Perchè nella mia mente c’è sempre la sensazione di una idea sopra tutto? Leggo sul sito USEF “Assegno sociale,appello dell’onorevole Porta dal Perù”. Ma leggo anche:”Voto ai concittadini stranieri,una battaglia di civiltà.”

E sento dentro di me che queste sono tutte battaglie, di una stessa guerra. Una guerra che parla di uomini, donne e bambini, che servono soltanto come mezzi, come risorse di un mondo senza bandiere. E non parlo delle bandiere quelle di stoffa che il sole, il vento e l’acqua impallidiscono e strappano. Parlo delle bandiere etiche, delle idee, o meglio parlo di ideali che i nostri governanti non hanno già da tempo. Che ideali può avere e difendere chi svolge le proprie battaglie sul campo delle finanze? Non c’è più sordo di quello che non vuole ascoltare, che non ha intenzione di farlo. E lo vediamo ogni giorno questo problema nei nostri politici, in quelli di tutti i paesi Europei che repentinamente si sono accorti che la popolazione europea potrebbe cambiare colore, o che chissà si dovrà mangiare un poco di meno per fare mangiare tutti. Quelli che hanno fame sono pochi a sentirli, nemmeno il Papa ha sentito bene, ha capito il vero problema, lanciando un messaggio ed un appello che non sappiamo se interpretare come difesa dei migranti e degli affamati, o come difesa della” legalità”. Gesto protocollare, quello del Santo Padre che non protegge i figli, ma chiede a chi li cacciano via , che ingiustizia, di difenderli. L’Europa, quel continente che tante volte caricò le navi dei suoi figli in cerca di terra e pane,oggi vuol chiudere le porte a quelli che il flusso attuale della storia solcano i mari su insicure e vecchie carrette, che nemmeno navi possono chiamarsi. Joan Manuel Serrat, poeta e cantante catalano lo spiega da servo a padrone in una bellissima canzone: lasciamoli entrare signore, e offriamogli del pane, o entreranno da soli e porteranno via tutto. Se non per solidarietà né per giustizia, sentimenti che questi personaggi non capiscono, almeno per paura dovrebbero agire in altro modo. Ma persino per aver paura ci vuole intelligenza, capacità di analisi e anche un poco di amore per se stessi e per gli altri. Questo disprezzo per gente che non sa che cosa significa arrivare in un paese straniero, con una mano davanti e l’altra dietro, mi viene senza dubbio dal fatto che così siamo arrivati in Argentina mio padre, mia madre ed io. I miei primi ricordi sono di aver per mobili un letto, una sedia per ognuno ed un “pezzo di tavolino”, lo chiamava mio padre, che mi faceva ridere con le sue storie raccontate accanto al braciere, alla luce di un lume. Nelle notti di estate, invece, alla luce della luna, inseguivo le lucciole, primi giocattoli ed unici in quel tempo che ricordo con nostalgia ed orgoglio, perchè io, anche bambina, mi sentivo protagonista e parte dello sforzo e della lotta dei mie genitori. Insieme, con mia sorella, dopo, abbiamo lasciato indietro quel tempo duro e difficile. Perciò, oggi, sento di avere il diritto di chiedere no, anzi di esigere dal mio paese, l’Italia, quello che non chiedo per me, perchè non ne ho bisogno oggi (non so domani, perchè nessuno sa di che cosa avrà bisogno domani, ve lo dice un’emigrante), ma per gli altri,quelli che ne hanno bisogno e hanno la volontà di lavorare per guadagnarselo. Antonina Cascio