Niscemi, si eleva ad un’altezza di oltre 300 mt., a dominare un eccezionale paesaggio, che si spalanca sotto il Belvedere con un abbraccio ampio e solare sulla Piana di Gela. Sorge su un territorio dove si sono susseguite antiche comunità, intensamente utilizzato per le sue risorse agricole e denso di fattorie che divennero veri e propri villaggi. Alla fine del IX secolo, venne costruito dagli Arabi, il borgo Musulmano fortificato di Fata-nascim, traducibile in “passo dell’olmo”

 Nei terreni paludosi e di pianura, inserirono la coltivazione del cotone che fecero venire dalla Siria e dall’Anatolia, modificando fortemente il paesaggio agrario e consegnandoci quelloo straordinario tessuto di colori, forme e materiali che è oggi il territorio di Niscemi. A seguito della conquista normanna, la città di Fata-nascim venne concessa, con diploma del 1143, alla universitas di Caltagirone ed il nome mutò in Nixeme. Diventato un feudo rustico per mancanza di reddito e di proventi, il territorio subì radicali mutamenti quando nel 1324 un ramo della famiglia Branciforte, che trasferitasi da Piacenza in Sicilia nel XIII secolo, comprò la terra di Nixeme che passò ai suoi eredi e successori, fino a quando pervenne in possesso di Giuseppe Branciforte, figlio di Giovanni Branciforte Barrese e di Giovanna Branciforte Lanza, divenendo baronia autonoma. Tuttavia, la tradizione popolare lega la nascita del piccolo centro collinare al miracoloso ritrovamento del quadro della Madonna del Bosco, da parte del pastore Andrea Armao, nel luodo detto dell’Acqua santa. La scelta del luogo, oltre al valore simbolico, fu molto felice, perché utilizzava un sito che aveva sempre favorito l’insediamento umano per il clima mite. Anche dal punto di viste delle risorse agricole, posto al confine tra due zone morfologicamente diverse, esso offriva un territorio, tra pendii e pianure, adatto alle varie colture ed anche per la vicinanza di cave di pietre nelle contrade Beneficio, Canale e Placane. La tipologia urbana di Niscemi è caratterizzata dalla maglia ortogonale seicentesca, ma una lettura attenta della struttura insediativi, rivela l’impfronta culturale araba. L’urbanistica islamica è, infatti, riconoscibile nella gerarchia delle strade, dalle più ampie, gli “shari”, fino al reticolo di vicoli, gli “aziqqa”. Nel 1640 Giuseppe Branciforte, con u n preciso atto di pianificazione urbanista, decise di dare un assetto organico al centro abitato, disegnando una planimetria del Comune, secondo le teorie e le pratiche urbanistiche del tempo, mettendo al cemtro una piazza sulla quale si affacciava, in posizione dominante la Chiesa Madre…… Tutto ciò è testimoniato da una tavola posta nel primo piano del Palazzo Bufera di Palermo, dove viene rappresentata la piazza circondata dalla Chiesa Madre, dalla chiesa dell’Addolorata e dalla Chiesa Maria SS. Della Grazia. Nel 1693, Niscemi fu devastatala un violento terremoto e si rese così necessaria la ricostruzione di gran parte della cittadina, anche se la planimetria non mutò, ma tutte le principali chiese (…..) dovettero essere ricostruite nell’originario luogo di edificazione verso la metà del XVIII sec. Grazie agli sforzi della popolazione e ai contributi del Principe Carlo Maria Carafa, che ebbe un grande ruolo anche nella definizione planimetrica della piazza. ……….. Nell’800, accanto alle masserie, sorsero numerose ville e dimore extraurbane, testimonianza di una ricca borghesia rurale. Le vicende della storia successiva la trovarono spesso protagonista: partecipò attivamente ai moti risorgimentali, nei quali si distinsero gli esponenti della borghesia locale; fu la seconda città della Sicilia (dopo Catania) ad istituire i Fasci dei Lavoratori; vide sorgere uno tra i primi movimenti futuristi dell’isola; aderì alle lotte contadine contro il latifondo nel primo dopoguerra. Sulla piazza principale, oggi piazza Vittorio Emanuele III, prospettano le due chiese maggiori poste l’una di fronte all’altra: la chiesa Madre e la chiesa Maria SS. Dell’Addolorata. ……..L’idea di dar vita a Niscemi ad un museo della civiltà contadina nasce dal Gruppo dell’Associazione di promozione culturale “Mario Gori”, du cui era membro autorevolissimo il compianto prof. Angelo Marsiano. Il museo ella civiltà contadina di Niscemi ha salvato dalla distruzione quell’inestimabile patrimonio di valori culturali rappresentato dalle testimonianze della civiltà rurale. Sono questi materiali che hanno offerto possibilità di conoscenza di una storia alternativa. Un “viaggio”, quindi, alla scoperta del passato che arricchisce il presente. Il museo è un centro propulsore della vita culturale promuovendo la ricerca storica, l’indagine etnografica, l’approfondimento organico della conoscenza del mondo che ha segnato per secoli le vicende del nostro paese: La storia e la memoria, non solo individuali, ma collettive rappresentano il patrimonio di una Comunità. NOTA: questa breve sintesi della storia di Niscemi è stata tratta dalla presentazione che fanno del paese la Dott.ssa Annamaria Giugno e il Geom. Fernando Preti, sul sito web del Comune.