"Il problema è che ormai nessuno vuole farci più credito. Abbiamo raschiato il fondo, il prossimo passo è la paralisi e da domani non

terremo più udienze fuori città". Mario Busacca, procuratore della Repubblica a Catania, non avrebbe mai creduto di trovarsi costretto, ad un mese dalla pensione, ad abbandonare l'aplomb mantenuto anche nei momenti più difficili. "Ma senza fondi, senza uomini, senza mezzi, senza carta né benzina - dice - ci sentiamo davvero, tutti, stanchi, mortificati e... soli". Ieri mattina Busacca si è trovato sul tavolo le dimissioni in blocco dei componenti la direzione distrettuale antimafia di Catania. Undici magistrati che, con un documento inviato anche al ministero di Grazia e Giustizia, hanno rassegnato il mandato denunciando "le gravissime disfunzioni che hanno determinato una situazione ormai insostenibile". Settantamila euro di debiti sono troppi per qualunque creditore. Anche se il debitore in questione è la Procura della Repubblica di Catania che così, dopo il blocco delle forniture di carta e toner, computer e fotocopiatori, si è vista chiudere le porte in faccia da meccanici ed elettrauti, gommisti e benzinai. Con il risultato che, ormai da mesi, i magistrati della direzione distrettuale antimafia sono appiedati, a meno che non anticipino di tasca propria il denaro necessario all'acquisto della benzina o delle pasticche per i freni. "Ognuno di noi - spiega Ignazio Fonzo, tra i "vecchi" della Dda - ha anticipato di tasca propria somme non indifferenti per la benzina necessaria alle trasferte d'udienza a Siracusa, Caltagirone, Ragusa. Ma, ad esempio, per le udienze dell'aula bunker di Bicocca, non è possibile il recupero. Sono soldi a fondo perduto. La mia vecchia Lybra - aggiunge il magistrato - avrebbe bisogno di rifare i freni. Dunque che si fa? Niente, si va piano. Il computer si è sfasciato proprio ieri e non voglio nemmeno per un attimo pensare di aver perso tutti i dati in memoria. Intanto ho dovuto comprare un portatile, a mie spese. Abbiamo chiesto aiuto alla procura nazionale antimafia: ci hanno mandato 20 ticket benzina da 10 euro. Una goccia nel mare". Così i magistrati catanesi hanno rifiutato di firmare lo schema di accordo per la protezione, "dato che le misure per la nostra protezione e sicurezza - sottolinea ancora Fonzo - esistono solo sulla carta", e il comitato per l'ordine e la sicurezza pubblica, non ha potuto che prenderne atto. Ieri, quando il procuratore Busacca ha respinto le dimissioni di massa, è scattato l'ultimatum dei pm: dal primo novembre nessuno di loro anticiperà denaro, con il conseguente blocco delle udienze fuori dalle aule del palazzo di giustizia catanese. "Ho respinto le dimissioni e chiesto altri sacrifici - dice Mario Busacca - ma non posso chiedere l'eroismo. Siamo al torpore istituzionale di chi deve garantire che la città non sia indifesa di fronte alla criminalità e invece ci ha tagliato i fondi del 50%. Se non ci danno leggi speciali né soldati - conclude il procuratore - almeno ci mandino la carta e la benzina".