Caro Segretario Totó Augello:

rifletto tante volte sull’emigrazione e penso a té. Anzi, ogni tanto ti comunico i miei pensieri e scambiamo le nostre opinioni. Certamente noi, vecchi siciliani nati, tu durante la guerra, io appena finita( questa mia giovinezza rispetto di té dovevo segnalarla logicamente¡), siamo abituati ai tempi di “vacas flacas” si dice in Argentina.

Anzi, nei tempi di abbondanza siamo sempre all’allerta aspettando il colpo da qualche parte. Il colpo economico, se mi spiego. E’ vero che io sono troppo pessimista ma non mi dire che non é vero. Purtroppo, tutta questa preparazione non ci é servita troppo all’ora della realtá della crisi creata dal FMI. Aspettavo io, e penso aspettavi anche tu, che Monti –miracolosamente o con un pó di volontá politica- potesse significare un piccolo cambio anche a favore degli emigrati, ma ha –dobbiamo riconoscerlo- una eccellente scusa alle spalle per continuare a dar bastonate a tutti, inclusi noi: il FMI. Guarda che io lo sapevo questo. Gli argentini e gli italo- sudamericani l’abbiamo vissuto giá negli anni ’90 e siamo sempre sull’orlo (dell’abisso FMI siana , permettimi la creazione di questa parola postmoderna). Ma una cosa é ricordarsene ed un’altra tornare alle prese con loro. Noi italo-sudamericani assomigliamo a quei mariti delle barzellette siciliani di un tempo: ”cornuti e bastunati”. Non abbiamo modo di sfuggire all’influsso di questo male. Infatti la crisi fininziaria italiana ha colpito in tal modo il mondo dell’emigrazione che se pochi mesi fá si parlava di sentimenti e risorse in pericolo, oggi si puó parlare di un tsunami finanziario che ha trascinato tutti i sentimenti italinistici nel mare dell’oblio. L’abbiamo visto a Mendoza poco tempo fa con la raccolta pro alluvionati. Povera risposta nata soltanto dal cuore di alcuni dirigenti nostalgici. Ma questo tsunami era presente anche in Piazza Italia, dove quest’anno l’Italia é stata troppo assente tra il pubblico ed anche nell’organizzazione. E questa assenza nasce involontariamente dalla realtá attuale. I corsi d’italiano, dove farli? Come una volta, quando ero piccola, all’universitá se sei intelligente, hai buon punteggio e sei fortunata di abitare nella cittá. Come sostenere altrove corsi d’italiano se non c’é il minimo appoggio per la lingua né ai Comites, né a Fecicli, né alle associazioni italiane? Come parlare alle istituzioni locali d’italianitá e di attivitá culturali in societá se dall’Italia non arrivano altro che saluti o gente che viene in comitive grosse e numerose (e quando dico grosse e numerose mi riferisco alle pancie ed alla quantitá di persone), che vengono per un giorno a Buenos Aires, a Mendoza, a Cordoba e chiedono subito come arrivare a Bariloche , alle Cataratas , a Las Leñas o all’Aconcagua? Tutto questo all’insegna di pranzi abbondanti ai quali t’invitano (a pagamento) irrigati da buoni vini mendozini, anche nelle altre cittá argentine. Mi chiedo a volte come sostenere le associazioni alle quali si sono avvicinati tanti giovani negli ultimi anni ai quali non possiamo piú parlare né d’interscambi , né di viaggi di studio , né di corsi di lingua con almeno un premio al migliore per andare ad approfondire e migliorare il loro italiano? Certamente é possibile parlare di studenti che vengano a studiare lo spagnolo ed a conoscere l’Argentina, anzi é possibile parlare di professionisti che emigrino in Argentina, il prezzo dell’euro rende possibile questo e la possibilità di trovare qualche lavoro che per semplice che sia, servirá a sostenersi . Ma come parlare di studenti argentini che vadano in Italia? Come faranno a pagare il biglietto ed a sostenersi lá? Purtroppo, Caro segretario, le speranze a volte non ci sono e le possibilitá nemmeno. E dopo trascinare e tirare delle associazioni e delle entitá italiani alle nostre spalle- come in un tempo quando l’Italia non si era svegliata ancora della sua lunga crisi- noi emigrati ci domandiamo come é stato possibile che i nostri connazionali si siano lasciati ingannare dalle banche e dal mondo della politica basata sulle bugie , quando c’erano tanti antecedenti nel mondo di situazioni simili? Se dobbiamo essere giusti, non sono stati soltanto i nostri connazionali della penisola a lasciarsi ingannare. Ci sono state nel mondo dell’emigrazione famiglie intere che si sono messe in vista ed hanno acquistato benessere senza grandi sforzi, sfruttando le risorse che dovevano coinvolgere tutti gli emigrati. Se non fosse stato cosí, il mondo dell’emigrazione italiana sarebbe oggi piú forte, avrebbe in Argentina ( e parlo della mia realtá per conoscenza) piú rispetto e sarebbe piú facile chiedere dei sacrifici e l’appoggio a quelli che in altro tempo furono beneficiati dalle risorse italiane. Ma ci furono troppi brutti esempi che meglio non portare a galla. C’é abbondante letteratura su questo. Cosa fare allora? Noi, quelli che con sbagli o no, siamo stati a lavorare e ad investire piú che usuffruire delle risorse? Penso che dovremo raddoppiare le forze. Chiedere aiuto agli enti locali, servirci delle nostre storie oneste e di continuo lavoro e sopratutto, capire che ormai si dovrá “mischiare”, la parola che risulta indegna ancora per molti emigrati italiani. Mischiarsi con gli enti e le persone, lavorare per la diversitá, collaborare con la gente delle nostre cittá, non importa l’origene, segnalando sempre che c’é in noi uno spirito originale che ci fá amare la nostra terra, quella dove siamo nati o sono nati i nostri avi, ma ci fá anche amare la terra che ci ha ricevuti. Nel frattempo continuare a segnare col dito quelli che prendono le risorse dello stato italiano per far turismo personale. Non li vogliamo qui, questi. Chi viene a far turismo, se lo paghi, sará ben ricevuto da noi emigrati, anzi festeggiato. Chi vene a spendere le nostre risorse a suo piacere e a suo beneficio, non ci venga. Non sará ben ricevuto da noi emigrati italiani n Argentina¡ (Antonina Cascio - presidente TRInacriA OGGI USEF Mendoza)