(di Rodolfo Ricci*) Sulle modifiche costituzionali relative all’Art.81 della Costituzione, concernenti il “pareggio di bilancio” bisogna lasciare aperta la possibilità di far esprimere direttamente il popolo italiano attraverso un referendum confermativo. Non si può bloccare per sempre la capacità di governo dell’economia impedendo politiche pubbliche

di rilancio della crescita come storicamente è avvenuto in situazioni di gravi crisi recessive come quella che stiamo vivendo. Quantomeno, l’ultima parola deve poterla esprimere il popolo italiano. Il coordinatore nazionale della FILEF ha inviato ai Senatori e alle Senatrici della Repubblica una lettera aperta, chiedendo loro di non partecipare al voto, per consentire che non venga superato il limite dei due terzi di voti favorevoli, che impedirebbe la consultazione referendaria.

Di seguito, il testo della lettera.

A tutti i componenti dell’Assemblea del Senato della Repubblica

p.c.: A tutti i componenti dell’Assemblea della Camera dei Deputati

Roma, 9 Aprile 2012 On. Senatore, On. Senatrice, nei prossimi giorni sarà chiamato/a al voto finale sulle modifiche costituzionali all’articolo 81 C. (pareggio di bilancio). La preghiamo di non partecipare al voto per non fare scattare la maggioranza dei 2 terzi che impedirebbe l’eventuale indizione del referendum popolare previsto dall’art. 138 della Costituzione. Lasci una chance alla volontà popolare su un tema così importante per il futuro del nostro paese. La drammatica situazione che stiamo vivendo, caratterizzata da una pesantissima recessione, con una disoccupazione crescente e condizioni di marginalità sociale senza precedenti, con i suicidi di lavoratori e piccoli imprenditori che si susseguono giorno dopo giorno, obligherebbero ad una riflessione aperta e non ideologica sulle modalità di uscita dalla crisi e non all’applicazione pedissequa di misure la cui validità è sempre meno evidente. L’esperienza recente di diversi paesi, tra cui il nostro, dimostra che l’avvitarsi tra riduzione del deficit e caduta del pil in fasi recessive è tutt’altro che infondato. C’è bisogno di mantenere aperta una opportunità di rilancio della crescita che non può essere drasticamente e definitivamente chiusa da questa modifica costituzionale, alquanto dogmatica nella sua natura e fondata su teorie economiche quantomeno discutibili. I tempi che stiamo vivendo necessiterebbero invece di flessibilità, buon senso e sano realismo nell’approccio a questioni che riguardano il futuro dei prossimi decenni e dell’intero paese. In ogni caso una decisione così importante deve poter essere sottoposta al giudizio finale del popolo italiano. Per questo le rinnoviamo la preghiera di non partecipare al voto in modo da tenere aperta la possibilità dell’ espressione referendaria. Cordiali Saluti Rodolfo Ricci (*Coord. nazionale FILEF)