(Antonina Cascio) - Le feste del Bicentennario si sono preparate in Argentina sotto il criterio globalizzato della partecipazione. A Buenos Aires, la grande e cosmopolita capitale, le feste proprie e vere, centinaia di metri di stands dedicati alle provincie , enormi palcoscenici per ballerini e cantanti, grande sfilate delle forze militari un giorno e delle collettività e le diverse attività artistiche gli altri.

Il tutto accompagnato dai pettegolezzi di piccoli personaggi che si sognano di essere tanto grandi come quelli che hanno fatto la storia iniziale, personaggi quelli che dovettero essere grandi malgrado le loro piccole debbolezze dentro il contesto di una dura lotta per la sopravvivenza e alla luce lontana della storia. In questi giorni abbiamo presenziato alla TV, com’è logico per noi , abitanti delle provincie “del interior”, come siamo chiamati, provincie dove si parla soltanto di 2 milioni di abitanti contro i quasi 30 della capitale e città circondanti, abbiamo presenziato alla TV, dicevo, l’innaugurazione del grande Teatro Colón, gioiello della capitale, ma anche dell’Argentina per la sua straordinaria architettura, (costruito da architetti veneti). A questa innaugurazione c’erano presenti dal governatore della capitale all’ultima delle “starlette” della TV, ma non ci andò la presidente, che si è considerata offesa dal governatore Macri (si, cognome italiano, con un padre italiano e con certe amicizie in Italia che è meglio non ricordare). C’era sí il vicepresidente, alleato della formula presidenziale all’elezioni ma ora considerato nemico mortale dalla presidente ed il consorte, soltanto perchè ha il coraggio di dire quello che pensa, sempre. Anche se quello che lui pensa non sempre c’interessi e anche se non siano del tutto brillante le sue idee che ha il diritto d’esprimere ugualmente, secondo mè, ma non secondo i Kichner. Il presidente, però, non sarà al pranzo dei presidenti invitati oggi a Casa Rosada, dove si farà un grande pranzo con i mandatari di América Latina, ma non ci saranno i presidenti anteriori nè il vicepresidente.Sì i governatori, tra loro quello della Capitale. Riguardo la sfilata militare ,la capo del governo Argentino si dichiarò stanca e non ci andò.A mè veramente me ne infischiano i militari, come cittadina argentina che ha sofferto la loro persecuzione (diciamo come tutti gli argentini che qualche volta, ogni tanto, pensano). Ma dobbiamo accordare che questa stanchezza improvvisa non è stata una buona misura politica quando si cerca che i militari si avvengano a transitare la strada della democrazia definitivamente. Queste trasmissioni via TV ci hanno fatto vedere migliaia di persone che si radunarono nelle diverse occasioni attorno al palcoscenico dove si canta e si balla, ad Avenida di Mayo e 9 de Julio, e migliaia di persone che hanno partecipato a tutte le manifestazioni, andando a mangiare cibi tipici di ogni provincia che si vendevano dentro gli stands e finendo per mangiare ,immagino, dentro i centinaia di ristoranti che ci sono lungo la 9 de Julio per loro soddisfazione, evitando le lunghe file davanti a posti dove non ci si può sedere. Dunque, c’è stato lavoro per tutti in quel pezzetto di Argentina. Rifletto però sulla contraddizione del fatto che la gente parla sovente d’insicurezza, di non sentirsi a suo agio di sera o di notte per le strade de la grande Buenos Aires, e arrivato un momento come questo, di partecipazione e godimento, si raccolgono tutti attorno ad un immaginario focolare di amicizia e si ammucchiano senza nessuna paura, uno dell’altro. Certamente, lo sapremo nei giorni futuri, quando la TV non abbia temi importanti da diffondere, che in questi giorni ci saranno state alcune rapine, alcuni intenti di sovrappasare i limiti della degnità sociale. Ma il fatto è che la gente avendo motivi che considera positivi, forti, basici per la vita di una nazione, si aggrega, si raduna, si mette attorno ad un motivo e va avanti. Può pensarsi che questo è logico trattandosi di feste, di attività socio-culturali gratuite delle quali siamo tutti avidi. Ma chissà si potrebbe provare a dare alla gente motivo di riunirsi per lavorare per un obbiettivo comune, per lottare insieme tra una desiderata situazione di democrazia e di uguaglianza. E si dovrebbe provare a farlo senza questo criterio globalista, cercando di aprire queste situazioni alle provincie interne dell’Argentina. Parlandone penso al Nord e Sud italiani, e non posso evitare la comparazione. In questi giorni a Mendoza, mi sono sentita in Sicilia, la mia bella Sicilia, con quel mare azzurro che c’è nella mia amata zona di Messina, a Giardini Naxos, per esempio. Com’è bella Mendoza, senza mare ma con queste enormi pianure verdi o il suo grande deserto di sabbia(antichissimo mare), accanto alla grande e straordinaria bellezza della Cordillera de Los Andes. Tanto belle, entrambe, ma non tanto importanti per far notare ai Governi centrali la loro importanza dentro i rispettivi paesi, e l’importanza dei loro abitanti, che giornalieramente lavorano per un mondo migliore con risorse ricche in bellezza ma povere parlandone politicamente.