(Prof.ssa Aurora Bomprezzi) I figli degli emigrati abbiamo qualcosa di particolare, abbiamo una nostalgia che non ci appartiene. Però questo succede solo con i primi figli, miei fratelli per esempio non sentono e non hanno sentito mai quello che provo io. Dopo anni mi sono resa conto del perchè. Quando ero bambina, raramente vedevo ai miei genitori ridere o divertirsi, sempre c’era qualcosa che non andava.

 Quando arrivava una lettera dall’ Italia, era tutto diverso, per giorni si parlava di quanto raccontava la nonna o la zia nella lettera, di quante cose erano successe in quei mesi, sì perchè le lettere a volte arrivavano una volta al mese od ogni due mesi e c’era tema di conversazione per giorni e giorni, c’erano lacrime, tante ed io non capivo perchè se le notizie erano buone o non tanto, perchè si piangeva. Poi quando arrivavano lettere degli zii che scrivevano raramente, era tutto una festa, un’allegria , una pace, che si poteva sentire nell’aria. Man mano che sono passati gli anni ho capito che tanto mamma come babbo sentivano un’assenza del loro paese, dei loro costumi, dei parenti e c’era tanta nostalgia e rimpianto, sono cresciuta circondata da questi sentimenti, per questa ragione anch’io avevo e ho una nostalgia che non mi appartiene, perchè dico questo, perchè io sono nata in Argentina, a Mendosa, e non posso sentire la nostalgia che i miei avevano e hanno tuttora di Iesi, provincia Ancona, Italia. Posso raccontare persino un aneddoto, quando ho fatto il primo viaggio, una zia, non mi ricordo per quale ragione, mi portò al cimitero, e mi successe una cosa stranissima, conoscevo i nomi delle lapide che c’erano in una parte del cimitero, certo, erano nomi che avevo sentito nominare ai miei e mi sentivo come se io avessi conosciuto a queste persone, è una cosa inconsueta, ma vera. Quando mi trovo qui in Argentina, sento una grande nostalgia dell’Italia, dei suoi paesaggi, dei rumori e degli odori che ci sono là, ma quando mi trovo in Italia, la mia nostalgia si trasforma e penso tanto al mio paese, questo è tanto strano che però succede a tutti i figli degli emigrati che sono vissuti e cresciuti con questi sentimenti dei genitori e che non li hanno superati mai. Nella mia professione di insegnante mi è capitato molte volte sentire agli alunni adulti parlare di quanto soffrivano i loro genitori, di quante cose hanno passato qui in Argentina ed anche di quanto erano contenti dopo tanti anni di quello che erano riusciti a fare in questo paese che li ha accolti a braccia aperte, e che gli ha dato l’opportunità di fare tante cose che forse in Italia non avrebbero potuto fare. Molti sono arrivati come è arrivato mio padre con un bauletto (che ancora conservo) più piccolo di una valigia e con tanti sogni e speranze, era un operaio qualificato ed è arrivato ad avere un’ufficina con venti dipendenti, certo che l’ha fatto con altri due fratelli, ma loro si sono dati tanto da fare che ci sono riusciti, e così è successo con tanti altri di questi emigrati, che hanno lasciato il proprio paese, i posti di lavoro e lo spazio per i connazionali e che ora che forse alcuni hanno bisogno dell’aiuto del governo italiano, si vedono discriminati, perchè abitano all’estero, perchè per ricevere una pensione dall’Italia, devono vivere e lavorare 10 anni là. Nessuno e meno che meno il governo si ricorda di questi emigrati che hanno fatto tanto per il loro paese, lasciandolo e rimpiangendolo ed alcuni di loro non sono riusciti mai a ritornare nemmeno come turisti, perchè abitanti non lo sono più.