(antonina Cascio) Fuori c’è la pioggia, è la prima giornata dell’anno due mila nove e come in un romanzo futurista, di quelli che avanzano su una visione apocalittica della realtà umana, mi sento isolata del mondo, isolata dalle bombe e dalle stragi, dalla fame e dalla morte, problemi che gli umani provochiamo giorno per giorno.

 Ma non è vero, fuori, un poco più in là di questa campana di nuvole che sembra proteggere la mia città, c’è il mondo, c’è la realtà, c’è la guerra a Gaza e c’è la fame in quasi tutta l’Africa. Ci sono più di 60 morti in una sala di ballo in Thailandia, e non continuerò a numerare per non subire sulle mie spalle il peso enorme degli errori degli uomini, uomini che non conosco ma cambiano la mia vita e ancora in maniera più atroce e violenta, cambiano la vita di tante altre persone. Ma sebbene lo so, non lo capisco, non posso capirlo. Non per caso sin da bambina sono stata considerata una persona intelligente (ricordate che non ho la nonna, la unica e cara nonna Francesca, che tutto in me vedeva perfetto). Ma anche sin da bambina c’è nella mia mente la stessa domanda: che pensano? Che succede nella loro mente mentre prendono decisione distruttive? Che pensa mi domando un uomo che con la attività della sua impresa inquina l’acqua di un fiume, un lago, un piccolo ruscello al suo paese? E ancor di più, se quest’uomo ha figli, ha nipotini, non passa dal suo cervello l’idea che dovranno emigrare per trovare un posto adeguato dove abitare o peggio ancora subire l’odio che lui ha provocato e la mala vita che avranno in conseguenza, senza acqua pulita, malati e odiati? Che pensa un primo ministro ebreo quando comanda “avanti il fuoco¡” e se che dall’altra parte ci sono bambini, un pò più scuri, meno alimentati, ma bambini che muoiono, che vedono morire i loro genitori, che perdono il loro futuro? Che pensa uno che passa in macchina accanto a quartieri di affamati e vede i bambini giocare per terra, nel fango, nell’acqua putrida, se c’è o sulla sabbia del deserto e che ogni giorno produce 10 o 15 chili di rifiuti, disprezzando quello che altri nemmeno se lo sognano? Dopo anni e anni di pensarci, sono arrivata ad una mia teoria dell’evoluzione. Credo siamo in distinte fasi dell’evoluzione gli esseri umani ma purtroppo in una grande mescolanza, un “cambalache”,ove sussistono quelli che hanno il cervello ancora piccolo dei primi uomini, quelli che dovevano per forza difendersi con la vecchia teoria: “Occhio, per occhio, dente per dente” e accanto si trovano persone più evolute che hanno desiderio di una pace completa, cioè, di una pace dove si rispetti la democrazia, dove ci sia la parità di diritti, il rispetto per le differenze etniche, culturali, religiose. Il fatto è che dobbiamo imparare a riconoscere quelli che non sono preparati per avere nelle loro mani il futuro di una nazione, di un paese, del mondo, perchè negli ultimi 50 anni, dopo una durissima guerra, che dovrebbe averci insegnato le conseguenze, noi ancora continuiamo a mettere nelle mani di questi personaggi, il nostro futuro, quello d’Italia, quello di Israele, quello del Mondo infine.