La Filef accoglie con soddisfazione lo straordinario risultato del referendum costituzionale. Si è trattato di una storica espressione di grande partecipazione popolare, massiccia ed unica nella storia recente d’Italia. I tentativi di manomissione della Carta costituzionale sono miseramente falliti. Se essa dovrà essere riformata, ciò dovrà essere fatto verso una maggiore valorizzazione della funzione parlamentare e di democrazia diretta, non verso il contrario. E l’obiettivo che ci riguarda tutti è quello della sua piena attuazione, ancora in gran parte disattesa. Da questa prova esce sconfitta la grave presunzione che le scorciatoie istituzionali e l’uomo solo al comando siano accettabili o praticabili. Il popolo italiano, in particolare nella sua componente giovanile, ha dato dimostrazione di una alta coscienza civile e democratica che costituisce il valore che dobbiamo tenerci più stretto e più caro. I milioni di italiani che hanno vissuto un ultimo decennio fatto di privazioni e di impoverimento generalizzato non si sono fatti ammaliare dalla prospettiva di cambiare tutto per non cambiare niente o piuttosto per peggiorare. E’ quindi stato sconfitto duramente il populismo di governo che ha caratterizzato l’ultima fase di esecutivi -che hanno applicato programmi non approvati dal popolo-, che si sono succeduti negli ultimi anni. L’Italia si distingue, in questo senso positivamente, da molti altri paesi dove gli effetti della crisi stanno portando al vertice forze politiche manifestamente populiste e regressive. Il 4 dicembre, abbiamo avuto la piacevole sorpresa che il popolo italiano è schierato a difesa della Costituzione nata dalla Resistenza. Questo dato non è marginale e pone il nostro paese in una posizione originale nello spettro di paesi che stanno subendo radicali e pericolosi cambiamenti nella loro composizione politica a causa della crisi del neoliberismo. Adesso si deve far tesoro degli elementi di maturità che sono emersi e si debbono individuare i passaggi necessari a ristabilire una dialettica ed un confronto che consenta alle persone di esprimersi sui programmi e sui contenuti per ristabilire nel paese condizioni di vita e di lavoro degne di un paese civile ed avanzato, qual è l’Italia. In questa dialettica, le funzione delle forze sociali e delle organizzazioni associative non sarà marginale. Una valutazione va fatta sul risultato del voto all’estero: è la prima volta che, in modo evidente e significativo, si registra uno scarto importante tra il risultato dentro e fuori dai nostri confini. Anzi, il risultato all’estero è specularmente opposto a quello nazionale. Si faranno considerazioni più approfondite quando saranno resi noti tutti i risultati nelle diverse circoscrizioni. Ma è chiaro che la lampante differenza che si è registrata conferma alcune dei timori che erano stati evidenziati durante la campagna elettorale. Tra questi, certamente hanno contribuito a questo risultato l’enorme scompenso dei mezzi e degli strumenti impegnati nella campagna all’estero tra i due schieramenti. La inesistente informazione da parte istituzionale ha ampliato ulteriormente gli effetti del libero fluire della presenza del premier nelle tv via cavo ricevute da gran parte degli italiani all’estero; delle onerose inserzioni pubblicitarie su giornali piccoli e grandi, fino ai maggiori quotidiani di diversi paesi; delle inserzioni a pagamento su facebook, google e su molti siti web. Ad esse si sono aggiunte le varie missioni di autorevoli membri del governo talvolta celate sotto il vestito istituzionale, ma che si concludevano con la chiamata al voto per il SI. Non da ultimo, le centinaia di assemblee che la componente parlamentare dell’estero schierata per il SI è stata in grado di realizzare. Si è trattato ovviamente di iniziative in parte del tutto legittime, ma le citiamo perché se non vi è una base di informazione imparziale e garantita dalle istituzioni, tutto viene lasciato ad un confronto basato sulla disponibilità di risorse finanziarie. E questo non è accettabile. Da questo punto di vista, all’interno di una revisione e di un perfezionamento delle modalità di voto all’estero che si impone con tutta evidenza, va inserita una norma che obblighi ad una informazione al voto in cui, sia per i referendum, sia per le elezioni politiche, i cittadini possano ricevere nel plico anche l’illustrazione delle posizioni e dei programmi degli schieramenti che si confrontano, come accade ad esempio in Svizzera e in altri paesi. La miglior difesa del voto all’estero si ottiene garantendo tecnicamente le condizioni democratiche previste nella nostra costituzione e, insieme, evitando che il voto all’estero si trasformi in una valle per scorrerie di consorterie e lobby o di approcci strumentali che intravvedono, in questa componente integrante del paese, una opportunità per determinarne la direzione politica. A questo proposito va denunciata un’altra debolezza del voto all’estero che è costituita dall’intrusione nel libero dibattito politico nazionale di forze esterne: le dichiarazioni di importanti leader politici mondiali a favore di una delle posizione, gli endorsement di importanti istituzioni, sono in grado di influire sulla componente estera in modo maggiore di quanto possa avvenire all’interno dei nostri confini. Rispetto a questi atteggiamenti diffusisi sempre di più negli ultimi anni, auspichiamo che le nostre massime istituzioni siano pronte ad esprimere la loro vibrante protesta rivendicando la piena sovranità del paese e richiamando gli altri governi dall’astenersi da queste pratiche. Infine, è noto che la Filef e i suoi dirigenti siano stati oggetto, nell’arco di questa campagna, di attacchi molto duri e talvolta scomposti. La posizione della Filef era nota da mesi e ed era la stessa di organizzazioni come la Cgil, l’Anpi, l’Arci, ciascuna della quali, pur fornendo il proprio orientamento, ha sempre sottolineato il rispetto delle diversificate posizioni dei propri aderenti. Si sa che nella logica dello scontro è abituale attaccare gli anelli ritenuti più deboli. Ma la Filef è una organizzazione autonoma che ha fornito il proprio contributo al confronto democratico, in questa come in altre innumerevoli occasioni, come dimostrano i suoi 50 anni di storia. La Filef ritiene che lo straordinario risultato del referendum consenta di superare gli elementi di frizione che si sono manifestati in questa occasione ed auspica che il confronto nei prossimi mesi sia ispirato a schiettezza, rispetto e unità sul merito delle questioni riferite all’emigrazione. Da questo risultato, gli italiani all’estero vedono riconfermata integralmente la propria rappresentanza dei 18 parlamentari della circoscrizione estero, in un momento in cui la nuova emigrazione italiana sta crescendo a ritmi simili a quelli degli anni ‘60. In questo senso, la vittoria del NO è anche una vittoria per l’intero mondo dell’emigrazione. Un apprezzamento particolare va alle altre organizzazioni che si sono impegnate attivamente e a tutti coloro che in questi mesi si sono attivati autonomamente, in modo volontario e soltanto con le proprie risorse personali, per sostenere le ragioni del NO alla riforma costituzionale. Le centinaia e migliaia di militanti che hanno lavorato intensamente in tutti i paesi di emigrazione costituiscono un grande patrimonio democratico che serve agli italiani all’estero e serve al paese. Questo patrimonio va tutelato e deve darsi adeguati momenti di coordinamento. -  Rodolfo Ricci (Coordinatore Filef nazionale)