Durante gli anni ’70 il continente sudamericano viveva la sua epoca più buia sotto il comando di feroci dittature militari. Chiunque si opponesse ai regimi veniva sequestrato, torturato e fatto sparire: erano gli anni dei desaparecidos. Decine di migliaia di persone sono state fatte scomparire dentro alle centinaia di centri clandestini di tortura e sterminio sparsi nei Paesi.
Potevano essere ovunque: un garage, una villa in periferia, un casinò per gli ufficiali, una caserma, un appartamento in centro città. Dentro ai centri clandestini il sequestrato veniva disumanizzato e sottoposto alle più indicibili torture: stupri di gruppo, pestaggi, scosse di corrente elettrica, bambini pestati davanti ai genitori. Il sequestro poteva durare qualche ora, giorni, mesi o anche anni. In pochi sono sopravvissuti, la maggior parte sono stati buttati in mare ancora vivi con i “voli della morte” o interrati in una fossa comune. Le detenute incinte erano tenute in vita fino al parto e subito dopo erano assassinate mentre il neonato, come se fosse un bottino di guerra, veniva rubato da un militare o da una famiglia vicina alla dittatura. Quando, anni dopo, i regimi sono caduti e la giustizia ha cominciato a portare in tribunale i vertici militari, gli imputati si sono difesi dichiarando che gli scomparsi erano tutti feroci terroristi che mettevano in pericolo centinaia di vite innocenti. Ma è davvero così? Chi erano i desaparecidos? Molti avevano origini italiane, migrati in Sud America con le proprie famiglie in cerca di un futuro migliore. La maggior parte erano giovani che portavano avanti forti ideali di libertà e giustizia sociale e, per questo, hanno deciso di opporsi alle dittature a rischio delle proprie vite. Cosa ne è stato di loro? Perché sono stati uccisi e fatti scomparire? Nel 2019 abbiamo deciso di ricostruire le loro biografie per raccoglierle, per la prima volta, in un archivio contenente le storie dei desaparecidos italiani e degli esuli rifugiati nel nostro Paese. Abbiamo viaggiato dal nord al sud Italia, ci siamo spostati in Cile e in Argentina e abbiamo raccolto oltre 30 testimonianze. Il nostro lavoro si focalizza sulla dittatura cilena, argentina e uruguaiana ed è stato pubblicato in un libro edito da Nova Delphi, un podcast prodotto da Radio3 e in questo archivio multimediale libero e gratuito. Ascoltare le storie di giovani che lottavano per le proprie idee a costo della propria vita e dei familiari che non hanno mai smesso di battersi per ottenere giustizia è stato un grande privilegio. I regimi militari hanno cercato di cancellare un’intera generazione durante gli anni ’70, ma sono vite ed esempi impossibili da eliminare. Per questo motivo abbiamo deciso di raccontarvi le loro storie. In questo archivio multimediale potete navigare dal Cile all’Argentina, dall’Uruguay all’Italia fra più di 30 interviste: testimonianze preziose di chi quegli anni li ha vissuti e ha pagato il prezzo più caro. Tutto questo non sarebbe stato possibile senza gli 89 sostenitori della raccolta fondi organizzata su Produzioni Dal Basso, il finanziamento di Etica Sgr e il supporto della Fondazione Basso, a cui doneremo l’archivio cartaceo delle interviste, il manifesto, la Repubblica e Left che hanno pubblicato i nostri articoli. Archivio desaparecido è un progetto a cura del Centro di giornalismo permanente, collettivo di giornalisti freelance nato a Roma nel settembre 2018, e realizzato da Elena Basso, Marco Mastrandrea e Alfredo Sprovieri. Le video-interviste dall’Argentina e dal Cile sono state realizzate da Erica Canepa e Luis Clarismino Alve Junior.
Il progetto grafico è di Stefano Sbrulli. L’Archivio desaparecido è un progetto a cura del Centro di giornalismo permanente con il sostegno di Etica Sgr e il supporto della Fondazione Lelio e Lisli Basso