Abbiamo interrotto il nostro viaggio quando abbiamo raggiunto la cittadina di Brolo ed ora siamo pronti a proseguire. Per farlo abbiamo due soluzioni: continuare per la vecchia nazionale 113 che da Messina porta fino a Palermo o pigliare l’autostrada Palermo Messina
che ci porta a Bonfornello e quindi, a Palermo. Noi, per potere meglio godere il paesaggio della costa siciliana punteggiata da bei paesini,. Scegliamo di andare avanti per la SS 113. Fatta la scelta, ci lasciamo Brolo alle spalle e proseguiamo alla volta di Capo D’Orlando, la cittadina che vanta i propri natali avvenuti oltre quattro secoli prima di Roma. Il nome deriva, secondo la leggenda, dal fatto che il paladino Orlando, partendo per la crociata, vi si fermò per riposare. I proprietari di quel feudo, stanchi di avere a che fare con frequenti alluvioni che arrecano ingenti danni alla costa, vendono il feudo al comune di Naro. Se ‘ vero però che le alleviano danneggiavano la costa ed altro, è pure vero che contribuirono a formare una pianura fertilissima, dove venne intrapresa la coltivazione della canna da zucchero, che affiancata alle filande ed alla pesca, fece di Capo D’Orlando un luogo ricco che incrementò la propria popolazione. Tale situazione, fece sì che la cittadina raggiungesse una forte indipendenza economica, tanto che tra la fine del XIX secolo e l’inizio del XX, cominciassero le agitazioni della popolazione che rivendicava l’autonomia dal comune di Naso. Autonomia che arrivò con la legge n. 1170 del 25 giugno 1925 ed ebbe ufficialmente inizio il primo agosto e la popolazione poté inaugurare il municipio il 27 settembre dello stesso anno. Al visitatore che volesse andare alla scoperta di Capo D’Orlando, oggi gli si presentano agli occhi uno spaccato di storia punteggiata da testimonianze importanti quali ad esempio: i ruderi del castello che risale intorno al X secolo distrutto nel 1400 durante un assedio e del quale oggi si conservano pochi resti. Altro reperto, il castello Bastione o del Tappeto costruito per difendere le piantagioni di canna da zucchero. Opportunamente ristrutturato, oggi ospita un centro culturale polivalente. A difesa dei numerosi fondachi, venne costruita anche la Torre dei Quadaranini. Fondi di ricchezza per diverso tempo fu la tonnara di San Giorgio costruita nel 1488, passata nelle mani dei baroni di Naso per poi essere completamente abbandonata nel 1777 a seguito di gravi danni riportati durante una tempesta. Della tonnara oggi non resta niente. Infine, tra i monumenti va annoverato il palazzo municipale costruito in pieno periodo fascista nel 1933. A capo d’Orlando è possibile ammirare pure le sue numerose ville antiche tra le quali “Villa Piccolo” che oggi ospita il museo cittadino. Da visitare anche le chiese ed i resti dell’antico ospizio dei cappuccini. Come tutti i paesi della Sicilia, anche quelli costieri, anche Capo d’Orlando non si salva dai processi migratori, che vedono molti dei suoi abitanti lasciare il mare per raggiungere l’Australia sia dopo la prima che la seconda guerra mondiale. Per restare vicino ai propri concittadini, il comune oggi è gemellato con la città australiana di Fremantle fin dal 1982, dove oggi si trovano circa 6000 tra Orlandini e discendenti, che hanno scelto quella città portuale per restare vicini al mare e per trovare condizioni di vita e di lavoro migliori di quelle che lasciavano nella città natale. Capo d’Orlando è passata alla storia anche per la battaglia navale che si tenne al largo della cittadina. Battaglia che decise le sorti di una delle guerre del vespro, che vide contrapposti il re Giacomo II di Aragona ed il fratello Federico III re di Sicilia, che vinse la guerra e mantenne il titolo di re di Sicilia appoggiato dai baroni locali. (continua/5)