U sinnacu Enzo Bianco (foto accanto), si insedierà già sabato mattina ed è la prima volta da quando c’è l’elezione diretta del primo cittadino che in città avviene il passaggio di consegne tra il sindaco uscente e il neoeletto. Prima c’era sempre stato un commissario ad accogliere il nuovo sindaco.

Un iter accelerato, perché non c’è tempo da perdere e dall’entourage di Bianco filtra che si vuole partire subito e dare una svolta radicale all’azione del comune. Stancanelli ha già portato via le sue cose dalla stanza al primo piano del municipio, mentre al nuovo sindaco arrivano anche gli «auguri di buon lavoro» del leader de La Destra e capo dell’opposizione alla regione, Nello Musumeci. Comincia così la nuova stagione del centrosinistra a Catania, quella che in tanti sperano possa tornare a essere una nuova Primavera catanese dopo il «cappotto elettorale», come l’ha definito Bianco, con la conquista anche di tutte e sei le circoscrizioni cittadine, cosa mai verificatasi. Un cappotto che ha visto determinanti, oltre alla liste civiche Patto per Catania e Primavera per Catania e al Pd, altre due forze della vasta alleanza che ha sostenuto Bianco: il Megafono del presidente della regione Rosario Crocetta (10,65%) e Articolo 4 (10,20% e tre presidenze di circoscrizione su 6) dell’ex autonomista Lino Leanza. Due schieramenti il cui rispettivo 10% e cocci di consensi ha contato nella vittoria già al primo turno dell’ex senatore Pd e del centrosinistra “allargato” che oggi sempre più governa anche a Palermo. Dunque il “modello Crocetta” si applica anche a Catania, coinvolgendo molti ex autonomisti che avevano abbandonato la barca semiaffondata di Raffaele Lombardo e si sono rimessi in gioco con l’attuale presidente “rivoluzionario” della regione. Una politica delle “maglie larghe” che è piaciuta anche ad Antonello Cracolici, deputato regionale del Pd e fautore nella scorsa legislatura del sostegno al governo Lombardo assieme al senatore Lumia, che martedì sera era a Casa Catania a festeggiare la vittoria di Bianco. «Oggi è una gran bella giornata di speranza per la Sicilia – ha detto Cracolici –. Vince il nostro modello: abbiamo messo in campo un’offerta politica attraente, che ha raccolto consenso di fronte al crollo verticale del centrodestra. Adesso dobbiamo andare avanti per rafforzare questa “alleanza larga”, alla Regione e in ogni comune della Sicilia». Dunque il cerchio sembra chiudersi. Enzo Bianco che si era opposto al sostegno a Lombardo, per via dei guai giudiziari di quest’ultimo, ha sempre immaginato la necessità di aprire il centrosinistra ai centristi – da tempo c’era un feeling l’allora segretario regionale Udc e oggi ministro per la pubblica amministrazione Gianpiero D’Alia – mettendo assieme la sinistra e le forze moderate. Non era facile a Catania, ma il risultato è arrivato. Così che il “modello Catania” e il “modello Palermo” tendono sempre più a coincidere, sicuramente anche grazie al presidente Crocetta e alla sua politica di apertura verso gli ex autonomisti confluiti nel suo Megafono. Una vittoria che attenua anche qualche agitazione nella maggioranza che sostiene il presidente della Regione, che oggi ha messo le mani avanti: «Sono per il dialogo e per la condivisione del progetto, ma su una cosa non sono disponibile: il rimpasto. Non accetto che si mettano in discussione gli assessori, non sono dei trimestralisti. Non si fanno girare gli assessori, ma le idee e le proposte». Ed è tornato sui grillini, “spariti” nelle grandi città dell’Isola eccetto Ragusa: «Alle comunali i Cinquestelle pagano responsabilità nazionali, ma in Sicilia funziona il rapporto che hanno con me e con il governo che fa le riforme. Il risultato delle amministrativa non cambia la mia impostazione». Intanto a Catania, mentre è già toto-assessori e sul vice sindaco in pole position ci sarebbe Salvo Di Salvo (ex capogruppo autonomista in consiglio comunale, adesso in quota Articolo 4), Enzo Bianco continua a tessere una tela politica a maglie larghe e non vuole scordare nessuno. A cominciare dalla sinistra che l’ha sostenuto anche se non è riuscita ad entrare in Consiglio (Orazio Licandro, dirigente nazionale Pdci, potrebbe ricoprire un ruolo in Giunta) sino al professore universitario Maurizio Caserta, candidato sindaco giunto terzo, ma la cui lista non è riuscita a superare lo sbarramento per il Consiglio. «Mi ha chiamato subito – aveva detto Bianco il giorno della vittoria – e lo incontrerò nei prossimi giorni perché le cose che ha avviato non devono rimanere lettera morta». Insomma, la parola d’ordine è coinvolgere la città. È il progetto con cui Enzo Bianco ha scelto di tornare. In Primavera. (fonte: europa - Gianluca Reale)