Fabio Marcelli Giurista internazionale - In questi tempi bui e incerti della pandemia, tutto si può dire tranne che l’Occidente stia dando una bella immagine di sé. Da noi, dove pure la cauta azione del governo Conte e del ministro della Salute, Roberto Speranza, è riuscita a contenere il contagio a livelli inferiori rispetto a quelli di altri Paesi europei,
per non parlare di Regno Unito e Stati Uniti, il palcoscenico pare indebitamente occupato da politicanti cinici e ignari del bene comune come Matteo Renzi, che ha preso in ostaggio sessanta milioni di italiani per restare aggrappato al suo futuro di portavoce dei poteri forti, da Confindustria a petrolieri vari. Sarebbe meglio trovargli un altro lavoro, magari quello di testimonial del monarca saudita uso a far fare a pezzi colla sega elettrica i propri oppositori. Tutto l’Occidente è arrivato del resto impreparato all’appuntamento col virus, dopo aver letteralmente devastato i propri sistemi sanitari per effetto delle politiche neoliberiste perseguite con suicida perseveranza nel corso degli ultimi quarant’anni. Basta andarsi a vedere i dati della spesa pubblica in materia. Il massimo dell’imbecillità è stato toccato com’è noto dai tre leader Trump, Johnson e Bolsonaro, che non a caso sono a capo di tre dei Paesi fortemente flagellati dal morbo. Il primo, nonostante i suoi tentativi di colpo di Stato per i quali dovrebbe essere chiamato a rispondere in sede penale, è stato infine costretto ad abbandonare lo scranno presidenziale, ma per Joe Biden non sarà facile porre rimedio ai disastri operati dal suo pessimo predecessore, tanto più se si ostinerà a perpetuarne i fallimenti, specie in politica estera (vedi Venezuela e Palestina). Il secondo ha fatto marcia indietro quasi subito, anche perché colpito personalmente in modo grave dal virus, ma le cifre sconvolgenti delle vittime e dei contagi nel suo Paese stanno là ad indicare tutta la portata del suo approccio fallimentare. Il terzo continua a imperversare a favore delle multinazionali e a danno delle sterminate masse povere brasiliane, ma è legittimo chiedersi fino a quando durerà. Se vogliamo cercare delle buone notizie, nell’attuale sconfortante panorama mondiale che vede la pandemia continuare a contagiare e uccidere milioni di persone in tutto il mondo, dobbiamo volgerci verso uno Stato piccolo, ma a dir poco eroico, come Cuba, che non solo è riuscito a contenere fino ad oggi il virus, ma ha prestato soccorso a varie altre popolazioni, come la nostra, ed ha messo a punto vari vaccini che saranno somministrati nei prossimi mesi a tutti i cittadini, e anche pare ai turisti e visitatori che ne facciano richiesta. Un successo davvero di grandissima portata, per un Paese piccolo, relativamente povero di materie prime e vittima da oltre quasi sessant’anni di un blocco economico spietato e devastante ad opera della principale potenza mondiale le cui coste si trovano a poche decine di miglia da Cuba. Anche sul terreno del vaccino e della sua distribuzione, come su quello dell’assistenza medica d’emergenza fornita con successo anche in Italia dalla brigata “Henry Reeve” cui va attribuito il prossimo premio Nobel per la Pace, Cuba conferma la natura internazionalista e solidale della sua politica estera. Infatti il vaccino cubano è a disposizione dell’umanità e non oggetto di speculazioni e imboscamenti, come quelli delle varie multinazionali che i governi europei, fra i quali purtroppo anche il nostro, si sono affrettati a favorire, ricevendone in cambio inadempimenti contrattuali, disservizi e calci nel sedere. Anziché sovvenzionare Pfizer&C. elargendo loro milioni di euro per vaccini che non si sa bene se e in che quantità arriveranno, sarebbe stato in effetti meglio puntare sulla capacità autonoma di ricerca e produzione del nostro Paese, così come hanno fatto i cubani. Se non fosse che anche questa capacità autonoma di ricerca e produzione è stata gravemente debilitata dalle politiche neoliberiste di taglio dei fondi portate avanti con protervia da tutti, nessuno escluso, i governi che si sono alternati nel corso degli ultimi trent’anni. Forse non tutto è perduto, ma urge un deciso cambiamento di rotta, recuperando e rafforzando la capacità in questione. Anche da questo punto di vista, quindi, Cuba è senza dubbio un esempio da seguire. Ne parleremo nel corso di un webinar organizzato giovedì prossimo, 4 febbraio, alle ore 16 italiane, dall’Istituto di studi giuridici internazionali del Consiglio nazionale delle ricerche, con la partecipazione di varə studiosə italianə e cubanə, tra cui Fabrizio Chiodo, il ricercatore italiano che ha partecipato alla messa a punto di uno dei vaccini cubani.