Storia -Ecco cosa scrisse nel 1553 il padre gesuita Domenech, descrivendo Bivona e il suo territorio, in una lettera inviata a Ignazio di Loyola. « Oltre a ciò sappia V.P. che questa terra si trova in mezzo a molte altre terre e città, che le fanno corona.

A dieci, venti, venticinque miglia, poco più poco meno, da essa distanti si trovano Agrigento, Termini, Trapani, Mazara, Giuliana, Prizzi, S. Stefano, con Palermo ch'è ad una giornata di viaggio. E poiché è terra sana e molto abbondante di frumento, carni e legna, e quanto ai costumi molto migliore di Palermo e Messina, si crede che dai paesi circonvicini molti genitori vi manderanno a studio i figlioli piuttosto che nelle due predette città. È inoltre ricca di fontane e giardini, sano n'è il clima e gode fama di essere la migliore fra le montagne di questo regno »

Orografia

Il territorio si trova alle pendici dei monti Sicani, che sovrastano l'abitato formando un anfiteatro naturale, e comprende il tratto medio vallivo del bacino idrografico del fiume Magazzolo. Circa i tre quarti della sua estensione si trovano in zone pedemontane e collinari, mentre il quarto restante appartiene alla zona tipicamente montana.

Il paesaggio montano è composto da rilievi calcareo-dolomitici di epoca mesozoica, quasi tutti nella parte settentrionale del territorio.

Le principali cime del territorio bivonese sono:

  • Monte delle Rose (1.436 m)
  • Monte Pernice (1.393 m)
  • Pizzo San Filippo (1.352 m)
  • Monte Scuro (1.310 m)
  • Pizzo Mondello (1.245 m)
  • Pizzo Catera (1.192 m)
  • Pizzo Scavarrante (1.072 m)
  • Pizzo di Naso (965 m)

Gli affioramenti rocciosi di Pizzo Mondello, costituiti dalla stratificazione di calcari e selce con tracce di conchiglie fossili (Halobia), si presentano fortemente inclinati e testimoniano le deformazioni tettoniche subite dai monti Sicani.

Idrografia

Il territorio bivonese fa parte del bacino idrografico del fiume Magazzolo, delimitato dal Pizzo Mondello, dal Pizzo Scavarrante, dalla Serra Mezzo Canale e dal Cozzo Timpe Rosse e comprendente, oltre al corso d'acqua principale, anche gli affluenti Lordo, Calabrò, Acque Bianche, Salito e Gebbia: i valloni tributari di destra del Magazzolo sono a sviluppo tortuoso, con forte azione erosiva di tipo regressivo[19]; assicurano un importante apporto idrico nella stagione delle piogge ma sono asciutti durante l'estate. Le numerose sorgenti alimentano principalmente tre canali naturali, affluenti del Magazzolo: il primo, in cui confluiscono le acque delle sorgenti Santa Rosalia e Capo d'Acqua, è il fiume Alba, il cui tratto urbano è intubato e sotterraneo dalla seconda metà dell'Ottocento; il secondo convoglia le acque delle sorgenti Santissimo e Acque Bianche e il terzo raccoglie le acque delle due sorgenti Grotticelle e delle sorgenti Canfuto e San Filippo.

 

A qualche chilometro dal centro abitato si trova la diga Castello, che ha creato un bacino artificiale (circa 21.000.000 ) e le cui acque sono impiegate per uso civile in favore di un consorzio di comuni (Voltano S.p.A.) della provincia di Agrigento, irrigando i pescheti di Bivona e gli aranceti di Ribera.

Flora e fauna

La flora e la fauna del territorio di Bivona sono quelle tipiche delle zone montane e pedemontane dell'area mediterranea. I boschi, nelle aree meno antropizzate, sono costituiti da leccio, roverella e corbezzolo, e rimboschimenti prevalentemente a pino d'Aleppo, cipresso comune, pino nero e abete greco. È presente un ricco sottobosco e sono presenti l'euforbia cespugliosa, il biancospino e la ginestrella.

Negli anni trenta, in occasione della visita di Benito Mussolini[22], furono piantati nel centro abitato i platani di via Lorenzo Panepinto, le robinie nella piazzetta denominata XXVIII ottobre; fu sistemata anche la villa comunale. Al periodo fascista, inoltre, risale la presenza di numerosi eucalipti introdotti in quel periodo in tutta la Sicilia.

Per quanto riguarda la fauna, i boschi sono popolati e frequentati prevalentemente da piccoli insettivori (cinciarelle, cinciallegre, fringuelli, capinere, pettirossi, scriccioli) e da merli, colombacci e ghiandaie.

Storia

Le origini del nome

Il nome Bivona assai probabilmente non è di derivazione araba; si trova per la prima volta in un documento del 1171, ma la forma più frequente fino ai primi anni del Cinquecento era Bibona. La forma Bisbona è attestata nel 1363 e nel Cinquecento fu considerata forma colta derivante da bis bona ("due volte buona"): «Bisbona quoque vulgo Bivona dicitur». In uno scritto del 1557 si affermò: «È questa terra detta Bivona, quasi Bi-bona, cioè bis-bona, per la perfezione dell'aria, essendo posta sopra altissime rupi e per l'abbondanza delle salutifere acque e fruttiferi arbori, de quali sommamente abbonda, luogo veramente più che buono e amenissimo».

Età antica

Alcuni reperti archeologici hanno permesso di ipotizzare una frequentazione umana nel territorio di Bivona a partire già dall'età del rame. In base all'erronea interpretazione delle fonti antiche, in passato si era ritenuto che la città avesse origini greche e fosse da identificare con Hipponium, fondata da Gelone di Siracusa. Ugualmente priva di riscontri è un'altra ipotesi di identificazione, quella con la città ellenistica di Hippana, successivamente rinvenuta nei pressi di Prizzi.

Età medievale

La prima attestazione dell'esistenza di Bivona è del 1160, al tempo di re Ruggero II e dei suoi successori Guglielmo I e Guglielmo II[33]. Da semplice casale abitato da popolazione musulmana, in pochi anni divenne un importante centro del Vallo di Mazara.

Divenuta signoria alla fine del XIII secolo, fu messa al sacco dalle truppe regie comandate da Francesco Ventimiglia nel 1359. Il castello di Bivona fu quindi affidato in custodia a Corrado Doria.

Bivona si sviluppò maggiormente sotto la signoria dei Chiaramonte (1363-1392) ma soprattutto sotto quella dei De Luna, protagonisti dei casi di Sciacca.

Età moderna

Nel 1554, Carlo V elevò la baronia di Bivona a ducato, sia perché il paese era uno dei più popolosi centri feudali dell'Isola e il più popoloso tra quelli di dominio della famiglia de Luna, sia per i buoni rapporti che intercorrevano tra l'imperatore e il viceré di Sicilia Juan de Vega, suocero di Pietro de Luna, primo duca bivonese e primo nobile siciliano ad acquisire il maggior titolo feudale dell'epoca.

Nei due secoli successivi il ducato passò prima alla famiglia dei Moncada (i principi di Paternò), poi a nobili famiglie spagnole che non entrarono mai negli affari locali, determinando il declino della città.

Età contemporanea

Nel 1812 in Sicilia fu abolita la feudalità e ciò favorì la rinascita, soprattutto economica, di Bivona: la cittadina agrigentina, infatti, fu designata capoluogo dell'omonimo distretto (divenuto circondario nel Regno d'Italia), uno dei ventitré in cui fu divisa l'Isola, comprendendente tredici comuni.

Nel Novecento Bivona si sviluppò come centro amministrativo e culturale dell'entroterra agrigentino, essendo sede di vari uffici (sanitari e amministrativi) e scuole (soprattutto istituti superiori).

Simboli

Lo stemma del comune di Bivona è così descritto dallo statuto comunale:

« Scudo recante al suo interno due rami intrecciati di quercia e di ulivo e stemma, sormontato da una corona, raffigurante nella parte superiore una mezza luna calante e nella parte inferiore un granchio »

La mezzaluna rappresenta la famiglia nobile dei primi duchi, i De Luna d'Aragona, mentre il granchio potrebbe richiamare l'antico simbolo di Akragas.

Il gonfalone del comune di Bivona riproduce lo stemma su fondo azzurro, arricchito di decori floreali.

Secondo quanto riportato dallo Statuto del Comune di Bivona, il comune ha un proprio inno.

Onorificenze

Titolo di Città

Quando nel 1554, all'epoca del Regno di Sicilia, Carlo V elevò la baronia alla dignità di ducato, Bivona acquisì il diritto ad assumere il titolo di città, che tuttora mantiene

Ricorrenze

Monumenti e luoghi d'interesse

Bivona possiede numerosi edifici religiosi (circa quaranta in tutta la sua storia). Molti dei palazzi nobiliari seicenteschi sono stati distrutti o inglobati da costruzioni più moderne.

Architetture religiose

(FR)

« [...] pays ancore très abondant en Eglises, et sur-tout en Convents »

(IT)

« [Bivona è] un centro feudale ancora molto ricco di chiese, e soprattutto di conventi »

 

Jean-Pierre Houël, Voyage pittoresque des isles de Sicile, de Malta et de Lipari, 1785

 

Chiese

 Chiesa madre chiaramontana (XIII secolo), in stile gotico, di cui rimane solo il portale della facciata principale, esempio di arte gotica chiaramontana in Sicilia.

  • Chiesa di Santa Rosalia (XIII-XIV secolo), dotata di un portale in stile barocco, conserva il fercolo della statua della santa (1601), un crocifisso ligneo, alcune tele sette-ottocentesche; una piccola botola consente di accedere al tronco della quercia sotto la quale si ritiene che la santa solesse pregare durante la sua permanenza nel bosco di Bivona.
  • Chiesa di Santa Maria di Loreto (XV secolo), detta anche di San Domenico, una delle più grandi chiese bivonesi, ma in degrado alla metà del XX secolo e con arredi perduti o trasferiti in altre chiese bivonesi.
  • Santuario della Madonna dell'Olio, antico luogo di culto bivonese fuori dal centro abitato dedicato alla Madonna di l'Ogliu. Nel 2008 è stato inserito nella Carta regionale dei luoghi dell'identità e della memoria della Regione Siciliana.

Ad esse si possono aggiungere le chiese andate distrutte: chiesa di Sant'Andrea (fine del XII secolo o inizio del XIII, probabilmente la prima chiesa e la prima matrice di Bivona); la chiesa di Sant'Antonio Abate (la prima notizia su di essa risale al 23 febbraio 1419; la chiesa di Sant'Agata, costruita al tempo della Signoria dei Chiaramonte a Bivona (1363-1392); la chiesa di San Giovanni Battista; la chiesa di Santa Maria Maddalena (nel 1595 fu ceduta ai Gesuiti che la fecero diventare nuova chiesa madre); la chiesa di San Pietro, detta poi di Santa Maria del Soccorso (a navata unica, presentava una cappella per lato e disponeva di un piccolo campanile).

Infine, tra gli edifici di culto distrutti c'è la chiesa dell'Immacolata Concezione (1648), costruita a spese del poeta e medico bivonese Giuseppe Romano (1613-1681): crollata nel XX secolo è stata ricostruita come sede per riunioni e convegni. l'originale portale barocco a colonne tortili, spostato nella vicina chiesa di Santa Maria di Loreto, con il crollo del tetto di questa è rimasto sepolto sotto le macerie mentre sull'altar maggiore si trovava una statua dell'Immacolata Concezione, custodita presso la chiesa madre.

Cappelle

  • Cappella della Madonna della Sprescia, sita in contrada San Leonardo, nella parte meridionale del paese, esistente nel 1834;
  • Cappella del Camposanto, sita all'interno del cimitero, entrò in funzione nel 1882.

Altri edifici sacri

  • Convento dei Carmelitani, istituito molto probabilmente nel XIV secolo come sede dei carmelitani e, in un secondo momento, della Congregazione delle suore agostiniane, successivamente destinato a sede della biblioteca comunale;
  • Convento dei Domenicani, istituito nel XV secolo come sede dei domenicani. Nel XIX secolo divenne prima sede della caserma dei carabinieri, poi sede universitaria e scolastica;
  • Convento dei Cappuccini, istituito intorno alla metà del XVI secolo come sede dei cappuccini, ai quali tuttora appartiene;
  • Monastero delle Clarisse, istituito nel 1585 come collegio dei gesuiti e in seguito sede della Congregazione delle suore clarisse, viene utilizzato come casa di riposo;
  • Collegio dei Gesuiti, istituito tra la fine del XVI e l'inizio del XVII secolo, dopo la cessione della prima sede alle suore clarisse; divenne in seguito dapprima sede scolastica, poi sede municipale.

Esistevano anche un Convento dei Minori Conventuali, istituito nel 1394, un Monastero delle Benedettine, istituito all'inizio del XV secolo e sede della Congregazione delle Suore Benedettine Cassinesi, su cui sorge un istituto scolastico e la sede dell'ASL di Bivona, ed il convento di Santa Maria di Gesù, già sede della comunità dei Frati Minori Osservanti e, in un secondo momento, dei Frati Minori Riformati;

Edicole sacre

Le edicole sacre di Bivona testimoniano un'antica tradizione religiosa della città, rappresentando in passato dei veri e propri luoghi di culto; alcune non sono più esistenti, mentre sono rimaste in prevalenza quelle poste all'interno delle xanée.
La loro importanza era inoltre legata alla consuetudine di essere considerate come punti di riferimento per l'indicazione di zone e vie, quando ancora non esisteva la toponomastica cittadina

Architetture civili

Palazzi

  • Palazzo ducale (XVI secolo), residenza della prima famiglia ducale, i De Luna d'Aragona.
  • Palazzo municipale, in origine collegio dei gesuiti
  • Palazzo del marchese Greco (XVIII secolo), realizzato in stile barocco e unico palazzo nobiliare di Bivona ad aver mantenuto le proprie caratteristiche architettoniche.
  • Palazzo De Michele, abitazione dei baroni De Michele e residenza dei sottoprefetti
  • Palazzo dei baroni Guggino, un tempo dei marchesi Greco, edificio che si sviluppa attorno ad una xanèa, all'interno della quale si trova un'edicola sacra.
  • Casa comunale, quindi diventata sede della pretura e, successivamente, ufficio del giudice di pace.

Fontane

A Bivona esistono circa venti fontane pubbliche. Nonostante alcune fossero già citate in documenti del XVIII secolo, la maggior parte di esse fu costruita a partire dal 1887, anno di realizzazione del primo impianto idrico pubblico. Alcune sono semplici fontane in ferro o in ghisa, come la "fontana Mezzaranciu" (mezza arancia per via della forma delle vasche), o la "fontanella di lu Roggiu" (dell'orologio), altre sono dotate di lavatoio, come la "Fontana di li ferri", nella parte meridionale del paese, altre ancora sono ex abbeveratoi per il bestiame, come la "Fontana pazza" (così detta perché il livello delle acque segnalava gli anni di siccità) e l'abbeveratoio di piazza Marconi, nel centro del paese.(continua/1 di 3)