ROMA - "L’attuale Dirigenza RAI ha dimenticato e disatteso i fondamentali doveri etici, sociali, di diligenza e di moralità nella gestione del Servizio Pubblico Radiotelevisivo e dei suoi lavoratori". Esordisce così l'ennesima, dura nota congiunta diffusa oggi dalle segreterie nazionali delle sigle sindacali Slc-Cgil, Fistel-Cisl e Snater, dopo la messa all'asta di Rai Corporation con cui, spiegano, si "liquida o peggio distrugge l’inestimabile archivio audiovisivo di 51 anni di racconti italiani nel Continente americano".

"Dopo il progressivo impoverimento della programmazione televisiva e degli inspiegabili "sperperi economici" strumenti della cattiva politica", insistono lòe tre sigle, "è stato avviato nei fatti uno sfuggente ma preciso smantellamento della televisione di Stato e delle sue articolazioni in favore di nascosti "poteri economici". Oggi assistiamo al tentativo di dismettere gli asset aziendali strategici fondamentali del Servizio pubblico, da parte di un gruppo dirigente che nega il confronto e la partecipazione del sindacato alle decisioni sul futuro dell’azienda, chiede sacrifici ai lavoratori, ma nega loro da 29 mesi il diritto ad avere il giusto rinnovo del contratto di lavoro, protegge "gruppi privilegiati" e mantiene in vita le "clientele" attraverso collaborazioni e appalti". Per Cgil, Cisl e Snater, "la chiusura di Rai Corporation rappresenta il culmine di questo declino; non a caso i lavoratori RAI del gruppo "Indignerai" il 27 aprile davanti a viale Mazzini hanno simulato la fucilazione dei 40 lavoratori licenziati a New York". Si tratta di "italiani che si sono trasferiti da anni negli Stai Uniti" e che "oggi con questa scelta drammatica della RAI rischiano il rimpatrio obbligato in Italia. L'indisponibilità aziendale a trattare è arrivata al punto di negare ai sindacati italiani che l'avevano richiesto clausole di salvaguardia e proposte di reinserimento dei colleghi nella Capogruppo RAI". I tre sindacati si domandano "se anche il direttore generale di RAI CORP Guido Corso, sia stato raggiunto da lettera di licenziamento quale segno di equità, quale conseguenza per aver portato al dissesto l’azienda e aver arrecato un danno umano e sociale ai lavoratori". "Tutto questo", continua la nota, "rasenta il grottesco se ricordiamo lo smisurato valore economico speso per la ristrutturazione della nuova sede di RAI CORP nel 2005, con spazi per circa tremila metri quadrati e con uno tra i più avanzati sistemi di produzione della Grande Mela", come pure, insiste, "l’enfasi posta dai Vertici Rai dell’epoca sull’importanza della presenza RAI in territorio americano. Tutto questo a soli 7 anni appare imbarazzante e accade mentre Mediaset apre due sedi di corrispondenza a New York e Washington". "In questo dilagante e apparente caos editoriale e manageriale della Dirigenza RAI non s’intravede un progetto se non quello di tagliare costi anche se funzionali allo svolgimento di attività vincolate dal Contratto di Servizio con lo Stato", si legge ancora nella nota congiunta. "I Dirigenti RAI, nel chiudere RAI Corporation, hanno ritenuto anche privo d'interesse e senza valore storico per RAI il suo archivio audiovisivo, che include materiale inedito di valore inestimabile". Come si ricorda nella noa, infatti, "l’archivio di RAI Corporation sarà svenduto o peggio distrutto il 2 maggio prossimo e con esso scompariranno 51 anni di storia della RAI in America e la narrazione radiotelevisiva italiana del Continente americano". E poiché per i tre sindacati "l’archivio di RAI Corporation deve essere considerato un’estensione geografica dell’Archivio audiovisivo Centrale della RAI di Roma e quindi deve essere protetto allo stesso modo, chi ha la responsabilità istituzionale e aziendale deve impedire questo scempio culturale e storico". Per concludere un salto in Italia. "Ritornando ai "primati" della Dirigenza RAI", Slc-Cgil, Fistel-Cisl e Snater spiegano infatti di aver appreso in questi giorni "dell’imminente vendita a "saldo" di Palazzo Labia, settecentesco palazzo affrescato dal Tiepolo, quindi d’inestimabile valore, che ospita la sede regionale del Veneto, una delle tante azioni annunciate per cercare di portare in pareggio il bilancio RAI 2012. L’importo di vendita parrebbe attestarsi intorno ai 40 milioni di euro. Ancora una volta un modo di agire del Vertice RAI estemporaneo e non comprensibile", commentano le tre sigle, per poi concludere: "vendere "i gioielli di famiglia" per migliorare il bilancio RAI per un anno non è un’idea brillante sul piano imprenditoriale" e piuttosto "si deve iniziare con i costi accessori e ridondanti che questo gruppo Dirigente quotidianamente autorizza". (aise)