Credo sia utile in questa fase ristabilire verità e serenità in una discussione, quella sul rinnovo dei Comites, che rischia di scadere in una polemica tanto aspra quanto inutile. La prima considerazione che vorrei fare all'amico Senatore Claudio Micheloni è che né io né gli altri deputati eletti all’estero del Pd abbiamo opinioni diverse sulla organizzazione del voto in queste condizioni. Lo abbiamo esplicitamente detto nelle numerose occasioni di incontro. Sono invece distante dalla sua analisi sulle ragioni della scarsa partecipazione alle sottoscrizioni di lista: se 16 o 22 candidati non riescono, anche in poche settimane, a raccogliere attorno alla lista 10 sottoscrittori ciascuno, forse neanche trascinando d’autorità cittadini italiani in Consolato si riesce ad ottenere un risultato diverso. Credo che il problema sia molto più serio di quello riguardante la tempistica prevista per questo rinnovo. Temo che “dieci anni di solitudine” abbiano imposto a tutti un prezzo, dei doveri supplementari. Il dovere di noi parlamentari è assumerci questa responsabilità, impegnarci per raggiungere, nonostante le enormi difficoltà, il miglior risultato possibile e poi lavorare per riformare in profondità il sistema della rappresentanza. Noi tutti, insieme - il Senatore Micheloni ne è direttamente informato - avevamo chiesto al Governo di rinviare al 2015 lo svolgimento delle elezioni a condizione di mantenere le risorse ( 9 milioni di euro, non una bazzecola) per avere la sicurezza di farle. La risposta del Governo, con il quale abbiamo un rapporto fiduciario che non vale solo in occasione dei voti di fiducia, è stata chiara: non ci sarebbe stata alcuna certezza di poter mantenere quelle risorse. Avremmo dovuto ricominciare da capo ad individuarle e a chiedere che fossero utilizzate per questo scopo. Oggi, davanti alla proposta di legge di stabilità e di bilancio, ai tagli che ancora una volta colpiscono le voci riguardanti gli italiani all'estero, siamo tutti in grado di comprendere meglio le difficoltà che avremmo trovato. Abbiamo allora preso l’unica decisione possibile: rinnovare i Comites subito, fare uno sforzo, anche organizzativo, per farli ripartire dopo 10 lunghi anni di proroghe, dopo proposte di modifica che non modificavano nulla di sostanziale e di cui oggi nessuno pare assumersi la responsabilità. Ripristinata la normalità democratica, mettersi al lavoro per avere strumenti rinnovati nel quadro di una profonda e radicale riforma della rappresentanza. Su Comites e riforma della rappresentanza di base ho idee piuttosto precise. Dovrei essere quindi l’ultimo a parlare in questa fase che invece lascia tutto inalterato. Ricordo però che la disaffezione verso i Comites, e più in generale nei confronti della politica, nasce proprio dalla incapacità di prendere decisioni. La decisione oggi è stata di procedere con il rinnovo e successivamente aprire un confronto per riformare la rappresentanza. Anziché persistere in una polemica inutile, impegniamoci piuttosto, Camera e Senato, per recuperare i tagli ai capitoli per le comunità italiane nel mondo, per i servizi dei Patronati e per avviare le tante riforme che abbiamo il dovere di portare avanti. On. Marco Fedi Ufficio parlamentare Via Poli 13, 00187 Roma Tel. 06 6760 5702