Gianni Farina (foto accanto) - (Pd): “La mia proposta di riforma del Cgie tutela la rappresentanza degli italiani all’estero ed è al passo con i tempi”
Roma - “Passata l’onda delle elezioni europee, riprenderà il cammino delle riforme costituzionali. L’incisivo riassetto della rappresentanza previsto nel progetto di legge del governo Renzi, al quale si affiancano altri disegni di legge meno innovativi, ha implicazioni anche sull’assetto della rappresentanza degli italiani all’estero. Esso, infatti, con la previsione di mantenere nella Camera che vota la fiducia al governo i 12 parlamentari eletti nella circoscrizione Estero, risponde pienamente alla necessità di salvaguardare i diritti di cittadinanza e di rappresentanza degli italiani all’estero”. Lo dichiara in una nota il deputato del Pd Gianni Farina che aggiunge: “Lo stesso progetto del governo, tuttavia, non prevede una presenza di rappresentanti delle comunità all’estero nel Senato delle Autonomie, che sarà composto con elezione di secondo grado di consiglieri regionali e sindaci. Oltre agli effetti delle riforme costituzionali, sulla rappresentanza degli italiani all’estero incombono poi le misure, attuali e prossime, di spending review, che non risparmieranno niente e nessuno. Di fronte a questo scenario, sarebbe un grave errore restare fermi, in atteggiamento puramente difensivo. Il rischio è di essere riportati indietro o, addirittura, travolti. E’ necessario, invece, anticipare i tempi e dire con chiarezza qual è il modello di rappresentanza degli italiani all’estero che si può realizzare in una fase di profonde trasformazioni come questa, salvaguardando i loro fondamentali diritti riconosciuti dalla Costituzione. Per questo, dopo avere presentato un disegno di legge sull’istituzione di una commissione bicamerale di indirizzo e controllo sull’emigrazione italiana nel mondo, ho presentato nelle scorse settimane una proposta di riforma dell’organizzazione e del funzionamento del Cgie che mira a trasformarlo in Assemblea nazionale degli italiani all’estero. Voglio premettere che questa iniziativa è lontana dalle polemiche che si sono accese in questi giorni sul parere a proposito del ridimensionamento quantitativo del Cgie, espresso con l’intento di salvaguardarne le funzioni di rappresentanza generale e, soprattutto, di salvare gli organismi di base, i Comites, senza i quali l’intero sistema della rappresentanza crollerebbe come un castello di carta. La mia proposta di riforma prevede un’Assemblea di 70 persone, elette non più in forma indiretta ma a suffragio universale, assieme ai Comites, con evidente rafforzamento del peso e del prestigio dell’organismo. Il Presidente è eletto dall’Assemblea nel suo seno e lo stesso accade per i vice presidenti delle aree continentali, che però, per rafforzarne l’autorevolezza, sono ridotte a due: Europa- Africa e America del Nord-America latina-Oceania. Dei 70 componenti dell’Assemblea 35 provengono dalla prima area continentale e altrettanti dalla seconda. Il Comitato di Presidenza è sostituito da un Comitato esecutivo, composto dal presidente e dai vice presidenti di area, per ragioni di risparmio e anche per non limitare i poteri decisionali dell’Assemblea. Alla stessa Assemblea possono partecipare, con solo diritto di parola ma non di voto, 22 rappresentanti di nomina governativa, individuati tra associazioni, sindacati e patronati, associazioni della stampa all’estero e frontalieri, mentre i rappresentanti dei partiti sono sostituiti dagli eletti all’estero. Il senso vero di questa proposta è comunque quello non solo di confermare i poteri di rappresentanza generale di questo organismo, ma di prepararlo per tempo ad una funzione più elevata, di rango costituzionale, attribuendogli la facoltà di eleggere in secondo grado i sei rappresentanti delle comunità all’estero nel Senato delle Autonomie. Una presenza, come si è detto, di cui non v’è traccia nelle altre iniziative parlamentari. Insomma, la rappresentanza degli italiani all’estero la si difende veramente muovendosi per tempo e innovando, cercando di comprendere le esigenze del momento, anche quelle di contenimento dei costi delle istituzioni, ma facendo in modo che i diritti siano salvaguardati. Per il bene degli italiani che vivono all’estero e per il bene della stessa Italia, che avrà solo da guadagnare dalla partecipazione dignitosa e attiva dei suoi cittadini che vivono nel mondo alla sua vita democratica e istituzionale”. (9colonne Agenzia Giornalistica, pubblicato il 26 maggio2014) EMIGRAZIONE, GIACOBBE (PD): RAMMARICO PER TAGLIO A MEMBRI CGIE AUSTRALIA "Con l'audizione del comitato di presidenza del CGIE al Senato, oggi ho avuto la conferma che il numero dei rappresentanti per la circoscrizione Asia, Africa, Oceania e Antartide nel nuovo Consiglio Generale degli Italiani all'Estero sarà di due sole unità. E' una notizia che mi rammarica fortemente". Così Francesco Giacobbe, senatore del Partito democratico, eletto nella circoscrizione estero. "Per questa decisione - spiega Giacobbe - esprimo tutta la mia preoccupazione. E' un taglio che mette a rischio il principio di rappresentatività di una circoscrizione così ampia". "Penso che le nostre comunità debbano essere adeguatamente rappresentate vista l'ampiezza e le varie esigenze, molto diverse tra di loro – conclude Giacobbe –. Mi auguro un intervento affinché si possa ristabilire un giusto equilibrio tra rappresentanza e rappresentatività".