Almagro, pericolo non solo per il Venezuela, ma per tutto il continente, dice Pepe Mujica, ex presidente Uruguay Due voci fuori dal coro degli “untori”, dei falsi pompieri, impegnati ad appiccare l’incendio in Venezuela. Papa Francesco e l’ex presidente dell’Uruguay Mujica squarciano il telone della menzogna. No, non è il terribile chavismo a rifiutare il dialogo, bensì la divisione profonda nel raccogliticcio fronte anti-governativo, ricattato, inoltre, dal settore violento a vocazione spiccatamente “neo-pinochetista”. Disgraziatamente, è proprio la fazione prediletta, allevata e foraggiata dal fronte Washington-Pentagono-Bruxelles. Quella per cui batte il cuoricino globalista della Mogherini, e per la quale i Travaglio e consimili forniscono alibi mediatici automatici o un tifo davvero troppo sguaiato. “Non si è risolta perché le proposte non sono state accettate e so che ora si sta insistendo (….) ci sono condizioni molto chiare. Parte dell’opposizione non vuole il dialogo”. “E’ curioso: l”opposizione è divisa” ha rivelato Papa Francesco di ritorno dall’Egitto. Ne prenderanno atto i soliti “untori”? Quelli che soffiano il piffero alle centrali della destabilizzazione permanente, anche se si tratta di uso eccessivo del medesimo, bislacco canovaccio. Estrarre plusvalore geopolitico dall’uso indiscriminato di sbandati arruolati tra la “delinquenza politica, la devianza religiosa e delinquenza giovanile tout court“. L’ex Presidente Mujica è intervenuto sulla spinosa questione, anche per mettere i puntini sulla i riguardo al suo ex ministro degli Esteri, Almagro, ingaggiato per fabbricare il “casus belli” dall’interno della Organizzazione degli Stati Americani “(OSA)”. Costui è apertamente impegnato a rendere tutti i servigi possibili richiesti dal Pentagono. Un tipico yesman che avalla tutto quel che radicalizza, contrappone e divide la vita interna delle nazioni sovrane. Chi si afferra ad un egemonismo sempre più instabile e vuole lanciarsi all’avventura bellica per la definitiva imposizione del globalismo, deve mettere preventivamente le mani sul petrolio e gli altri minerali strategici presenti in Venezuela. Pepe Mujica segnala esplicitamente le responsabilità di Almagro e i pericoli che corre la pace continentale con le politiche divisioniste da lui fomentate. “La radicalizzazione e quello che sta facendo Almagro nell’OSA è un pericolo, non solo per il Venezuela, ma per tutto il continente…Quello che mi spaventa di più del Venezuela è l’opposizione, o una gran parte di essa. Credo che ci sia un clima di radicalizzazione che si è trasformata in irrazionale e che nel lungo periodo finisca per favorire la destra. Questo è molto pericoloso dato che c’è Trump negli Stati Uniti” ha detto il veterano presidente del Paese sudamericano. Un monito anche per la dirigenza europea ridottasi a far da sponda al rigurgito di “neo-pinochetismo” delle oligarchie latinoamericane. Pepe Mujica insiste: “Siamo ormai abituati alla retorica della difesa della democrazia, dei diritti umani, contro le armi di distruzione di massa. E dopo arriva sempre il terribile intervento armato degli Stati Uniti. Il peggio che possiamo fare come latinoamericani è fare da sponda all’interventismo. La radicalizzazione e quello che sta facendo Almagro nell’OSA è un pericolo, non solo per il Venezuela, ma per tutto il continente”. L’anno scorso la manovra esterna per ribaltare il governo di Caracas era concentrata sulla leva economica: boicot finanziario, blocco de facto delle multinazionali alimentari. Bancarotta, default erano annunciati – a settimane alterne – come imminenti e inevitabili. Era l’epopea del collasso totale, simile all’entrata a Roma di Annibale, per di più senza elefanti. Questa profezia desiderata e perseguita alacremente non si è mai avverata nello spazio del reale, cioè all’esterno della narcosi mediatica. Anzi, il Venezuela potè sborsare quasi 3 miliardi di dollari al pagamento del debito estero, senza intaccare la riserva. Occultare quel che non piace, attiene alla stoltizia e alla non lungimiranza. Per questa ragione, nel 2017 i professionisti della destabilizzazione – nemici del dialogo – sono tornati sui loro passi, rieditano una versione del già inoperante modello della “guarimba”. Com’è risaputo, nella storia la prima volta è una tragedia e poi si scivola nella commedia. Ora persino l’agenzia Reuters, dopo l’aggressione ai suoi inviati, si è accorta che la maggioranza delle vittime sono prodotte dagli atti violenti degli oppositori radicali. Una minoranza che – una volta terminati i meeting pubblici con presenza mediatica – calano il passamontagna e attaccano edifici e beni pubblici, poi durante la notte usano molotov e pistole per incendiare o per faide politiche. Hanno sempre goduto dell’appoggio esterno e dell’omertà della dirigenza politica dell’opposizione. Il nodo centrale: per lanciarsi alla guerra globalista bisogna mettere le mani sugli opulenti giacimenti venezuelani, Per disporne in esclusiva, a piene mani. Così fecero gli USA nella Prima e nella Seconda guerra mondiale. di Tito Pulsinelli (Caracas) FONTE: http://selvasorg.blogspot.it/