Il nome attuale potrebbe derivare dal greco ????? (naròn, "fiume, corrente"), dal fenicio "nahar" (fiamma), dall'arabo "nar" (fuoco) o dal turco "nehir" (fiume).[4].
Età antica
Esistono diverse ipotesi sulle origini della città e del suo nome: la prima leggendaria ipotesi vedrebbe la città fondata dai giganti, primi abitanti dell'isola, tale ipotesi è avvalorata da Paolo Castelli[4] e Fra Salvatore Cappuccino[4], quest'ultimo richiama l'archivio del Regio Ufficio Giuratorio, foglio 1, riportante la notizia che: nel secolo XV quando si doveva costruire il cappellone della chiesa madre, si rinvenne nelle fondamenta abbondanza di crani, cannelle, denti ed altre ossa gigantesche. Alcuni studiosi la identificano con l'antica Camico, città costruita da Dedalo per Cocalo, re dei Sicani, oppure sempre fondata dai Sicani con il nome di Indàra o Inico. Altri la identificano con Akràgas Ionicum, colonia dell'antica Gela fondata nel 680 a.C., otto anni dopo la stessa Gela e ben cento anni prima di Akragas Doricum (l'attuale Agrigento).
Durante il periodo romano la città, che probabilmente portava il nome di Carconiana, acquisisce una vocazione agricola che ne caratterizzerà la storia dei secoli successivi.
Nel suo territorio esistono resti di insediamenti paleocristiani, in particolare delle catacombe, e di ville romane. In territorio di Naro nacque San Gregorio vescovo d'Agrigento.
Età medievale
Della storia della città durante il periodo bizantino non si hanno molte notizie, sicuramente il centro urbano conosce un periodo di sviluppo e prosperità dopo la conquista araba avvenuta nell'839 ad opera dell'emiro Ibn Hamud, saranno proprio gli arabi ad intuire l'importanza strategica del centro urbano, in ottima posizione per controllare il territorio circostante da sfruttare con l'agricoltura ed al centro dei commerci poiché lungo la strada di collegamento fra Agrigento e Catania. La città durante il periodo arabo venne dunque ampliata e fortificata e permise all'emiro Ibn Hamud di resistere alla conquista normanna fino al 1086, quando Naro, dopo quattro mesi di assedio, cadde ad opera del Conte Ruggero, ben quattordici anni dopo la conquista di Palermo. Lo stesso Conte Ruggero, poco dopo la conquista della città trasformò la moschea in chiesa Madre stabilendovi il decanato della diocesi di Girgenti. Con gli svevi, venne nominata città parlamentare e chiamata "Fulgentissima" da Federico II di Svevia, che le diede tale titolo nel parlamento di Messina del 1233 annoverandola fra le 23 Regie o Parlamentarie del Regno di Sicilia. Ogni città demaniale del regno venne posta a capo di una comarca, suddivisione che si mantenne fino al 1793, quando le comarche vennero sostituite dai distretti e il territorio di Naro fu smembrato e inserito nel distretto di Girgenti. La comarca di Naro comprendeva gli attuali territori di Canicattì, Sommatino, Delia, Camastra, Grotte, Racalmuto, Castrofilippo e Campobello di Licata. Nel 1263, secondo quanto riportato da Fra Saverio Cappuccino, la città viene dotata di una cinta di mura fortificate, che però sono probabilmente il rifacimento e ampliamento di precedenti strutture arabe. Sulle mura vennero originariamente aperte sei porte: la porta della Fenice, la porta S. Giorgio e la porta d'Oro (o porta Vecchia) sul versante settentrionale, la porta di Girgenti e la porta dell'Annunziata sul versante meridionale, la porta di S. Agostino ad ovest. Una settima porta venne aperta a sud-est nel 1377: la porta di Licata.[5] Prendendo parte ai Vespri siciliani la città si libera dai francesi con una sanguinosa rivolta che si conclude il 3 aprile 1282 con l'uccisione del governatore Francesco Turpiano e di tutti i francesi a guardia del castello. Naro deciderà allora di reggersi da sola sotto la guida del governatore francese Ognibene Montaperto. Gli inizi del secolo XIV sono un periodo d'oro per la città, sotto la castellania di Pietro Lancia la rilevanza politica della città cresce a tal punto che il re Federico III d'Aragona promulga dal castello di Naro i 21 capitoli per il buon governo delle città nel 1309 (nel 1324 secondo alcuni studiosi).[6] Seguirà a questo periodo una decadenza economica causata da mezzo secolo di lotte interne, decadenza che verrà superata a partire dal 1366 quando la città passa a Matteo Chiaramonte ed inizierà così un intenso periodo culturale ed artistico durante il quale viene costruita la chiesa di Santa Caterina, viene definito l'Oratorio di S. Barbara, si amplia il castello e probabilmente viene anche restaurato ed ingrandita la matrice che sul finire del secolo ottiene il titolo di Duomo da re Martino il Giovane.[7]
Fino al 1492, anno in cui fu emessa l'ordinanza di bando degli Ebrei dalla Sicilia emanata da Ferdinando II d'Aragona, Naro ospitò una comunità ebraica.
Età moderna
Ottenne il titolo di città nel 1525 quando, per petizione presentata al Real Parlamento di cui Naro occupava il 18º posto del braccio demaniale dal magnifico naritano Don Girolamo D'Andrea, si vide concedere tale titolo (fino ad allora si chiamava "terra del demanio di Naro") da Carlo V, che per mezzo del suo viceré, il Duca di Monteleone concesse alla città anche il privilegio del Mero e Misto Impero, autorizzandola quindi ad esercitare giustizia civile e penale da sé (di tale privilegio godevano all'epoca solo Palermo e Messina in tutta la Sicilia). Nel 1615 venne nominata capo comarca dal Parlamento Generale svoltosi a Palermo. Nel 1645 ottenne anche il privilegio del Bussolo Senatorio (da qui la sigla S.P.Q.N. nello stemma della città), tramite il quale i giurati e i patrizi venivano eletti ogni anno direttamente dal consiglio cittadino e i primi prendevano il titolo di senatori.[4] Il XVII e il XVIII secolo rappresentano un periodo di particolare splendore per la città durante il quale i diversi ordini monastici presenti costruiscono o rinnovano diverse chiese e monasteri che caratterizzano il tessuto urbano della città attuale.
Età contemporanea
Il 4 febbraio del 2005 il comune è stato colpito da una frana che ha messo in pericolo gran parte del centro storico. Circa 70 abitazioni sono state dichiarate inagibili, diverse sono state abbattute. Centocinquanta persone sono state sfollate in abitazioni di fortuna.
Simboli
Lo stemma della città raffigura tre torri sovrastate da fiamme e proviene dalle tre torri anticamente presenti lungo la cinta muraria della città (torre della fenice, torretta e torre del conte S. Secondo) sulle quali venivano accesi dei fuochi per segnalare alle città vicine l'arrivo di nemici.
Onorificenze
Naro si vide concedere il titolo di città nel 1525 quando, per petizione presentata al Real Parlamento di cui Naro occupava il 18º posto del braccio demaniale dal magnifico naritano Don Girolamo D'Andrea, si vide concedere tale titolo (fino ad allora si chiamava "terra del demanio di Naro") da Carlo V per mezzo del suo viceré, il Duca di Monteleone.
Monumenti e luoghi d'interesse
Architetture religiose
Chiese
- Duomo normanno
- Santuario di San Calogero
- Chiesa di Sant'Agostino
- Chiesa di San Francesco: conserva le reliquie di san Domizio e santa Colomba, morti durante le Crociate. È stata dichiarata nel 2005 dall'UNESCO monumento simbolo di pace
- Chiesa di Sant'Erasmo
- Chiesa di Maria, Gesù e Giuseppe
- Chiesa di Maria Santissima Annunziata (chiesa madre)
- Chiesa di San Nicolò di Bari
- Chiesa di San Paolo
- Chiesa di Santa Maria di Gesù
- Chiesa del Santissimo Salvatore
- Chiesa di San Giovanni Battista
- Chiesa di Sant'Antonio Abate (per lo più distrutta)
- Chiesa della Madonna del lume
- Chiesa dello Spirito Santo (ex Cappuccini)
- Chiesa di Santa Caterina
- Chiesa del Carmelo
- Chiesa di San Rocco
Chiese non più esistenti
- Ex Chiesa del Monte
- Ex Chiesa di S. Biagio
- Ex Chiesa dietro le Mura
Altre architetture religiose
- Convento annesso alla chiesa di San Francesco (oggi sede del municipio)
- Convento annesso alla chiesa di Sant'Agostino (abbattuto per far posto ad un incompiuto centro sociale)
- Convento dei Gesuiti (ex-pretura di Naro), annesso alla chiesa madre (in parte abbattuto per far posto alla scuola media Riolo Specchi)
- Convento annesso alla chiesa di San Nicolò di Bari
- Convento annesso alla chiesa del Carmelo
- Convento dei Cappuccini, annesso alla chiesa dello Spirito Santo (ex Cappuccini)
- Convento annesso alla chiesa di Santa Maria di Gesù
- Monastero annesso alla chiesa di San Giovanni Battista
- Monastero delle benedettine, annesso alla chiesa del Santissimo Salvatore (abbattuto per far posto alla scuola elementare San Giovanni Bosco)
- Istituto guanelliano San Calogero, che ospita l'RSA San Calogero
Architetture civili
- Palazzo Gaetani
- Palazzo Malfitano
- Palazzo Morillo
- Palazzo Destro (PND)
Architetture militari
- Castello chiaramontano: costruito nel Trecento dalla famiglia dei Chiaramonte. Il complesso, in tufo e dalla forma irregolare, comprende un muro di cinta con cammino di ronda, una torre quadrata, voluta da Federico II d'Aragona nel 1330, e l'imponente mole massiccia del maschio, a cui si accede da un portale dalla ricca incorniciatura. Gli ambienti interni, coperti da volte a botte, comprendono un salone, a cui si accede da una porta trecentesca, e un'ampia cisterna aperta che veniva usata talvolta come prigione. Dichiarato nel 1912 monumento nazionale, è stato oggetto d'interventi di restauro mirati sia alla conservazione che ad una destinazione a museo.
- Reggia di Cocalo, meglio conosciuta come "Castellaccio".
- Resti delle mura cittadine.
- Porta d'Oro (o Porta Vecchia).
Siti archeologici
Limitrofe al centro urbano, in contrada paradiso, si trovano delle catacombe paleocristiane, sono sepolture rurali a nicchia e arcosolio. La maggiore delle catacombe prende il nome di Grotta delle Meraviglie ed è lunga circa 20 metri.[8]
Società
Etnie e minoranze straniere
Nei primi mesi del 2013, così come riportato dai telegiornali nazionali in occasione di alcuni fatti di cronaca, nel vasto territorio comunale di Naro, sarebbero stabilmente residenti circa 500 rumeni, dei quali circa la metà non risulterebbero legalmente residenti in Italia.
Tradizioni e folclore
La sagra del mandorlo in fiore trova origine a Naro, dove venne celebrata per la prima volta nel 1934.[10] In ricordo di ciò ogni anno si tiene in città, il lunedì successivo al termine della sagra ormai spostatasi ad Agrigento, la festa della primavera narese, che vede l'esibirsi di diversi gruppi folkloristici locali ed internazionali e l'assegnazione del titolo di miss primavera alla ragazza più bella e del trofeo aurea fenice al miglior gruppo. (continua/1)