Roma - (Adnkronos) - Il leader di Confindustria all'assemblea generale: "Occorre un segnale forte. Temporeggiare o muoverci a piccoli passi è un lusso che non ci possiamo più permettere". E l'auspicio: "Se il governo andrà avanti dia priorità alle riforme". Poi a Fiat: "Non agiamo sotto la pressione di nessuno". Il presidente della Repubblica Napolitano accolto con un lungo applauso.

"L'Italia ha già vissuto il suo decennio perduto. Dobbiamo muoverci in fretta. Il tempo è un fattore discriminante. Temporeggiare o muoverci a piccoli passi è un lusso che non ci possiamo più permettere". E' il leader di Confindustria, Emma Marcegaglia, a sollecitare, dal palco dell'assemblea generale, un "segnale forte" sulla crescita economica ancora al palo per precise responsabilità della politica. Perché è un vero e propio atto di accusa quello che Marcegaglia gira a maggioranza e opposizione, in sala da ascoltare la relazione. "Il decennio perduto alle nostre spalle, in termini di minore competitività e mancata crescita, viene da divisioni e lacerazioni interne a ciascuno dei due poli della politica, alle prese con fratture e problemi di leadership personali anteposti al benessere della politica", denuncia. Il tempo dunque incalza. "Non possiamo più credere di avere davanti a noi tempi lunghissimi con cui in passato abbiamo affrontato ciò che impediva lo sviluppo, come avvenne negli anni Settanta e Ottanta sulla scala mobile e negli anni Ottanta e Novanta con le pensioni. Occorre un segnale forte con cui ottenere importanti risultati e far svoltare le aspettative, ora dominate da un rassegnato 'tanto non cambierà nulla'". Per la leader di Confindustria, quindi, è il momento di dire basta alle lacerazioni e alle divisioni. Il benessere del Paese deve tornare ad essere la priorità della politica, ''alle prese con fratture e problemi di leadership personali''. Un imperativo, quello indicato da Marcegaglia alla politica, che gli imprenditori hanno ben presente. ''Un avviso finale. Come imprenditori- dice Marcegaglia- noi facciamo a testa bassa e maniche rimboccate, il nostro mestiere. Ma attenti!''. ''Diceva Max Weber: 'vengono talora momenti tanto gravi nella vita di una nazione in cui la testimonianza pubblica di chi vive di integratà privata non è più un diritto civile, ma un vero e proprio dovere morale''', sottolinea Marcegaglia. ''Io davvero non ho dubbi. Nei momenti difficili della vita del Paese e di grande discontinuità, noi imprese italiane, noi Confindustria siamo stati pronti non solo a tutelare le imprese, ma a batterci con tutte le forze per gli interessi generali del Paese''. ''In un momento così, noi- assicura Marcegaglia- saremo pronti a batterci per l'Italia, anche fuori dalle nostre imprese, con tutta la nostra energia, con tutta la nostra passione, con tutto il nostro coraggio''. Nel dettaglio dei conti pubblici, per la leader degli industriali "la stagione della spesa facile deve essere considerata chiusa per sempre". Servono "un ripensamento complessivo della funzione dello Stato e riforme profonde". Marcegaglia riconosce gli sforzi fatti nel senso del rigore della finanza pubblica: "La tenuta dei conti ci ha risparmiato di finire nell'occhio del ciclone dell'eurodebito. Un merito che riconosciamo al ministro dell'Economia e al governo". Ma la priorità resta, appunto, il taglio della spesa. L'obiettivo indicato dal governo prevede una riduzione in termini reali del 7% per raggiungere il pareggio di bilancio. "Tagli di spesa di questa entità impongono un ripensamento complessivo della funzione dello Stato e riforme profonde", evidenzia Marcegaglia. E, sia chiaro, "non si possono risolvere i problemi con i tagli lineari nelle spese correnti e la scure sugli investimenti pubblici". Occorre "scegliere". Occorrono "interventi che non siano solo di quantità ma siano soprattutto di qualita', per aiutare la crescita". Occorre "coinvolgere tutte le forze politiche e sociali", insiste Marcegaglia. In attesa del risultato elettorale, e se sarà un "risultato finale che convincerà governo e maggioranza di avere davanti a sé ancora due anni di lavoro, la loro agenda deve concentrarsi su un'unica priorità: la crescita". Il leader degli industriali evidenzia come, nella sua relazione, abbia ''limitato gli accenni alla politica al minimo indispensabile''. Ma ''ora che mancano poche ore ai ballottaggi del secondo turno amministrativo'', non puo' che "esprimere un solo auspicio": quello di rimettere in cima alle priorità la crescita e le riforme strutturali. Nella sua lunga relazione, la Marcegaglia si è rivolta anche alla Fiat, intenzionata da uscire dal sistema confindustriale: "Non ci sono soci di serie A e soci di serie B. Non agiamo sotto la pressione di nessuno, non pieghiamo le regole della maggioranza alle esigenze di un singolo. Sono finiti i tempi in cui l'agenda di Confinustria era dettata da poche grandi imprese". Parole accolte da un forte applauso da parte della platea. "Questo è il nostro obiettivo, questa è la stella polare che seguirò", aggiunge, ricordando la missione conferitagli dalle Assise di Bergamo che sarà il punto di riferimento della prossima azione di Confindustria. "Ho avuto la responsabilità di guidare Confindustria in anni drammatici, i più difficili degli ultimi decenni. Ho chiara l'azione riformatrice da portare avanti e lo farò ma senza strappi improvvisi, che fanno male alle imprese e al paese", prosegue. "Conosco molto bene la realtà internazionale visto che la mia azienda di famiglia non ha mai preso un euro di contributo pubblico come la gran parte delle aziende presenti in sala", scandisce, rivendicando anche un grande lavoro svolto sulle relazioni industriali. "In tre anni abbiamo fatto molto di più di quanto svolto negli ultimi 15 anni", conclude. Poi ai sindacati: sulla riforma del modello contrattuale Confindustria non torna indietro. Anzi, "andremo avanti" dice la leade degli industriali, chiamando in causa soprattutto la Fiom, "che è contraria per principio". Ma chi continuerà a "dire solo no - ammonisce - si assume una grave responsabilità di fronte al Paese" e renderà sempre più difficile "difendere l'occupazione". Non manca, nella relazione, anche un accenno al referendum: arrivano "messaggi fuorvianti o addirittura falsi". Se i quesiti fossero approvati, aggiunge, "metterebbero uno stop al già bassissimo grado di affidamento ai privati della gestione dei servizi pubblici e impedirebbero gli investimenti". Al suo ingresso nella sala Santa Cecilia dell'Auditorium "Parco della Musica" per l'inizio dei lavori dell'assemblea, il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano è stato accolto da un lungo applauso. Al capo dello Stato si è quindi rivolta la Marcegaglia con un auspicio: "Occorre mettere avanti l'interesse di tutti e ritrovare quello spirito che in un passato non lontano ci ha consentito di fare un grande balzo". "Siamo profondamente grati al Capo dello Stato - sottolinea - per il richiamo costante che rivolge a tutti noi, istituzioni, società civile e cittadini, di unirci attorno alle Istituzioni repubblicare e di rafforzarne il consenso".