ROMA: Un target comune lungo un percorso complesso Maeci, Miur e Cgie: sinergia istituzionale e associazionismo per raggiungere l’ambito traguardo  – Non sono pochi gli ingredienti nel calderone, come ha voluto precisare lo stesso portavoce della direzione generale per la promozione del “Sistema Paese”,

trattando di una tematica di competenza della quarta commissione del Cgie: quella della promozione all’estero della lingua e della cultura italiane. Roberto Vellano ha precisato come si stia vivendo una fase di transizione in virtù del decreto legislativo n. 64 del 2017, disciplinante la riforma della scuola italiana all’estero, ma anche per via delle questioni relative alla bozza della circolare n. 13, la cui revisione sarà un passaggio fondamentale. “La nostra offerta formativa e il nostro modo di fare scuola non devono essere una mera trasposizione estera; stiamo assistendo infatti a un cambio culturale nelle scuole statali, con l’autonomia gestionale e finanziaria e con il ruolo rafforzato del dirigente scolastico. Per lingua e cultura abbiamo 13,9 milioni nel 2018 con un incremento di due milioni rispetto al 2017: di questa cifra 11,7 milioni saranno destinati alle attività ordinarie degli enti gestori, ossia di quelli promotori delle attività culturali e linguistiche; i restanti fondi saranno destinati alle attività di rafforzamento”, ha illustrato Vellano mostrando soddisfazione per i risultati ottenuti finora nella certificazione delle competenze linguistiche, dove anche gli istituti paritari hanno una ricca offerta bilingue. “Bisognerà tenere conto delle diversità giuridiche e geografiche delle singole realtà ma anche degli ordinamenti scolastici dei paesi esteri; soprattutto occorrerà un’erogazione dei fondi regolare e senza ritardi”, ha ammonito il consigliere Fernando Marzo al quale fa eco il consigliere del Sudamerica Pinto Gerardo che ha evidenziato come il problema non sia soltanto il ritardo nei finanziamenti ma a volte la totale assenza degli stessi: “su duemila associazioni presenti in America Latina, circa il 20% insegna la lingua e la cultura italiane senza avere contributi”. “Non serve a nulla un copia e incolla o un mero esercizio accademico nel creare una circolare; serve infatti un documento che sia flessibile e che tenga conto delle peculiarità dei territori senza imporre alcunché dall’alto”, è l’altro monito proveniente dal consigliere Roger Nesti mentre c’è chi come Norberto Lombardi solleva il problema degli stipendi per i dipendenti degli enti in assenza di un’erogazione stabile dei fondi. “Siamo al 156° posto nel mondo per la qualità delle università pur essendo quarti in classifica per numero di atenei”, ha commentato il consigliere Giuseppe Stabile. Tuttavia ci sono anche eccellenze in campo culturale che hanno creduto nella sinergia, come il consorzio Icon diretto da Mirko Tavoni che ha promosso un’attività che dura da venti anni e che coinvolge attualmente diciassette università. “Il consorzio opera principalmente lungo quattro direttrici: corsi di laurea, di lingua, master e corsi online: i nostri corsi di italiano sono ormai di terza generazione”, ha commentato Tavoni. “L’italiano è la quarta lingua più parlata nel mondo ma occorre un maggior coinvolgimento della Conferenza Stato-Regioni», ha aggiunto il consigliere Carlo Ciofi. A sottolineare un altro buon esempio di saper fare rete è stata la Società “Dante Alighieri”, forte dei suoi quattrocento comitati esteri affiliati. Si è parlato anche della rinnovata autonomia dei dirigenti scolastici che però non mette tutti d’accordo. “Non è una cosa buona che un dirigente scolastico abbia anche un ruolo di contabilità, quando abbiamo già degli ottimi funzionari. A parte questo, un problema molto serio è dato dalla forte mobilità alla quale abbiamo assistito negli ultimi anni con le giovani coppie che emigrano insieme ai bambini i quali molto spesso incontrano difficoltà di inserimento nel contesto scolastico del paese ospitante. I piccoli infatti imparano l’italiano sentendolo dai genitori ma senza avere una struttura grammaticale idonea, che infatti perdono una volta entrati in contatto con la lingua del nuovo paese se non vengono adeguatamente seguiti. Un altro problema è quello dei visti per motivi di studio per chi viene invece in Italia dal Nord America: abbiamo avuto dei casi di studenti che, avendo avuto delle borse di studio, hanno incontrato difficoltà; le borse di studio non sono un contratto di lavoro, quindi è impensabile un visto per motivi di lavoro se si studia e neanche possiamo pensare a un visto turistico”, ha affermato la consigliera Silvana Mangione alla quale si sono aggiunti Franco Papandrea, confermando problemi di visto anche dall’Australia verso l’Italia, e Isabella Parisi che ha evidenziato problemi legati all’emigrazione in Germania con i bambini italiani potenzialmente esclusi ed emarginati. Il consigliere Vincenzo Arcobelli ha parlato sia della necessità di un maggiore coordinamento per la promozione del sistema Paese, che senza dimenticare le buone iniziative portate avanti in loco dai sodalizi coinvolga il mondo delle associazioni e i Comites, sia dell’esigenza di sburocratizzare la questione dei visti. (Simone Sperduto – Inform)