Parlavo pochi giorni fa di quanto sia diventato sempre più difficile lavorare in emigrazione. Certamente c’é troppo filo da tessere in merito a questa problematica, come certamente non é lo stesso lavorare in emigrazione in America Latina, particolarmente in Argentina che negli Stati Uniti, America del Nord.

Tutti siamo venuti dallo stesso paese chi dal Nord chi dal Sud, ma ci fu sempre un motivo determinante: o la guerra o la mancanza di lavoro o la mancanza di democrazia che ci costrinse a partire. In America del Nord, la gente trovó lavoro, certo non tutta senza dubbio e guadagnava e guadagna in dollarii. Al Sud la gente che trovó un lavoro dignitoso, non tutta purtroppo, riscuote in pesos. Cambia troppo la vita per questo motivo? Io direi di sí. Non se ognuno se ne sta a lavorare e torna a casa sua ogni sera, come iddio comanda. Ma noi emigrati italiani abbiamo la testa dura. Vogliamo continuare il rapporto con l’Italia, vogliamo far studiare i nostri figli, vogliamo che loro imparino la lingua e conoscano le radici... In altri tempi siamo stati noi ad aiutare il paese. Mitici tempi dei quali nessuno vuole parlare ormai ma che io ricordo con chiarezza. Il ricordo dei grandi pacchi spediti ai parenti in Italia, dove ci potevo entrare da piccola, mi accompagna ancora, ma oggi, dobbiamo confrontarci con l’ Euro e sfortunatamente al Sud siamo rimasti indietro nella scala sociale della globalizzazione. Ché c’entra questo ? mi direte. C’entra, c’entra... Se tu vai al Nord a lavorare in una istituzione della collettivitá italiana, troverai quelli che volentieri ti pagano la quota mensile , organizzano un pranzo imperiale e pagano il biglietto degli artisti italiani ed anche il “cachet” . Potrai organizzare bellissime gite in Italia, viaggi di studio e di interscambio culturale, etc. Ci saranno di sicuro quelli che apportano il loro aiuto per i santi del paese d’origine e che mandano soldi anche per l’orchestra che suona alle feste pasquali. Non é mica tanta la differenza tra dollaro ed Euro. Ma tra di noi...la gente che si avvicina all’istituzione non ha le stesse possibilitá. Se ti paga una quota di 10 pesos al mese non saranno nemmeno due Euro. Noi abbiamo bisogno di aiuto, in tantissimi casi. Non possiamo concederci il lusso di pagare il biglietto ad un artista. Non é mica facile guadagnare 6.000 pesos e ce ne sono troppi ancora che non arrivano alla fine del mese con 800 pesos di pensione. Quel’é la conseguenza? La facile apparizioni di personaggi che promettono dei miracoli per i connazionali, che offrono il pane, il vino e la botte... che accompagnano le promesse con abbondanti piatti di pasta e bicchieri di vino...che ti riempiono la testa di “chiacchiere” e dopo che si sono fatti la foto ricordo con te e la tua famiglia se ne vanno in Italia a percepire i fondi destinati a progetti e programmi che scompaiono nel nulla. (non i progetti né i programmi, i soldi per portarli avanti). Questi personaggi fanno grandi amici nei governi di regioni e di provincie- purtroppo anche o sopratutto in Sicilia- vanno spesso in Italia a spese di quelli che se lo sognano un viaggio, e hanno le mani larghe che aiutano tanto all’amicizia dove e quando l’amicizia conviene. Ma non soltanto nel bel paese, anche da questi parti hanno grandi amici che si mettono in ginocchio e calano la testa cambiando qualche moneta, un pranzo o un magro viaggio nella capitale o in Italia anche loro, con la dignità calpestata. Negli ultimi tempi, questa situazione si é fatta troppo evidente. Siccome la politica del cavaliere ed i suoi commilitoni si é fatta cosí dura verso noi emigrati, le istituzioni che da piú di 30 anni ricevevano legalmente ed opportunamente fondi da utilizzare in maniera onesta – e lo facevano- sono state castigate duramente. Allora si é fatto evidente che avere fondi da spendere in progetti fantasma ed in attivitá inventate, é l’unica condizione che questi personaggi debbono presentare nel loro curriculum per farsi avanti. Ho dovuto confrontarmi a Mendoza ed in tutta l’Argentina con questa gente. L’ho trovata a Rosario, a Tandil o a Paraná, per darvi esempi semplici. Certamente , come dio, che in Argentina “atiende “ (riceve) a Buenos Aires, loro lo fanno anche lí, alla capitale , a maggior ragione. Credo peró, che non sará tanto facile continuare su questa strada per questi “piccioni viaggiatori“. I giovani, quelli oriundi da tutte le regioni, non vogliono piú servire da “comodino” a nessuno. Credo sia arrivato il momento che i meno giovani siano capaci di confrontarsi con queste persone e fare capire loro che non collaboreranno piú . Sí, cari amici. Far silenzio é collaborare. E senza volerlo fare collaborano con questi brutti personaggi anche i piú onesti connazionali: sanno e non parlano, non parlano e permettono, permettono e collaborano nel guardare verso un’altra parte... Non vogliamo piú questo. Dicono tanti giovani. Ache noi dell’USEF, giovani e non tanto, diciamo lo stesso. Antonina Cascio