Elezione laboriosa dove spesso l’insulto personale, le accuse reciproche di irregolarità commesse, di segreti sugli affari di famiglia, di esibizione di muscoli, di incitazione all’odio, hanno preso il posto della politica, che sembrava entrare solo di striscio in questa particolare campagna elettorale.
Minacce, atteggiamenti arroganti di ricorrere fino alla corte suprema, arruolamento di schiere di avvocati, tutto ancora prima di votare ed a maggior ragione ancora prima di conoscere l’andamento dei risultati elettorali. Intanto, si conquistava un traguardo mai avuto negli USA: la partecipazione al voto degli americani. Che gli americani riservavano a queste elezioni una particolare importanza ed attenzione, lo si vede dalla partecipazione da record oltre 150 milioni hanno partecipato al voto utilizzando tutte le modalità previste dalla legge americana: anticipato, per posta, in presenza. Una percentuale che non si vedeva più da oltre 110 anni (1908). Acceso lo scontro che ha fatto emergere le parti migliori dell’America, ma anche quella peggiore che ancora oggi si richiama al razzismo, alla supremazia bianca, alla licenza di uccidere della polizia bianca, alla guerra all’immigrazione, all’uso smoderato delle sanzioni per imporre la supremazia americana, sanzioni che non hanno salvato nemmeno l’Europa dove da sempre i paesi dell’unione sono stati amici dell’America e dentro la NATO. Uno scontro senza esclusione di colpi, che alla fine ha accompagnato l’America e gli americani a voltare pagina, a dare voce e peso alla stanchezza causata da una presidenza basata sull’arroganza e sulla primazia americana vecchio stile molto somigliante al colonialismo vecchio modello. L’America ha volato pagina scegliendo di tornare al governo guidato dai democratici, che Trump ha accusato e non solo lui, di socialismo di sinistra estrema. Biden alla fine c’è la fatta, battendo ogni record e consentendo in questo modo di assicurarsi un altro record mancato dalla Clinton, che è quella di portare una donna alla Casa Bianca anche se solo come vice presidente. Una donna che è anche una afro americana e che diventa la testimonial che non solo che questa vittoria rappresenta la rivincita delle donne, ma che rappresenta anche, come lei stessa ha detto nel suo discorso, la certezza che l’America è il Paese delle opportunità. Interessante il discorso del presidente eletto Biden, che parla di riunificare gli americani. La campagna elettorale è finita ed “io non vedo stati blu e stati rossi. Vedo solo gli Stati Uniti”, così ha esordito il nuovo presidente, mandando un segnale forte di unità non solo agli americani, ma al mondo che in qualche modo mostra la propria soddisfazione per la fine del trampismo in America, che prelude anche ad un indebolimento del sovranismo europeo e mondiale. L’America volta chiaramente pagina e torna ad essere la nazione guida del mondo occidentale. E’ possibile che ora si possa tornare all’accordo sul clima di Parigi, sull’accordo sul nucleare, sugli stessi accordi con la Cine, sul ridimensionamento della politica dei dazi usata da Trump come arma di ricatto, sul ritorno nell’OMS. Se ci sono degli organismi da ripensare penso si possa fare, ma senza ricatti e senza imposizioni, ma con la partecipazione di tutti gli attori che fanno parte i quegli organismi. L’America che cambia, che torna ad essere più vicina ai deboli, ai poveri, che torna a garantire cure e medicine anche a chi non può permetterseli, un ritorno dell’assistenza, una diversa politica delle armi, una lotta al razzismo ancora vegeto e vigoroso in America e nei metodi della polizia bianca, un ritorno alla democrazia, alla moderazione, ad una politica di progresso, questo è quello che oggi il mondo si attende dall’America di Biden. Un ritorno ai tanti tavoli di trattativa bruscamente interrotti o deviati da Trump quali ad esempio L’Iran, la Corea del Nord, la stessa Cina, Cuba, e perché no il Venezuela troppo esposto e da troppo tempo alle pressioni golpiste dell’America trampista. Questo ed altro si aspetta il mondo dalla più grande potenza del mondo, dove torna la democrazia e viene seppellita la divaricazione, l’arroganza, la pretesa di dominare il mondo con la forza, con la paura, con il ricatto delle sanzioni. Un ritorno alla ragione è l’unico punto di partenza per ristabilire un giusto equilibrio nel mondo. Salvatore Augello 10 novembre 2020