AUDIZIONE DEL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI PER IL MINISTRIO ALFANO e della Cooperazione internazionale, Angelino Alfano sulle linee programmatiche del suo dicastero
ROMA – Il ministro degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale, Angelino Alfano, ha illustrato ieri in un’audizione alle Commissioni Esteri riunite di Camera e Senato le linee programmatiche del suo dicastero. In premessa Alfano ha rilevato come l’agenda della politica estera sia “molto ampia”, estensione e complessità di argomenti che determina giocoforza una limitazione del suo intervento ad una “visione di insieme” del suo impegno programmatico, escludendo l’esaustività. In riferimento alla limitatezza, anche temporale, del suo incarico – nel caso di mancata indizione di elezioni anticipate, la scadenza “naturale” di questa legislatura è prevista tra un anno, – egli ha sottolineato come al succedersi dei governi la politica estera abbia offerto “una continuità di fondo che ha fatto da contrappunto all’instabilità politica” caratteristica del nostro Paese – Alfano è, segnala, il 37° ministro degli Esteri della nostra storia repubblicana. Una “continuità oggettiva, che ha assicurato che l’Italia conservasse il suo profilo nello scenario internazionale” e che ha come perno quattro inderogabili punti di riferimento: “il grande orizzonte transatlantico, la fede nel processo di integrazione europea, la vocazione mediterranea, la tutela e difesa dei diritti umani”. Altro elemento di continuità segnalato è il “progressivo scolorimento delle frontiere tra politica interna ed estera”, testimoniato dal fatto che temi di assoluto rilievo di cui Alfano si è occupato in qualità di ministro degli Interni nel governo guidato da Matteo Renzi, cui ora succede Paolo Gentiloni, come il terrorismo internazionale e l’immigrazione, lo accompagnano anche nella sua funzione attuale, pur richiedendo – ammette – “un’impugnatura diversa”. Per il Ministro l’anno appena cominciato presenta delle trasformazioni di così grande portata da farlo ritenere un tempo “straordinariamente importante”, “ma il nostro ancoraggio alle linee di fondo sopra richiamate ci rende sicuri pur in presenza di un contesto mutevole”. Tra i profondi cambiamenti che si prospettano nell’immediato orizzonte, l’insediamento del nuovo presidente americano Donald Trump e la “transizione newyorkese tra Ban Ki Moon e Antonio Guterres”, nuovo segretario generale delle Nazioni Unite. Alfano rileva poi che così come “la rivoluzione digitale ha cambiato il mondo, ciò sia avvenuto anche per la politica estera, un cambio di fondo la cui chiave è la velocità”. “Dobbiamo abituarci – precisa – ad una politica estera che cambia ritmo”, rispetto al lento procedere delle diplomazie del passato e con un effetto che risulta inverso a quanto sino ad oggi assodato: dalle grandi questioni globali discendono immediatamente forti ripercussioni sulle politica interna e non viceversa. Richiamate quindi le due agende degli eventi di politica internazionale in cui il nostro Paese è direttamente coinvolto: quella dell’Onu – l’Italia dal 1° gennaio scorso è membro (non permanente) del Consiglio di sicurezza – e del G7, presieduto quest’anno dal nostro Paese. “Guardando a quest’agenda globale – suggerisce Alfano – dobbiamo decidere che partita giocare, a testa alta e guardando agli altri giocatori”. Nel primo caso – e il Ministro ricorda come la presenza italiana al consiglio di sicurezza voglia assumere anche una dimensione europea – le questioni di fondo sono: “soluzione politica al conflitto siriano; stabilizzazione della Libia; situazione del Libano incluso il riesame strategico della missione Unifil; sostegno al processo di pace in Medio oriente; alla mediazione dell’Onu in Yemen; situazione in Somalia Eritrea e nel Corno d’Africa nel suo insieme; crisi dell’Africa centrale – stabilizzazione in Repubblica Centroafricana e Congo; consolidamento della pace e contrasto al terrorismo e ai flussi illegali nel Sahel; situazione in Sud Sudan; temi trasversali già consolidati come donne, pace e sicurezza, bambini e conflitti armati, protezione dei diritti civili, estremismo violento, conseguenze umanitarie della crisi e altri non ancora consolidati come sicurezza e cambiamenti climatici, collegamento tra terrorismo e criminalità, stato di diritto e lotta all’impunità”. Per quanto attiene al G7, che non è solamente “un evento di grande portata mediatica, ma contiene il lavoro di un anno”, le questioni centrali discusse l’anno scorso e su cui il tentativo dell’Italia è di giungere ad un contributo di innovazione rispetto alle conclusioni raggiunte sono: economia mondiale e crescita; migrazioni e rifugiati; commercio internazionale; infrastrutture e promozione degli investimenti; salute globale; uguaglianza di genere; cyberspazio – accessibilità e sicurezza; lotta alla corruzione; clima ed energia”. Alfano torna poi sull’avvio della presidenza Trump e si dice “convinto che i valori transatlantici usciranno rafforzati” dal suo quadriennio e ricorda come sia “diritto e dovere rispettare un presidente eletto da milioni di cittadini e l’America, la più grande democrazia del mondo”, confermando l’opportunità di fare un “investimento di fiducia e non di ostilità” verso il nuovo corso statunitense. Non nutre pregiudizi neppure sul rinnovato rapporto che si annuncia con la Russia, partner che definisce importante anche per l’Italia specie sul fronte dell’approvvigionamento energetico e per la lotta al terrorismo internazionale. Ricorda infine come sia stato doveroso partecipare alle sanzioni decise nei confronti di Mosca in ambito europeo e multilaterale, pur sottolineando come esse non siano “un automatismo, ma uno strumento funzionale al rispetto degli accordi di Minsk”. “La politica estera è il punto di compromesso possibile tra i principi alti e quello di realtà e l’Italia ha assunto su questa questione una postura corretta interpretando questo punto di congiunzione – afferma Alfano, che comunque si augura un riavvicinamento della Russia sia con gli Usa che con gli altri grandi Paesi dello scenario internazionale, auspicando un superamento del G7 – in G8 – con l’inclusione di Mosca. Sul fronte europeo, il Ministro richiama le importanti scadenze elettorali – Olanda, Francia, Germania – e il percorso vero la Brexit, che deve essere completato “tutelando gli interessi dei tanti nostri connazionali che là risiedono”. Ricorda inoltre come la Gran Bretagna resti parte dell’Europa e tale legame continuerà ad essere alimentato con la partecipazione ai numerosi fori di dialogo e cooperazione presenti a fianco di quelli propri dell’Unione. Per Alfano l’approccio italiano alla politica estera continuerà quindi ad essere improntato all’europeismo, al multilateralismo e alla “vocazione mediterranea”, “in un contesto in cui si vanno stemperando via via le rendite di posizione e conta non ciò che si è e la presenza nei principali organismi internazionali, ma ciò che si è in grado di fare, l’iniziativa politica che solo può dimostrare una capacità di leadership a livello internazionale”. Tra i prossimi importanti appuntamenti ricorda poi la celebrazione del 60° anniversario dei Trattati di Roma, in programma il prossimo 25 marzo e il vertice sui Balcani occidentali previsto a Trieste il 12 luglio. Per quanto riguarda invece il Mediterraneo egli ribadisce le priorità connesse alla sicurezza e alla gestione dei flussi migratori, segnalando come la “moderna idea di sicurezza comporti la condivisione delle informazioni e l’implementazione delle banche dati” ma anche l’allargamento dell’analisi delle “minacce asimmetriche” che non provengono più esclusivamente da Est. Contro lo Stato islamico, poi, la necessità è quella di coinvolgere di più la popolazione civile nella strategia contro tale pericolo, mentre sul fronte mediorientale Alfano ribadisce come l’Italia sostenga il processo di pace israelo-palestinese e la soluzione dei due Stati ribadita con la recente dichiarazione di Parigi. Sulla questione migrazioni, oltre all’attuazione sul fronte europeo del piano dei ricollocamenti e alla revisione del Trattato di Dublino, viene ribadita la necessità di una cooperazione con il continente africano che tenga conto del contesto generale e dei numerosi interessi in campo, ma vincoli anche l’impegno della cooperazione alla gestione dei flussi. Infine, sulla situazione della Libia, ricorda come l’invio dell’ambasciatore italiano decisa nei giorni scorsi, “dopo aver verificato con la nostra intelligence che ci fossero le condizioni di sicurezza”, rappresenti “un grande segnale politico” e ribadisce come l’Italia incoraggi “l’avvicinamento delle parti, guardando al popolo libico tutto”, attenzione testimoniata in ultimo da progetti umanitari destinati alla parte est del Paese. Si sottolineano i passi avanti compiuti anche per la soluzione del conflitto siriano, su cui Alfano annuncia l’intenzione di volere riferire nuovamente alle due Commissioni non appena vi siano novità e si ribadiscono quali priorità nel contesto europeo la crescita e l’organizzazione di un sistema di sicurezza e difesa comune. In ultimo, viene auspicato un rafforzamento dei rapporti con la diplomazia vaticana per la protezione dei cristiani perseguitati nel mondo. Concludendo l’intervento Alfano, richiama l’impegno in corso alla Farnesina per la diplomazia economica e culturale – “la promozione del sistema Paese nel mondo resta una nostra priorità”, dice – e la difficile situazione dei connazionali in Venezuela che il governo italiano intende sostenere “rafforzando i presidi diplomatici e con una serie di altre iniziative”. Tra i numerosi interventi, segnaliamo quello di Carlo Sibilia (M5S), molto critico sulle linea guida esposte che, specie sulla questione europea, a suo dire non rispetterebbero le istanze dei cittadini manifestate in ultimo con il “no” al referendum di dicembre; quello di Fabrizio Cicchitto, presidente della Commissione Esteri della Camera, che segnala il fallimento della politica estera delle ultime presidenze statunitensi e ritiene anche nocivo l’atteggiamento della Russia, teso a marginalizzare il ruolo dell’Europa per ricostruire il “bipolarismo della guerra fredda”; Paolo Alli (Ap, Ncd), recentemente eletto presidente dell’assemblea parlamentare della Nato, che invita ad una più accurata riflessione su ruolo e possibile riforma del Patto atlantico, solleva i suoi timori per un possibile inasprimento dei rapporti tra gli Usa di Trump e la Cina e sollecita anche una riflessione sul ruolo crescente che l’India è destinata ad assumere nel contesto internazionale; Pia Locatelli (Misto) che segnala alcuni casi di mancato rispetto dei diritti umani e sollecita l’impegno del governo per la verità sulla morte di Giulio Regeni, ricercatore italiano ucciso in Egitto; Edmondo Cirielli (Fratelli d’Italia) che condivide le preoccupazioni già espresse sulla Turchia, Paese che a suo dire svolge “un ruolo destabilizzante” nel contesto internazionale, richiama il governo ad una maggiore cautela sul fronte libico, ricordando come nostro compito sia “svolgere un ruolo di mediazione tra tutte le parti in causa ed evitare schieramenti impropri e pericolosi per l’ambasciata, i connazionali, le aziende e gli interessi italiani in loco” e ritiene che l’audizione avrebbe dovuto dire di più su italiani all’estero e cultura; Marco Causi (Pd) che ribadisce la necessità di riflettere in particolare sui temi di politica economica internazionale e sui possibili effetti che i dazi doganali annunciati da Trump potrebbero avere sull’esportazione dei nostri prodotti negli Stati Uniti; Pier Ferdinando Casini, presidente della Commissione Esteri del Senato, che afferma la sua completa condivisione dell’intervento di Alfano e annuncia un dibattito sulla situazione venezuelana, previsto la prossima settimana a Palazzo Madama, in cui auspica un chiarimento da parte della Farnesina su cosa si intenda fare per rafforzare, così come detto dal Ministro, la nostra presenza consolare a Caracas. In sede di replica, Alfano ribadisce l’impegno per la verità sul caso Regeni, “per cui sono impegnati il nostro sistema giudiziario e diplomatico” e la vocazione europeista dell’Italia – “vogliamo cambiare l’Europa in meglio – dice – e non lasciare l’Unione”. Ribadisce infine la volontà di aggiornare le Commissioni sul procedere della situazione siriana e anche sul tema della tutela dei diritti umani. (Viviana Pansa – Inform)