Roma - (Adnkronos/Ign) - Il ministro dell'Interno: ''Conto di incontrare verso la fine della settimana i ministri Severino e Patroni Griffi''. Bersani: ''Per reati gravi ci sia anche dopo il primo grado''. Maroni: ''Ok liste pulite, ramazza anche senza decreto del governo''

Sul provvedimento sull'incandidabilità dei condannati, le cosiddette liste pulite, "stanno lavorando i nostri uffici tecnici. Conto di incontrare verso la fine della settimana i ministri Severino e Patroni Griffi per chiudere il cerchio''. Lo ha detto il ministro dell'Interno, Anna Maria Cancellieri, a margine dell'assemblea generale dell'Interpol, rispondendo ai cronisti. La questione anima il dibattito politico. Secondo Pier Luigi Bersani, ''per certi reati sarebbe opportuno che non ci fosse la candidabilità anche dopo il primo grado. Se ci sono limiti costituzionali a questo, come è possibile, i partiti dovrebbero darsi una soglia di accesso". "Se si parla di associazione mafiosa, tocca ai partiti mettere limiti alle candidature", ha spiegato Bersani alla videochat della 'Stampa', facendo un esempio. Anche per Gerardo D'Ambrosio, senatore del Pd ed ex pm del Pool milanese di Mani Pulite, ''l'incandidabilità dovrebbe essere stabilita al momento della sentenza di primo grado. Se si aspetta la sentenza passata in giudicato, specialmente per reati di corruzione o contro la pubblica amministrazione, non ci si arriva mai'' commenta D'Ambrosio all'Adnkronos. ''La maggior parte dei reati di corruzione finiscono prescritti, quelli che non lo sono si concludono con il patteggiamento - sottolinea D'Ambrosio - Se a questo si aggiunge che nelle condizioni in cui si trova la giustizia italiana un processo dura in media 8 anni ci si rende conto di cosa vuol dire aspettare la sentenza in giudicato''. ''Capisco che c'è la presunzione di innocenza garantita dalla Costituzione ma una cosa è la presunzione di innocenza, un'altra è l'opportunità politica'', avverte il senatore. ''Completamente d'accordo'' con il provvedimento è Nichi Vendola. ''Io ho anticipato una scelta di questo genere con il 'codice Vendola': se condannato in primo grado non mi sarei candidato - ricorda - Anzi, mi sarei ritirato dalla vita pubblica". Ma il leader di Sel lamenta il fatto che "il governo ha perso una buona occasione, quella di fare una legge ficcante sulla corruzione. L'Italia ha avuto solo uno spot pubblicitario". Per Matteo Renzi il provvedimento "è solo un primo passo". "Non bisogna candidare chi ha precedenti penali - spiega Renzi - perché è assurdo che un bidello non può lavorare se non ha la fedina penale pulita mentre un politico con la fedina penale sporca può essere eletto". La deputata del Pdl Stefania Prestigiacomo invita i gruppi politici a riflettere bene sui casi di incandidabilità. "Tutti chiedono le liste pulite - dice Prestigiacomo, ospite dei 'Dibattiti Adnkronos' - e noi siamo assolutamente d'accordo ma occorre anche fare delle distinzioni: un conto è la corruzione, per la quale non esito a dire 'via dai partiti'; un altro sono le vicende che si intrecciano con la storia politica degli ultimi 20 anni". "Cito il caso Dell'Utri che merita un'analisi diversa. In generale, se una sentenza non è passata in giudicato, non si può impedire a un cittadino di candidarsi. In Italia ci sono tre gradi di giudizio ed escludere dalle liste elettorali anche chi è solo indagato lo trovo profondamente ingiusto. Purtroppo la magistratura - non tutta la magistratura - ha più volte dimostrato di non essere imparziale e quindi credo che alzare dei muri contro certe candidature - conclude Prestigiacomo - potrebbe essere un cedimento che va meditato in maniera approfondita". "Assolutamente d'accordo sulle liste pulite'' si dice Roberto Maroni, segretario federale della Lega Nord. ''Applicheremo la ramazza anche se il decreto del governo non sarà operativo" dichiara Maroni su Twitter. Il senatore Luigi Li Gotti, responsabile Giustizia dell'Italia dei Valori, considera ''certamente positiva'' la decisione del governo sul tema della incandidabilità. ''Ovviamente non conosciamo il testo e ci riserviamo il giudizio nel merito, quando lo conosceremo, l'Idv ritiene però - osserva - che per accedere alle rappresentanze nelle Istituzioni debba applicarsi la medesima disciplina per l'accesso alla pubblica amministrazione''. Giudizio positivo anche da Giuseppe Consolo, di Fli, vicepresidente della Giunta per le Autorizzazioni della Camera. "Benissimo sta facendo il governo, in piena sinergia fra i ministri di Giustizia, Interno e Funzione pubblica, ad accelerare l'iter di approvazione del progetto di legge sull'incandidabilità dei condannati, una delle prime battaglie di Futuro e libertà, augurandoci che diventi una bandiera per tutte le forze politiche" afferma Consolo. "Aggiungiamo che l'etica, anche in politica, viene prima delle leggi codificate: auspichiamo quindi - prosegue - che tutte le forze politiche che si accingono a preparare le liste di candidati per le prossime tornate elettorali, fin da quelle regionali del prossimo inverno, tengano a mente che 'candidato' è colui che ha e mantiene la 'veste' candida, fin dal primo grado: questa è la via maestra per recuperare la fiducia dei cittadini e dirsi veramente loro rappresentanti". Apprezza ''lo sforzo del governo sul tema dell'incandidabilità'' il deputato e portavoce di Fli, Giulia Bongiorno, presidente della commissione Giustizia della Camera, che resta però ''perplessa sui confini imposti dalla delega legislativa, dal momento che resteranno comunque esclusi alcuni gravi reati. Tale limitazione rischia di frustrare il tentativo di garantire una gestione limpida della cosa pubblica''.