York. Si definiva un semplice vigile del fuoco ma in realtà era un eroe martire che ci inorgoglisce tutti. Ganci è morto come ha vissuto, lavorando fianco a fianco con le sue truppe, scavando in un luogo impossibile per cercare di tirar fuori i sopravvissuti dopo l'esplosione al World Trade Center. "Era nella zona di guerra", sostenne poi il figlio Christopher Ganci; "Voleva stare con i suoi ragazzi."

È sempre stato così. Nei Vigili del Fuoco di Farmingdale come volontario, nell’82° Airborne come paracadutista e successivamente nel comparto di New York City, che ha servito per lunghi 33 anni durante i quali è stato decorato più volte per il suo ineguagliabile coraggio.Amava la fratellanza e il cameratismo", ha detto l’altro figlio, Pietro; "Ha pagato con il sangue perché lui non li avrebbe lasciati."

Ganci, dal suo posto di comando nel centro di Brooklyn, è accorso con determinazione non appena è scattato l’allarme dell’attacco alla prima torre, iniziando sin da subito lo sforzo di salvataggio e recupero fino al punto in cui, è stato sepolto nel seminterrato del grattacielo, dopo il crollo. Quando arrivarono gli agenti di polizia per avvisare i familiari della tragica perdita del “nostro” comandante una donna disse ad uno dei figli: "Tuo padre era un eroe". Aveva sicuramente ragione quella vicina di casa e anche noi dell’USEF ci uniamo a quel sentimento che ha accomunato gran parte dei cittadini della “grande mela”. Cari amici siciliani, come potete dunque vedere non dovete essere orgogliosi soltanto di quei personaggi quali attori, attrici e star che sono partiti dalle vostre terre e divenuti famosi oltreoceano oppure dei tanti eroi antimafia che hanno perso le loro vite nell’intento di debellare il cancro di Cosa nostra. Sinatra, Di Maggio, Falcone, Borsellino e molti altri….ma testa alta e mano destra sul petto anche per MR. PETER GANCI, vostro amato conterraneo, illustre comandante dei vigili del fuoco che, con onore e rispetto ha donato la sua esistenza per salvare il prossimo. Un grande uomo! Mirko Crocoli