Tanto malessere, tanta delusione, tanto sconcerto non si superano in poco tempo. Di questo sono consapevoli Guglielmo Epifani, eletto segretario del Pd meno di una settimana fa, e la parte più avvertita del nostro gruppo dirigente. I nostri elettori più militanti sono ancora molto arrabbiati per gli errori che sono stati compiuti prima e dopo il voto di febbraio, per il drammatico fallimento sul voto per il Presidente della Repubblica.

E sono ancora molto diffidenti, preoccupati e dubbiosi sul Governo con il Pdl. Questo è il punto in cui siamo, questo è il punto da cui ripartire. Credo abbia fatto bene Epifani a scegliere in questi primi giorni di dedicarsi alla campagna per le elezioni amministrative. Era ed è urgente coprire un vuoto di iniziativa, non lasciare soli i nostri candidati e le nostre candidate, fare tutti insieme uno sforzo straordinario per conquistare il governo di città importanti, a partire da Roma. Ma certo in questi stessi giorni dobbiamo mandare all'esterno almeno altri tre messaggi. Il primo: il Governo Letta deve servire al Paese, deve produrre risultati tangibili a sostegno del lavoro, delle imprese, delle parti più deboli della società. Non ci sono risorse, dovremo rispettare gli impegni presi con l'Europa e, contemporaneamente, costringere l'Europa a fare finalmente una inversione di rotta anteponendo la crescita all'austerità. I primi provvedimenti non potevano che essere parziali e di emergenza. Ma i prossimi mesi saranno decisivi per poter misurare la fattibilità di quelle riforme e di quelle politiche che Enrico Letta ha messo alla base del suo discorso programmatico. Le polemiche e la propaganda del Pdl non devono offuscare ne' distogliere lo sforzo di dare risposte concrete, vere, efficaci ai problemi degli italiani. Lavoro e riforme istituzionali, equità e sobrietà della politica: non ci sono le condizioni, oggettive e soggettive, per fare miracoli. Non servono annunci, servono fatti. E il Pd in Parlamento ha principalmente questo compito. Il secondo: il Pdl fa il "partito di lotta e di governo", provoca polemiche su temi che sono fuori dall'agenda del Governo, usa toni da ultimatum ogni giorno su questo o quel provvedimento. È la dimostrazione più evidente che il Governo è figlio non di una alleanza strategica ma di uno stato di necessità e urgenza che deriva dalla crisi economica e istituzionale in cui l'Italia versa da troppo tempo. Non cadiamo però nella trappola mediatica che Berlusconi abilmente - lucrando sulle nostre difficoltà - sta costruendo. I numeri in Parlamento impediranno al Pdl di fare colpi di mano, il Pd faccia la sua politica, le sue iniziative, esprima le sue idee e faccia pesare la sua forza. È molto importante per questo che ci sia un Segretario e presto anche dei nuovi organismi dirigenti. Facciamo sentire la nostra voce senza complessi, senza subalternità. Anche rispetto a Grillo e al M5S che dichiara di voler distruggere noi ma non si mostra capace di proposte autonome. Terzo: il Congresso del Pd deve essere una cosa seria, un momento di rifondazione del Pd. Il Partito Democratico come tanti di noi lo avevano immaginato non è mai nato. Abbiamo discusso tanto di formule (liquido, solido, pesante, leggero) e di leadership, poco di idee, valori, programmi. È venuto il momento di invertire l'ordine: partiamo da ciò che vogliamo fare, da cosa vogliamo essere, dall'Italia e dall'Europa che vogliamo costruire. Proviamo a definire, con una discussione franca ed esplicita, il profilo del Pd. Non ci dividiamo sulle parole ma sulle scelte. Io penso che noi dobbiamo essere e interpretare il ruolo di una grande forza riformista di stampo europeo, una sinistra di governo, non chiusa, non ideologica, coraggiosa. Se Epifani imposterà così il lavoro verso il Congresso ai nomi pensiamo dopo, e anche le regole - che devono certo puntare al massimo del coinvolgimento e della partecipazione - dovrebbero essere ripensate per favorire un confronto meno tra personalità e più tra le persone. (Marina Sereni)