Scritto il Settembre 5, 2022 Facebook Twitter Pinterest I numeri cileni non lasciano dubbi. La proposta di nuova Costituzione è stata respinta dal 61,87 %, contro il 38,13 % a favore. Su poco più di 15 milioni di aventi diritto, hanno votato circa 13 milioni.

Una pesante battuta d’arresto nel processo di trasformazione. Lungi dal chiudersi, la crisi politica (oltre a quella economica e sociale) continua con gravi ripercussioni sulla vita quotidiana di milioni di persone.

Gli errori della Convenzione

Secondo diverse analisi, gli errori sistematici di alcuni Costituenti hanno alimentato gli attacchi delle destre. In mancanza di un efficace canale di comunicazione, quasi tutti si sono concentrati sui lavori all’interno ed ignorato la distanza con cui erano visti dall’esterno. Alcuni analisti sottolineano diversi casi di goffaggine, autoreferenzialità e arroganza che hanno causato danni profondi, approfonditi dal bombardamento di falsità sul lavoro dei Costituenti e sul contenuto del testo. La grande frammentazione, contraddittorietà e all’interno della Convenzione Costituzionale (segnata anche da una forte presenza di “indipendenti” con scarsa formazione politica) non ha aiutato a trovare accordi politici. C’è stata molta “parzialità” (difesa esclusiva del proprio spazio), con poca visione d’insieme.

Il governo e la coalizione dell’Apruebo.

Nonostante le due cose (governo e percorso costituzionale) non fossero formalmente collegate, hanno pesato sul risultato anche alcuni passi falsi da parte del governo, per ingenuità, unita all’inesperienza. L’Apruebo ha combattuto una battaglia senza una chiara leadership politica, con un governo piuttosto debole e disposto a concessioni. Viceversa, le destre e le classi dominanti hanno avuto una strategia e un comando unico contro il processo costituente. Il Rechazo ha saputo imporre i temi del dibattito (il frame comunicativo) e l’Apruebo ha giocato in gran parte alla difensiva, senza riuscire a far discutere degli aspetti positivi della proposta. Il risultato indebolisce fortemente il governo (che si prepara a un drastico rimpasto) e, dopo il primo sbandamento, difficile che i movimenti stiano a guardare.

La strategia delle destre

Le classi dominanti non hanno nessuna intenzione di perdere un centimetro del loro potere, economico e sociale. La loro campagna (ufficialmente con 100.000 euro al giorno) ha puntato allo stomaco, ed è iniziata il giorno stesso delle elezioni. Una campagna aggressiva, minacciosa, sostenuta sfacciatamente da quasi tutti i media, con un uso massiccio del Big Data. Una campagna basata sulla paura, l’odio di classe, il profondo disprezzo contro i popoli originari, notizie false, etc. Uno dei temi caldi e controversi è stato il riconoscimento dei popoli originari (e del loro sistema giuridico) ed il dibattito sulla “pluri-nazionalità” dello Stato cileno, che ha prodotto una chiusura a riccio dello sciovinismo nazionalista, purtroppo trasversale nella società. E nell’ Araucanìa, regione teatro del “conflitto” tra Stato e Mapuche, dove la destra è da tempo maggioritaria, il Rechazo ha vinto quasi con il 75%. E’ un dato che deve far riflettere sulla posizione di una parte dei popoli originari (Mapuche) che forse hanno usato il “voto castigo” contro il governo Boric (e le misure prese), più che contro la proposta costituzionale che li favoriva in molti aspetti. E i recenti appelli alla lotta armata di alcuni settori dei Mapuche non hanno certo aiutato la campagna. Nel blocco sociale reazionario, le denominazioni religiose evangeliche (visceralmente) e la parte pinochetista della chiesa cattolica si sono mobilitate contro l’interruzione di gravidanza, le tematiche di genere, e per la difesa dell’educazione privata in cui hanno interessi diretti. Le destre hanno nascosto dietro le quinte il ciarpame “pinochetista”, proiettando un’immagine di “società civile” mobilitata contro la “minaccia del caos”. In parte hanno anche pesato diverse figure del centro-sinistra (alcune molto emblematiche) passate armi e bagagli con le destre (contro la decisione dei loro stessi partiti), mandate avanti per convincere gli indecisi. Il fascismo cileno (ma non solo) mentre mostra la “faccia buona”, si riorganizza territorialmente e si arma. Occorre tenere gli occhi aperti su quanto avverrà nei prossimi giorni e mesi in cui cercheranno di far cadere il governo.

Il ritardo e la mancanza di coordinamento dell’Apruebo

Le destre hanno iniziato la loro campagna nel luglio 2021, dalla prima sessione della Costituente. Viceversa, la campagna dell’ Apruebo è partita solo 2 mesi fa. Ha voluto proiettare ottimismo e allegria, si è concentrata sul cambio e sul futuro, mettendo al centro un messaggio di speranza, che parlava alla ragione. I partiti sono sempre meno organizzati su base di massa, e il Partito Comunista è tra i pochi a contare su una militanza a livello nazionale. Le vere protagoniste sono state migliaia di persone mobilitate spontaneamente, settorialmente, in modo poco coordinato (anche come messaggio), sia sulle “reti sociali”, che sui territori. Praticamente inesistente è stata l’articolazione tra i partiti dell’Apruebo e i movimenti sociali e popolari, per una distanza dei primi e per una chiara diffidenza di questi ultimi.

Altri elementi in gioco

Con l’ultima legge elettorale, tutta la popolazione è registrata e il voto è obbligatorio. In mancanza di una disamina approfondita del voto, è difficile attribuire intenzioni di voto di quella consistente parte dell’elettorato che non è andata alle urne per tanti anni. Molti analisti, però, segnalano che la quantità di voti per l’Apruebo (4.859.039) è praticamente uguale a quella ottenuta da Boric alle elezioni (4.620.671) e che sono i nuovi elettori, spesso spoliticizzati, che hanno spostato la bilancia. In questo senso, colpisce il dato dei quartieri popolari dove nel primo referendum c’era stata una maggioranza schiacciante a favore del percorso di nuova Costituzione, mentre oggi i numeri sono totalmente ribaltati. Crisi economica (con pandemia in mezzo), problemi migratori (non solo al Nord), e una recrudescenza della criminalità organizzata (in parte lasciata agire strumentalmente) sono stati altri importanti fattori da tenere in conto.

E ora ?

Dopo vittoria del Rechazo, il presidente Boric ha già annunciato che continuerà il percorso costituente e, subito dopo il voto, i partiti dell’Apruebo hanno firmato una dichiarazione di appoggio al governo. Certo, con un parlamento dove il governo non ha la maggioranza, ci sono pochi margini per fare le necessarie riforme strutturali. D’altra parte, né la sconfitta, né la vittoria, significano un cambiamento delle condizioni delle numerose crisi che il Paese sta attraversando: crisi nazionale, crisi internazionali e grandi punti interrogativi sul proprio destino. Il punto rilevante e strategico è la disputa sulla nuova Costituzione, come base per la restaurazione dell’egemonia del modello neoliberale dominante ferito (ma, come si vede, non certo defunto), versus la possibilità di avviarne lo smantellamento attraverso il recupero della sovranità popolare e la disputa sul carattere stesso della democrazia. Sarà questo l’asse del conflitto politico e di classe in Cile nel prossimo lungo periodo.