(Antonina Casco) La mia lingua madre è il siciliano,quello della zona di Messina vicina all’Alcantara. E stata la mia prima lingua che ho imparato in tenera età ,perchè come si sa (al meno lo sa una insegnante esperta), i bambini non hanno tutti la stessa intelligenza. Cioè, non che alcuni siano più o meno intelligenti, è che c’è ch’impara prima a muoversi e camminare, c’è ch’impara prima a parlare,c’è anche chi impara prima ad amare gli altri, ecc. Io, coccolata dai miei cugini/e, tutti abbastanza piu grandi di mè,
e da zii, cugini in seconda e vicini che mi facevano girare tutto il paese, imparai a parlare in siciliano prima dell’anno e ad amare la strada(¡¡¡) per sfortuna di mia madre che ancora se ne pente di avermi dato tanta libertà . Imparai a camminare all’anno giusto, ma questa qualità non chiamò l’attenzione di nessuno. Si il mio dominio del dialetto per difendermi ad esempio di qualcuno che mi disturbava, e lo facevano apposta una volta arrivata in Argentina, per sentirmi parlare Gli amici dei miei zii che venivano a trovarci. Ma mia mamma, che per anni (quando nacque mia sorella io ne avevo quasi cinque) è rimasta sola con mè a casa, si fece l’obbligo di farmi scordare il dialetto ed imparare l’italiano, d’accordo con quello che le avevano insegnato alla scuola di Mussolini:†il dialetto non è una lingua, si deve parlare italiano “,giusto in quel momento che ci voleva l’unione del paese(come fu usata questa unione dal Governo fascista è un’altra storia). Dunque, io imparai l’italiano, non soltanto a parlarlo ma a leggerlo e scriverlo prima di andare a scuola a Mendoza. E questo, malgrado l’ignoranza delle insegnanti dell’epoca che pensavano che il fatto di parlare in italiano poteva essere una difficoltà per imparare lo spagnolo, mi servì per imparare senza problemi, anzi alla perfezione, non solo lo spagnolo, ma dopo anche altre lingue, queste non tanto accuratamente per mancanza di pratica fuori scuola. Il siciliano lo sentivo lo stesso a mia nonna, a mia zia, ai miei cugini che ci raggiunsero dopo in Argentina ed agli amici di mio padre nelle riunioni della collettività , ogni volta Piu lontane una dell’altra. Questa situazione, questa doppia lingua madre, provocò in me un fenomeno strano ma prevedibile, che ho studiato dopo all’Università , alla Scuola di Lingue, quando facevo la carriera d’insegnante. La mia mente si adatta , quando sono sola, cioè quando parlo con mè stessa, alla situazione, e pensa in spagnolo se sono circondata da gente che parla solo lo spagnolo, in italiano se la situazione è quella di essere circondata d’italiani e persino, ricordo che ci fù un tempo ,quando all’Università preparai come tesi per dare l’esame di letteratura, uno studio su le opere di Shackespeare, nel quale ho dovuto lavorare per ben un’ anno, arrivai a pensare ed a sognare in inglese, lingua che parlavo con il mio fidanzato dell’adolescenza, che studiava per fare l’insegnante di questa lingua ed al quale conobbi da piccola appunto studiando l’inglese. Un vero fratello della vita, morto già e che era orgoglioso della mia capacità , come un fratello che è stato fino alla sua morte. Ma c’è un fatto che mi fa capire quale è la mia vera lingua madre, cioè il siciliano. Quando mi arrabbio, m’incazzo, penso in siciliano, bestemmio in siciliano e mando tutti in quel posto,in siciliano. In questi giorni nei quali si parla tanto della Lingua, certamente dell’italiano, che amo così tanto da studiarlo ogni giorno e di cercare d’impararlo sempre di più, ma si parla anche di xenofobia, non soltanto in Italia, ma nel mondo, si parla di Nord e Sud sopratutto alla Farnesina, quasi come se ne parla alla “Padaniaâ€, mi è sembrato giusto rivalutare il dialetto, cioè la vera lingua madre , ma non soltanto quella dei siciliani che per me, che sono siciliana è la più bella. Ma anche il dialetto di ogni regione italiana, tanto ricca in tradizione latina, ma anche ricca, come la Francia e la Spagna nelle diverse interpretazioni, ognuna col suo colore locale, con l’adattamento della storia e le caratteristiche culturali di ogni posto, di ogni paese, una bellissima Babele, che se sappiamo approfondire non fa che arricchire la mente di tutti, perché nel nostro cervello c’è posto ,tantissimo posto . E le lingue, la loro conoscenza, ci apre finestre, se non portoni al mondo. Vi do un esempio: a 14 anni, ho acquisito, in una libreria che è andata all’asta dopo un incendio, un libro per cinque pesos di allora(qualcosa come 0,05 $di oggi), i soldi che avevo per comprare un paio di calze che non comprai, un libro di Goldoni, ma non uno qualunque, un’opera prima, una Edition Princips, scritto in quel dolce dialetto che assomiglia tanto al francese ed al quale alcuni politici attuali non fanno onore