Invito al no del direttivo FCLIS: “Consegnando la concessione radiotelevisive al libero mercato e con l’azzeramento del canone verrebbe sancita la fine di un’informazione plurale e plurilingue espressione della specificità dei territori” BERNA – Il direttivo della Federazione delle Colonie Libere Italiane in Svizzera (FCLIS), in seguito ad una riunione svoltasi a Berna il 3 febbraio scorso, diffonde una nota in cui invita a votare “No” all’iniziativa denominata “No Billag” posta al voto nella Confederazione il prossimo 4 marzo e che prevede modifiche nelle concessioni e sovvenzioni di radio e televisioni. In particolare si prevede lo svolgimento periodico di aste di concessione per emittenti radiofoniche e televisive e la cessazione della sovvenzione delle emittenti tramite canone. Per la Federazione si tratta di “modifiche radicali ed inequivocabili, che prevedono l’abolizione del canone radiotelevisivo e, di conseguenza, lo smantellamento del servizio pubblico, garantito oggi dalla SSR SRG, tramite le proprie emittenti regionali: RSI, TSR e SRF. Stessa sorte toccherebbe a 34 emittenti locali che, senza il contributo del canone, non avrebbero possibilità di sopravvivere”. “L’iniziativa alimenta l’illusione di un’offerta gratuita – si legge nella nota, – lasciando la libera scelta ai consumatori di pagare quei programmi che scelgono. Un’eventualità questa che, conti alla mano, si rivelerebbe, ben più onerosa di un franco al giorno per economia domestica; a tanto ammonteranno, a partire dal 2019, i costi del canone annuo fissato a 365 franchi”. “Consegnando la concessione radiotelevisiva al libero mercato, con l’azzeramento del canone, che è un esempio concreto di come funzioni il federalismo solidale, verrebbe sancita la fine di un’informazione plurale e plurilingue espressione della specificità dei territori finalizzata alla formazione di libere opinioni, presupposto insostituibile all’esercizio di una democrazia diretta come quella elvetica. La scomparsa del servizio pubblico – aggiunge ancora la nota – favorirebbe esclusivamente le emittenti straniere e palinsesti nei quali l’informazione, al pari dell’intrattenimento e dello sport, sarebbero organici agli interessi dei privati e accuratamente selezionati in base al profitto in grado di generare. Altrettanto illusorio pensare che, cancellando il servizio pubblico, accusato di bulimia, ne trarrebbero beneficio la stampa e i gruppi editoriali locali. In realtà, a guadagnarne sarebbero le finestre pubblicitarie di emittenti estere oppure le grandi multinazionali dei media elettronici e delle reti sociali”. Il direttivo della FCLIS, “con volontà di difendere il servizio pubblico radiotelevisivo, esprime anche l’auspicio che il dibattito generato attorno a questa tematica, non si esaurisca con la votazione. Costituisca invece il punto di partenza di una riforma del sistema radiotelevisivo di servizio pubblico che sia in grado di ottemperare ai compiti che gli sono affidati dalla Costituzione e al contempo sappia valorizzare e profittare dell’intero potenziale dell’italofonia in Svizzera che è rilevante anche, e forse soprattutto, al di fuori della Svizzera Italiana”. (Inform)