Caro Presidente:

seguo giorno dopo giorno la vita politica italiana e siciliana. Certamente non ho la dimensione di uno che ci abita in Italia. Non soffro i problemi dei mie paesani rimasti in Sicilia, ma guardo con occhi di emigrata tutto questo. La tua vittoroa in Sicilia mi ha fatto sperare qualcosa di meglio per il futuro,

ma troppo presto la pentola italiana é incominciata a bollire un’altra volta e diventa difficile da lontano tanto come da vicino, trovare la disposizione necessaria per continuare ad avere fiducia. Ma non é la mia intenzione scriverti una lettera “lacrimogena” come le bombe romane. Io sono una emigrata involontaria, come lo é stato mio marito. Portati da bambini e senza essere consultati, ci siamo stabiliti in due mondi simoltanei. Eravamo da bambini, italiani, anzi, siciliani, lui di Mongiuffi ed io di Motta Camastra, sí, la riviera dello Ionio, a casa, con i genitori, gli amici, i cugini, etc. ed eravamo argentini per lungo tempo soltanto a scuola. Penso che questa situazione ci ha dato alcuni benefici: scrivere e parlare lo spaganolo perfettamente (scrivere e parlare anche in italiano , io, in dialetto siciliano lui, diverse mamme e diversi criteri); l’altro,capire chiaramente la differenza tra i due mondi ed incorporare quello che ci veniva bene di ognuno. Cosí come noi, sono molti gli emigrati nel mondo, in Sud - America , ii Argentina, che si sono sviluppati come persone, come adulti, come proffessionisti, tra due mondi. Abbiamo figli che , anche cercando di avvicinarsi un pó di piú all’esercizio della cittadinanza del paese di nascita, hanno chiara la idiosincrasia e le qualitá italiane. Noi emigrati, caro presidente, molti di noi, lavoriamo nella emigrazione e per l’emigrazione senza chiedere niente ai nostri paesani né al governo italiano. Ci mettiamo sopra i nostri soldi, il nostro sforzo, la nostra energia, il nostro tempo e le nostre capacitá. Ma credo che questo sia stato un errore. In questo momento di crisi voi non tenete in conto noi, non ci credete capaci di aiutare la nostra patria, di apportare dalla nostra realtá le posibilitá di crescita delle quali ha bisogno la Sicilia. Questo per l’ignoranza che si ha delle nostre realtá, perche non conoscete chi siamo , quanto abbiamo modificato la cultura delle comunitá dove ci siamo inseriti e come abbiamo coltivato la simpatia dei nostri concittadini verso la Sicilia e l’Italia, anzi , come abbiamo inserito le nostre abitudini ed i nostri gusti, cioé i vostri. Caro presidente Crocetta: ci vuole una politica determinata che miri ad approfittare e valorizzare le possibilità che vi da l’emigrazione¡ Per determinare e programmare questa politica in maniera adeguata e giusta , ci vuole l’insediamento della Consulta nel 2013. Non ti chiederó altro. E’ nelle tue mani e di quelli che hai scelto per accompagnarti in questo governo, il futuro della Sicilia, e senza nessuna modestia posso assicurarti che una buona percentuale di questo futuro, é nelle mani della emigrazione siciliana, per fortuna disposta ad aiutare. Tu decidi. Un forte abbraccio. Antonina Cascio Presidente TRINACRIA OGGI – USEF Mendoza e portavoce USEF per l’America Latina