Storia
Già dalla preistoria si hanno notizie della presenza di Sicani, poi di greci e di romani. Si presume che nell'epoca della dominazione araba sia la fondazione in questo territorio del casale di Manzil-Sindi (dal nome di un loro condottiero, Muhammed-ibi-as-Sindi). Successivamente con la venuta dei Normanni, il territorio del Casale Manzil-Sindi prese il nome di "Misilindino" o "Misirindino".
La fondazione del paese si deve al barone Antonio Corbera, il 2 giugno 1572, con Licentia Populandi, concessa dal re di Spagna Filippo II, per sua richiesta di una maggiore popolazione. In questo documento c'era scritto: Ordiniamo e concediamo, che liberamente possiate e vogliate popolare e abitare la detta baronia e feudo, contornare la Terra di mura, munirla e circondarla con altre torri, di imporre dazi, gabelle e facoltà di costituire e nominare i giudici, i giurati e stipulare convenzioni con gli abitanti.
Nel 1610 il re Filippo III di Spagna, con una nuova "licentia populandi", oltre a confermare la precedente, autorizzò a dare il nome di Santa Margarita, al nuovo paese. I principi Filangeri, succeduti ai baroni Corbera, antenati dello scrittore Giuseppe Tomasi di Lampedusa, diedero impulso al paese con la costruzione di diversi edifici e facendone aumentare la popolazione.
Tra i Filangeri di Santa Margherita di Belìce si annoverano tre viceré di Sicilia: Alessandro I, Alessandro II e Nicolò I, che nel 1812 ospitò nel Palazzo di Santa Margherita, per circa tre mesi, il re Ferdinando, la regina Maria Carolina (la Donnafugata) e il principe Leopoldo di Borbone. La notte del 15 gennaio 1968 un violento evento sismico si abbatté sulla cittadina e sull'intero territorio belicino, modificando per sempre lo stile di vita dei suoi abitanti.
Monumenti e luoghi d'interesse
- Palazzo Filangeri di Cutò, meglio conosciuto come Palazzo Gattopardo. Quasi completamente distrutto durante il terremoto (si salvò solamente la facciata), è stato in seguito parzialmente ricostruito ed oggi è la sede del Municipio, del Museo del Gattopardo, dell'Istituzione Parco Letterario Giuseppe Tomasi di Lampedusa e del Teatro Sant'Alessandro.
- Museo del Gattopardo. Vi si trovano le riproduzioni dell'originale manoscritto e dattiloscritto del romanzo, donate da Gioacchino Lanza Tomasi. Sono esposte anche altre teche contenenti le lettere, gli appunti, la documentazione e le foto d'epoca dello scrittore; ci sono postazioni multimediali che fanno rivivere i saggi critici e i film dedicati all'opera. Si possono anche vedere e ascoltare le interviste a Claudia Cardinale e Alain Delon, indimenticabili interpreti del film di Luchino Visconti, così come lo stesso manoscritto, la sua stesura, le correzioni apportate. Pagina dopo pagina, bozze e correzioni, fino alla stesura finale. Vi è anche la rappresentazione, attraverso un piccolo museo delle cere, di una scena del “Gattopardo” viscontiano.
- Museo della Memoria. Si tratta di uno spazio realizzato utilizzando i ruderi dell'ex Chiesa Madre restaurati, un tempo luogo di ritrovo e punto di incontro e di riferimento delle attività religiose e sociali del paese e poi rovinosamente distrutta dalle scosse sismiche. Al suo interno centinaia di fotografie guidano il visitatore alla scoperta della Valle del Belìce e dei suoi nove paesi (Gibellina, Montevago, Salaparuta, Poggioreale, Santa Margherita di Belìce, Santa Ninfa, Sambuca di Sicilia e Vita) prima di quella sconvolgente notte del 15 gennaio 1968. Decine e decine di scatti fotografici che immortalano volti di uomini, donne e bambini, di case distrutte, di paesi stravolti e in particolare di macerie. E poi tutte le fasi dei primi soccorsi, gli aiuti, le baracche, fino ad arrivare alla ricostruzione urbanistica, ma anche alla rinascita umana di tutta quella gente che si ritrovò protagonista di quel tragico evento.
- La Villa del Gattopardo. Adiacente al palazzo sorge ancora oggi il giardino con gli alberi secolari, realizzato sul finire del secolo XVII, mirabilmente descritto da Giuseppe Tomasi di Lampedusa in I ricordi d'infanzia. “Il giardino, come tanti altri in Sicilia, era disegnato su un piano più basso della casa, credo affinché potesse usufruire di una sorgente che lì sgorgava…” “…nel furore dell'estate quando la sorgente scemava il suo gettito era un paradiso di profumi, riarsi di origano e nepitella, come lo sono tanti giardini in Sicilia, che sembrano fatti più per il godimento del naso che dell'occhio”.
- La Villa Comunale. Tale villa si trova all'ingresso del paese e si sviluppa su un'area a forma allungata con un viale che la percorre interamente. All'estremità del viale si trovano: il tempietto a pianta circolare del "Café House", fatto costruire nella seconda metà dell'Ottocento e la statua di Flora posta su un basamento nel piazzale antistante il tempietto. Anch'essa descritta da Giuseppe Tomasi di Lampedusa in I ricordi d'infanzia: "Nei pomeriggi autunnali piovosi la passeggiata si limitava alla Villa Comunale. Questa era posta al limite settentrionale del paese, proprio sul dirupo che contemplava la grande vallata che è forse l'asse principale est-ovest della Sicilia...Era stata donata al Comune da mio nonno ed era di una malinconia senza limiti: un viale abbastanza lungo e bordato da cipressi giovani e da vecchi lecci affluiva in un piazzale...ed a sinistra una sorta di chiosco tempietto con cupola sferica dal quale si poteva guardare il panorama. E ne valeva la pena...”
- Il Parco della Rimembranza. Quest'area faceva parte di un vasto appezzamento prima appartenente alla Chiesa e al Convento dei Padri Riformati (XVIII sec.). Il terreno, successivamente espropriato, divenne proprietà del Comune, che in una parte edificò il Parco. Al suo interno vi è un piazzale circolare dove si trova il monumento ai Caduti.
- Quartiere San Vito, storico quartiere sopravvissuto al terremoto, disabitato, fotografia della forza devastante del terremoto.
Persone legate a Santa Margherita di Belìce
- Giuseppe Tomasi di Lampedusa nacque a Palermo il 23 dicembre del 1896. Visse un'esistenza fatta di viaggi all'estero, lunghi soggiorni nel palazzo paterno di Palermo e nella grande casa di campagna di Santa Margherita di Belìce. Fu proprio qui che Tomasi di Lampedusa, nel piccolo teatro della sua grande casa, assistette per la prima volta all'Amleto messo in scena da una compagnia di attori girovaghi. E fu sempre a Santa Margherita di Belìce che imparò a leggere e scrivere, sia in italiano che in francese.
Eventi
- Il Premio letterario Giuseppe Tomasi di Lampedusa. Premio internazionale che, nelle scorse edizioni, è stato assegnato ad autori come: Abraham B. Yehoshua nel 2003 con il romanzo La sposa liberata (Einaudi), Tahar Ben Jelloun nel 2004 con Amori stregati (Bompiani), Claudio Magris con Alla cieca (Garzanti) nel 2005 e nel 2006 ad Anita Desai con Fuoco sulla montagna (Einaudi). Nel 2013 il premio viene assegnato al premio nobel per la letteratura peruviano Mario Vargas Llosa per Il sogno del Celta (Einaudi) e per la sua opera critica dedicata all'autore del Gattopardo[5]. L'intento del Premio è quello di cogliere nella produzione letteraria i temi della pace e della convivenza dei popoli. La cerimonia di premiazione si svolge ogni anno nella prima settimana di agosto.
- La Festa del Santissimo Crocifisso. La comunità di Santa Margherita di Belìce ogni anno, nella prima domenica di maggio, pratica in onore del SS. Crocifisso, riconosciuto e ritenuto ormai legittimo patrono del paese, una delle più importanti e solenni celebrazioni religiose. La Scinnuta di la Cruci è un momento di partecipazione straordinaria dei fedeli che si raccolgono all'interno della Chiesa Madre. Dopo la recita dei Vespri del SS. Crocifisso, il popolo invoca il canto in onore della Croce che viene calata per essere baciata dai fedeli. La statua di Gesù Crocifisso risale alla seconda metà del XIV sec, danneggiata dal sisma del gennaio '68, restaurata prima nel 1969 poi nel 1977 e dinanzi alla quale nel maggio del '93, durante la sua visita pastorale ad Agrigento, Sua Santità Giovanni Paolo II celebrò messa e lanciò dalla Valle dei Templi di Agrigento il famoso anatema contro la mafia.
- La Fiera di settembre. A Santa Margherita di Belìce che si svolge la fiera più importante di tutto l'hinterland: la Fiera di Settembre (3-4-5), che tra le altre cose è dedicata anche al patrimonio zootecnico del territorio. Infatti durante tale fiera si svolge la Mostra “La Pecora Valle Del Belìce”.
- La Sagra del ficodindia, fissata ogni anno nel mese di ottobre, durante la quale vengono allestiti stand dove viene esposto e venduto il frutto in diversi modi. È inoltre possibile degustare il frutto presentato in diverse presentazioni gastronomiche (ad esempio gelato artigianale e rosolio aromatizzato).
Economia
- Il fico d'India trova a Santa Margherita di Belìce il suo habitat naturale. In tale area ha trovato l'ambiente pedologico vocazionale per eccellenza per svilupparsi e produrre. In questa area soleggiata, dalla natura rigogliosa, dove scorre il fiume Belìce, la coltivazione del ficodindia è una tradizione secolare. Il panorama varietale è ristretto a tre tipologie con gusti sensibilmente diversi tra loro: la gialla detta Sulfarina; la rossa detta Sanguigna; la bianca chiamata anche Muscaredda.
- La vastedda della Valle del Belìce è un formaggio fresco a pasta filata prodotto dal latte ovino intero ad acidità naturale di fermentazione. È facilmente riconoscibile grazie alla forma piccola di circa 500 grammi, simile ad una focaccina, dal colore avorio e al sapore delicato leggermente acidulo. Il suo nome evoca il pane per i siciliani. Questo pregiatissimo formaggio si ottiene dal latte della pecora Valle del Belìce; una razza ovina che conta circa 60 mila capi, ottenuta da una selezione nel corso dei secoli, ed allevata nell'omonima valle.
- La vitivinicoltura rappresenta il settore produttivo trainante per l'economia margheritese. Nel corso dei secoli la vite ed il vino sono stati sempre una presenza costante di questo territorio. Il panorama varietale, costituito sino a pochi decenni fa da pochi vitigni (Catarratti, Trebbiano, Inzolia, Grillo, Nerello mascalese, Sangiovese), ha subito un radicale rinnovamento grazie alla valorizzazione di alcune varietà autoctone (Grecanico, Nero d'Avola) e l'introduzione di alcuni vitigni internazionali (Chardonnay, Merlot, Cabernet Sauvignon Syrah). Un notevole contributo allo sviluppo è stato infine il riconoscimento della Denominazione di origine controllata Santa Margherita di Belice.
- L'olio. Altra coltura tipica della zona è quella dell'olivo. Il territorio di Santa Margherita di Belìce, rappresenta una tappa fondamentale nella storia dell'olivicoltura. Basti pensare che nel passato l'olio veniva considerato uno dei beni necessari alla vita dell'uomo. Le varietà maggiormente coltivate sono la "Biancolilla", la "Cerasuola", la "Giarraffa" e la "Nocellara del Belìce"; da quest'ultima si ricava un olio corposo ma allo stesso tempo, indispensabile componente della dieta mediterranea.