(SA) - Era il dicembre del 2001, quando per le strade di Buenos Aires e quelle di altre città, la rivolta del popolo argentino montava assieme alla rabbia e alle difficoltà create nel corso del governo Carlos Raul Menem e la sua politica della dollarizzazione dell’economia argentina.
A quella politica era sopraggiunta una svalutazione terribile. Ricordo che essendo stato in Argentina nel 1992, la prima cosa che mi colpì fu appunto il fatto che il peso fosse uguale al dollaro e che nel giro di pochi giorni, per effetto della svalutazione, l’albergo dove dormivo, mi aumentò il prezzo per ben tre volte in pochi giorni. Altro sintomo della crisi erano le vetrine piene di merce che si vendeva tutta a rate dalle cose che costavano poco come una macchina fotografica o una borsa a quelle che costavano molte. Fu quindi Fernando Della Rua a raccogliere la pesante eredità dei governi Menem ed il debito con il FMI che doveva portare in breve tempo al fallimento dell’Argentina. Della Rua non si rivelò all’altezza della crisi che doveva affrontare e risolvere ed alle pressioni esterne che venivano dai debitori, dal FMI, dai grandi gruppi finanziari che lasciavano l’Argentina, portando fuori dal Paese ingenti capitali. Della Rua impose il coralito limitando i prelievi in banca e bloccando i capitali della classe media che pur avendo i soldi non riusciva a mandare avanti le proprie imprese per mancanza di liquidità non potendo prelevare dalle banche. La gente si assiepava dietro le porte chiuse delle banche, mentre il popolo per le strade manifestava stanco ed affamato. Nacquero allora i cartoneros, gente che raccoglieva cartoni per le strade per poterlo rivendere, nacquero i Picchetteros, manifestanti permanenti che assediavano i palazzi del potere. Nel dicembre 2001, appunto, cominciarono i tafferugli, le sparatorie i morti ammazzati dalla politizia, la gente era stanca di rimestare nell’immondizia per trovare qualche avanzo da mangiare. Il 21 dicembre del 2001 Della Rua fuggì con l’elicottero dalla Casa Rosada, residenza della Presidenza, lasciando l’Argentina nel caos, mentre Menem per evitare l’arresto aveva da tempo lasciato l’Argentina e Domingo Cavallo ministro dell’economia dei governi Menem e poi del governo Della Rua (!!??), veniva arrestato mentre cercava di attraversare la frontiera. Nel giro di poco meno di quindici giorni, si ebbero quattro presidenti che lasciavano subito l’incarico, fino a che Duhalde cercò di portare l’Argentina fuori dalla rivolta guidandola nel giro di poco meno di diciotto mesi ad elezioni politiche, in una situazione di sfascio impressionante. In quel tragico momento, tutto il mondo si mobilitò per aiutare il popolo argentino. L’USEF fece la sua parte intervenendo nel campo sociale. A Buenos Aires ed a Rosario aprì poli-ambulatori per assistere la comunità italiana, ma anche quella argentina. Dalla Sicilia partirono medicinali e presidi sanitari raccolti dall’USEF che nell’operazione coinvolse anche la Regione potendo trasferire in Argentina un aereo di medicinali. Vennero fatte convenzioni per i soci USEF con farmacie, laboratori analisi, negozi vari. Vennero dati medicinali anche a diverse strutture ospedaliere, vennero donati 20 letti ortopedici alla clinica per bambini di Buenos Aires. A sostegno delle necessità dei poliambulatori vennero organizzate raccolte fondi, spornsor come la CNA e venne anche aperto un conto dedicato dove confluirono anche fondi raccolti dal giornale AMERICA OGGI di New York. In definitiva l’USEF accompagnò un eserciro di bisognosi fuori dalla crisi, che nel frattempo veniva affrontata e portata lentamente a soluzione dal governo guidato da Nestor Carlos Kirchner che come prima operazione abbandonò il dollaro affrontò la svalutazione di circa il 40% della moneta argentina e cominciò a risollevare l’economia. Le piccole e medie imprese riaprirono ripopolando zone artigianali che sembravano popolate da scheletri. Parecchie delle piccole imprese vennero riportate alla produzione dal coraggio dei dipendenti che si unirono in cooperative, si riaprì l’esportazione, di rilanciò il turismo, si rimise in sesto l’economia. Una operazione lunga che vide l’impegno di due governi: quello di Kirchner, prematuramente scomparso a causa di malattia e quello della moglie Cristina Elizabeth Fernàndez de Kirchner che resse il governo dal 2007 al 2015, data in cui vinse le elezioni Maurizio Magri, che con la sua politica, come dice il nostro dirigente USEF in Argentina Nunzio Tabbi, ha riportato indietro l’Argentina al 2001 ed oltre, determinando intanto una inflazione insopportabile, un aumento della disoccupazione, un taglio fino quasi ad annullarlo dello stato sociale. Mentre i grossi capitali diventano sempre più grossi ed il debito dell’Argentina con il FMI torna a fare paura agli investitori ed a pesare sulle spalle esauste del popolo argentino, che si è amaramente pentito di avere votato per questo presidente, che ha ripreso la politica di Menem riuscendo anche a peggiorarla. Noi possiamo solo esprimere solidarietà ad un popolo che sembra vittima di una maledizione che non gli consente di utilizzare le immense ricchezze di cui dispone per mantenere un livello di vita accettabile per il suo popolo e per quella classe media che oggi come ieri viene messa in grande difficoltà assieme ad un popolo che vede le proprie ricchezze arricchire investitori e speculatori esteri, mentre per i più aumenta la povertà ed il disaggio sociale. (Salvatore Augello)