(Antonina Cascio) “Sul mio appartamento dovrei mettere dei soldi che non ho”, dice una mia amica, dell’altro anche l’intero edificio è in rovine per mancanza di mantenimento. “Si deve ristrutturare e pitturare. Sono soldi che i vecchi che ci abitiamo non abbiamo” Piove a diluviare e mentre sento la mia amica al telefono mi sembra che tutto il mondo è in rovine.

Oltre la crisi economica e quella “morale”( o etica) e sociale, adesso anche la crisi della natura, non altro che la reazione ai nostri stupidi ed incoscienti attacchi. Penso ai casolari in rovine in Sicilia, in tutta la Italia, penso a Messina che deve avere a che fare anche con la scoperta di una vecchia bomba della seconda guerra mondiale. In un attimo 5.000 persone hanno rischiato, restare all’aperto, di perdere tutto, al momento della disinnescazione. Anche in Sicilia piove, ma fa freddo, A Mendoza piove e fà caldo. Indubbiamente la relazione della pioggia col diluvio universale è troppo presente in noi, gli umani, prova di questo si trova nella letteratura universale nella quale ci sono tanti racconti di eventi trascorsi durante la pioggia, di eventi tragici, voglio dire. Vera perla dentro questa fitta quantità di pagine dedicate alla pioggia, trovo (sempre mi ritorna in mente) sia la storia di Macondo, di Gabriel Garcìa Marquez, nella quale dentro la grande tragedia della pioggia, si trova il motivo della commedia della vita, quello che ci fa tante volte ridere nel mezzo di una situazione catastrofica. Ma torniamo nella realtà. A Mendoza, edifici antichi come quelli di Sicilia non ce ne sono. Ma essendo com’è una città in zona sismica, un edificio di vari piani è un pericolo. Soltanto 40 anni fa s’incominciò a costruire a più di 3 o 4 piani. Un edificio di 40 anni, a 6 piani, in zona di terremoti e deteriorato, è un pericolo, immaginatevi se in più piove e piove continuamente, provocando sotto, dove non si vedono, delle piccole frane, una accanto l’altra. Nelle riviste di “comics”, dove si trovano disegni futuristi come quelli del nostro Barocelli (dirigente del CEIA-USEF di Rosario) è chiaramente evidenziato il futuro delle nostra città. Mostruose ed enormi montagne di rifiuti che segnaleranno il traguardo di una “incivilizazione” che non ha saputo risparmiare la natura e la vita che la circonda. Potrebbe essere così. O chissà, esiste ancora qualche possibilità di cambiare, chissà si possa migliorare la situazione, chissà sia tornato il tempo delle utopie un’altra volta. Perchè no? A me piace crederci.