(SA) - Era il 1999, quando Elio Carozza (foto a sinistra) entra a far parte del CGIE in occasione delle elezioni di qull’importante organismo. Elio, a soli 49 anni, ha al suo attivo un importante esperienza di lavoro nel sociale in mezzo alla comunità italiana residente in Belgio. Prima presso la cooperazione, in seguito in tutte le espressioni dell’associazionismo, che dalle associazioni e dal patronato INCA Belgio di cui è stato presidente per oltre 10 anni, lo porta prima nel COASCIT di Bruxelles/Limburgo di cui presto diventa anche presidente, quindi, nel COMITES di Bruxelles e nel CGIE dove prima riveste la carica di Vice Segretario Generale per l’Europa e l’Africa del Nord ed in seguito, nel 2006, a seguito della elezione di Narducci a deputato per la circoscrizione estero, Elio assume la carica di Segretario Generale. Una carriera densa di esperienze diverse che lo portano a confrontarsi costantemente con le problematiche degli italiani all’estero. La sua permanenza quale Segretario Generale del CGIE si prolunga per un decennio, durante il quale si è trovato ad affrontare e combattere contro lo smantellamento delle funzioni dell’importante organismo che veniva fatto segno da diverse paerti per cercare di svuotarne ruolo e contenuto. Nessun rinnovo nell’arco dei dieci anni, in attesa che si pervenisse ad una legge di riforma della rappresentanza degli italiani all’estero ossia dei COMITES e del CGIE. Riforma che alla fine, dopo avere messo all’angolo per un lungo tempo sia i COMIES che lo stesso CGIE, finalmente è arrivata consentendo di andare al voto nell’aprile 2015. Deludenti i risultati relativi alla percentuale di votanti, che supera di poco il 4%, chiaro sintomo di non solo delle difficoltà insite nella legge con la quale sono state indette le elezioni, ma principalmente dei dieci anni in cui il si è fatto di tutto per dimostrare che in fondo il COMITES era un ente inutile. Evidente è risultato il disinteresse della comunità nei confronti di organismo totalmente svuotati e non messi in condizione di lavorare e di espletare il ruolo istituzionale che la legge conferisce loro. Si arriva così al nuovo CGIE, che in ogni caso ha in se un primo elemento importante: oltre il 60% dei nuovi consiglieri è composto da facce nuove, da persone intenzionate ad imprimere uno svolta al parlamentino degli italiani all’estero. Come primo atto, nel corso della prima plenaria iniziata il 21 marzo scorso, viene eletto il Segretario generale. Dalla votazione, risulta eletto Michele Schiavone (foto a destra), che siederà sulla sedia che per dieci anno fu di Carozza. Ma chi è il nuovo Segretario Generale? Schiamone nasce 56 anni fa a Fasano in provincia di Brindisi che lasciò all’età di diciotto anni per andare a cercare lavoro in Svizzera. Giovanissimo, si è inserito nella comunità italiana residente nella confederazione elvetica occupandosi di associazionismo e di politica. Restò sempre legato alla sua terra d’origine ed al movimento associativo pugliese, tanto da entrare a far parte da tempo nel Consiglio Generale dei Pugliesi nel Mondo (CGPM). Il suo impegno in mezzo alla comunità fa di lui una persona conosciuta ed affidabile assegnandogli un serie di incarichi, tra cui quella di segretario del PD – Svizzera. Da sempre punto di riferimento per la comunità italiana, al momento della sua elezione alla prestigiosa carica di Segretario Generale del CGIE, non ha fatto mistero ed ha voluto precisare che sarà un Segretario Generale di tutti, prescindendo dal colore politico e/o dalla religione dei componenti. Nella sua prima dichiarazione, inoltre, ha dimostrato di sapere esattamente verso quali strade vuole incamminare il CGIE, per restituire allo stesso ruolo e prestigio in mezzo alle numerose comunità emigrate. Il nuovo Segretario ha testualmente detto: “Sono onorato di dare il benvenuto a tutti i colleghi di ogni parte del mondo, affinché possano avere in questa casa un punto di ritrovo in occasione delle assemblee plenarie. Questo lavoro, di cui sono lusingato, non può essere svolto da una sola persona: cercheremo di svolgerlo insieme mettendo in condizione tutti di essere protagonisti, cercando di valorizzare le comunità che rappresentiamo in giro per il mondo”. Tra i suoi obiettivi programmatici, infatti spicca la volontà di promuovere e diffondere la lingua italiana, di rafforzare l’internazionalizzazione delle produzioni italiane, di rendere protagonisti i giovani coinvolti nella “nuova mobilità”. Un chiaro messaggio ha rivolto a tutti i componenti nuovi e vecchi, ai quali ha chiaramente detto che per raggiungere gli obiettivi prefissati, ognuno di loro sarà chiamato ad essere protagonista del processo di sviluppo e di impegno del CGIE utilizzando gli strumenti moderni in linea con gli standard della vita contemporanea. Questa ultima affermazione è stata chiaramente rivolta alle associazioni che se vogliono sopravvivere, hanno l’obbligo di aggiornare i propri metodi di lavoro e di lettura della nuova emigrazione. Capire i nuovi bisogni, capire i nuovi grandi processi in atto nel mondo delle migrazioni ed intervenire di conseguenza. Chi ha orecchie per intendere, intenda. O ci si riesce ad aggiornare, o si scompare. Questa è la grande sfida con la quale si deve confrontare tutto il mondo delle migrazioni e le sue realtà organizzative e di rappresentanza, se si vuole restare all’altezza delle nuove problematiche e dei nuovi processi politici che governano i vari paesi dove si è chiamati ad operare. Da Elio Carozza a Michele Schiavone, il parlamentino che rappresenta il mondo degli italiani all’estero, deve fare squadra con i COTES ed i parlamentari eletti, per continuare ad essere all’altezza delle nuove sfide ed a sensibilizzare la politica a dare il giusto peso sia agli organi di rappresentanza che al variegato mondo delle associazioni che fanno da cassa di risonanza dei bisogni e delle esigenze nuove e vecchie che investono l’emigrazione e l’immigrazione.