(Salvatore Augello)Capita anche nelle migliori famiglie, che c’è chi accumula e c’è chi scialacqua. E’ quello che sta capitando oggi in Italia, dopo l’avvento del governo Berlusconi. Il governo Prodi, dichiarò guerra all’evasione e mise in piedi una serie di accorgimenti che avevano cominciato a dar i primi frutti, tanto da registrare un notevole aumento sia nell’entrata dell’IVA che in quella dll’IRPEF.

Le categorie allora sotto pressione dei nuovi controlli, erano i liberi professionisti, i lavoratori autonomi, i commercianti. Si era diffusa l’abitudine di rilasciare lo scontrino fiscale, mentre i professionisti, dal momento che veniva imposto il pagamento per assegno o per bonifico bancario, erano costretti a rilasciare fattura. Non esistevano più gli assegni intestati “a me stesso” non esistevano più gli assegni trasferibili, in una parola era stata sviluppata la tracciabilità dei compensi ed era stata istituito il Direttore dell’Accertamento. Per evitare controlli incrociati, si è anche abolita la obbligatorietà di fornire l’elenco dei fornitori. Tutti congegni che hanno ridato fiato all’evasione, se è vero come è vero, che un recente sondaggio fatto dall’associazione di consumatori, porta a dimostrare che il 48% della popolazione italiana evade le tasse. Una cifra enorme, se si pensa che pensionati e lavoratori dipendenti fanno parte di quel 52% che paga le tasse e che non può certo evadere. Il risultato più immediato, sta nella constatazione che si è di molto abbassata l’entrata dello stato dovuta all’IVA, aumenta il deficit della bilancia dei pagamenti, aumentano le difficoltà delle famiglie, aumenta il costo della vita che nessuno tiene sotto controllo. In compenso, Berlusconi ha tolto l’ICI sulla prima casa a spese del Sud ed a danno dei comuni che vedono le loro finanze ridotte all’osso e sono nella impossibilità di potere garantire servizi ai cittadini. Intanto, la Lega parla di reintrodurre di nuovo una tassa sulla casa, dicendo che si vuole solo concentrare le varie tasse di cui oggi la casa è grava solo in una ed intensifica l’iniziativa per arrivare subito al federalismo fiscale, nel tentativo nemmeno tanto celato di sganciare le regioni del Sud che a loro giudizio sono un peso per lo sviluppo dell’Italia. Partono attacchi pesanti all’autonomia di regioni come la Sicilia e la Sardegna, si cerca di ignorare lo statuto speciale della Sicilia, sia non tenendo conto dell’art. 38 che prevede i trasferimenti da parte dello Stato, sia evitando di invitare il Presidente della Regione quando si decidono le sorti della Sicilia in Consiglio dei ministri. Eppure lo statuto prevede la presenza del Presidente, che in qual caso siede come se fosse un ministro della repubblica. Cosa dice il governo siciliano? Cosa dice Lombardo, che a Roma è allegato di Berlusconi, di quello steso Berlusconi, che ha tolto soldi alle infrastrutture, che grava sulla sanità siciliana una serie di tagli, che segue il disegno politico della Lega di Bossi, che ha partorito per mani del ministro Calderoni il suo progetto di federalismo fiscale, che in diciannove articoli disegna un federalismo fiscale abbattendo pesantemente la scure sulle regioni più deboli. Un disegno di legge, che lascia perplessi anche parecchi del PDL, oltre all’opposizione, che farebbe bene a fare sentire di più la propria voce e se del caso a mobilitare le piazze, contro un disegno che mira a dividere l’Italia. Eppure la Lega ha fretta di mettere la parola fine al federalismo, vuole approvare la legge entro settembre e non accetta interferenze, altrimenti “scateniamo il popolo” dice Bossi, che da canto suo continua ad attaccare Roma ladrona incentivando in questo modo l’evasione fiscale. Da che parte stia questo governo, non ci vuole molto a capirlo, visto che ha messo le mani in una serie di provvedimenti, ma nessuno di essi va in direzione dei lavoro dipendente, che continua a rimanere sotto pagato, o in direzione del costo della vita o nella politica del prezzi, dove ognuno fa quello che crede, sapendo che non deve dare conto a nessuno. Speriamo che le regioni del sud e la Sicilia in particolare, abbiano uno scatto d’orgoglio sappiano privilegiare gli interessi dei loro amministrati anche contro quel governo e quella deputazione siciliana presente a Roma, che evidentemente non si spreca a difendere i siciliani ed i loro interessi, i loro diritti, che derivano anche, ma non solo, dallo Statuto Speciale, che varrebbe davvero òla pena fare rispettare anche a costo di mobilitare le masse, per dirla con una parola ormai da tempo in disuso.