Per il presidente della Regione (foto accanto), il patto stipulato con il governo nazionale “salva” la Sicilia, per le opposizioni la svende e la tradisce, per la stampa del Nord serve a confermare i 23 mila forestali ed evitare una sconfitta elettorale in Sicilia, come quella di Roma e Torino. E’ così che va il mondo, ormai. Invece che uno esame serio e scrupoloso del “patto”, volano le parole d’ordine, che non fanno capire niente di ciò che è stato deciso. Si tratta di una composizione di un contenzioso Stato-Regione vecchio di quasi mezzo secolo: bene o male, finalmente conferisce delle certezze e permette al governo siciliano, chiunque lo rappresenti, di programmare la spesa in modo “trasparente”, senza espedienti. Il fuoco di fila delle critiche, talune davvero incomprensibili – come nel caso del “giornale” di Berlusconi, che assegna al patto il compito di salvare i forestali, è anche una risposta all’enfasi con cui è stato presentato da parte del governo regionale, ed ai tentativi, palesi, di trarre il massimo vantaggio politico da parte dei leader della maggioranza, da Crocetta a Faraone fino a Alfano, tutti in prima fila nel rivendicarne il merito. Il governatore della Sicilia, nel corso di una conferenza stampa, ha anche trovato il modo di ribadire, stavolta con maggior forza, la sua volontà di riproporre la sua candidatura. Risvegliando, semmai qualcuno si fosse sopito, l’esercito degli avversari, interni ed esterni, e dando la stura alle critiche piuttosto che incentivare le valutazioni ed un dibattito sul merito. “Matteo Renzi cerca di evitare una nuova Caporetto elettorale in Sicilia dopo quella di Roma e di Torino e sceglie di inondare l’isola di contributi pubblici, scrive Gian Maria De Francesco sul Giornale, “ È questa, in fondo, la sostanza del decreto enti locali approvato lunedì in tarda serata dal Consiglio dei ministri. “Lo Stato – spiega De Francesco – riconoscerà alla Regione Sicilia una compartecipazione fissa al gettito Irpef di circa 500 milioni di euro, mentre altri 285 milioni dal gettito Iva. La cifra, unita ai 900 milioni della legge di Stabilità 2016, porta a circa 1,7 miliardi il totale delle risorse assegnate. Con questi capitali il governo regionale, potrà innanzitutto confermare i circa 23 mila forestali, la cui posizione era in bilico dall’anno scorso, e progressivamente stabilizzare oltre 20 mila precari di enti e partecipate regionali. Insomma, quasi 50 mila posti di lavoro a carico della fiscalità generale. Così il governo fa le barricate alla vecchia maniera della sinistra dc: dispensando denaro….Pollice verso, dunque. Marco Falcone, capogruppo di Forza Italia all’ARS, invece, critica il patto, perché è un bluff. Una critica, dunque, dalla sponda opposta. La Sicilia ci perderebbe eccome, al contrario di ciò che sostiene il quotidiano di Berlusconi. “Dall’audizione odierna in commissione statuto dell’assessore al Bilancio Alessandro Baccei – sostiene Falcone – emergono grosse criticità nell’accordo siglato tra il presidente Rosario Crocetta e il governo nazionale. In primo luogo si impone alla Regione una riduzione progressiva nel bilancio del 3% annuo, dal 2016 al 2020, un taglio che equivale a 150 milioni di euro all’anno. Altro bluff riguarda i famosi 500 milioni di euro, che verrebbero dati con un riconteggio sul gettito Irpef al 56,1%, percentuale che rischia di fare arrivare alle casse regionali meno di quanto previsto in bilancio. “Fatti gravissimi sono anche l’ulteriore rinuncia ai contenziosi con la Corte Costituzionale, che porterebbero invece alla Sicilia almeno 250 milioni annui, e l’eliminazione dei limiti di patto con il pareggio delle spese con i soldi effettivi in cassa, considerando che la fluidità di cassa è molto esigua il rischio è che nei prossimi mesi ci saranno difficoltà nei pagamenti. Martedì prossimo illustreremo in conferenza stampa gli effetti nefasti di un accordo che farà molto male alla nostra terra”, lo dichiara.” Per il deputato Giancarlo Cancelleri, candidato alla Presidenza della Regione per il M5S, il patto “Sarà un mutuo vero e proprio da rimborsare con tanto di interessi quello che permetterà di restituire allo Stato la tranche di 900 milioni trasferiti da Roma all’interno dell’accordo da un miliardo e 685 milioni firmato ieri tra Stato e Regione.” Cancelleri spiega le ragioni della sua irritazione. “A togliere ogni dubbio, sostiene, è il dossier sulla legge di stabilità 2015 realizzato congiuntamente dai servizi del Senato e della Camera, sul finanziamento dei contributi alle regioni Sicilia e Valle d’Aosta. “Il comma 689 delle legge 208/2015, infatti, prevede che il contributo di 900 milioni attribuito alla Regione siciliana sia restituito con accantonamenti crescenti di 9,9 milioni per il 2016, 14,8 milioni per il 2017, 18,2 milioni per il 2018 e 21,2 milioni di euro a decorrere dal 2019”. “Quella che il governo Crocetta, Faraone e il Pd hanno spacciato per una grande vittoria – continua Cancelleri– in realtà è l’ennesimo bluff di questo governo, con ricadute sanguinose sulla pelle dei siciliani. Innanzitutto una quota parte sarà da restituire con gli interessi. La concessione di gran parte della restante porzione, 500 milioni circa, invece, è subordinata a una serie di prescrizioni e di politiche lacrime e sangue che, ovviamente, lasceranno il segno sulla pelle dei siciliani”. “L’accordo “che ancora una volta -conclude Cancelleri – ci viene fatto passare sulla testa, bypassando il parlamento” prevede tra le altre cose, dal 2017 al 2020, la riduzione strutturale della spesa corrente in misura non inferiore al 3 per cento e il completo recepimento della legge del Rio, “cosa che – commenta Cancelleri – di fatto azzera tre anni di lavoro a sala d’Ercole”. “L’accordo – aggiunge il deputato pentastellato Francesco Cappello – di fatto congela lo statuto speciale fino alla prossima legislatura, visto che il governo regionale non ha il coraggio di metterlo in pratica, e quello nazionale non ha la forza di abolirlo. E tutto questo in cambio di briciole e di grandi privazioni per i siciliani. Continuiamo a contribuire in misura rilevante al risanamento delle casse dello Stato in cambio del nulla. I siciliani sono la merce di scambio per la sopravvivenza di questo governo regionale. Ci chiediamo come mai la Valle d’Aosta, pure a Statuto speciale, sempre nel medesimo tavolo abbia raggiunto notevoli vantaggi economici a differenza nostra?”. “Di fatto – commenta il parlamentare Sergio Tancredi – si congelano le entrate della Sicilia ad un livello che ne garantisce la mera sopravvivenza, senza possibilità di sviluppo e di recupero del gap economico pluriennale imposto dallo Stato con la compiacenza della politica siciliana”. Apocalittico, l’esponente dell’Opposizione all’Ars, Nello Musumeci, anch’egli candidato alla Presidenza della Regione,.“Crocetta sarebbe capace di vendere cento cappotti di lana il giorno di ferragosto”, afferma, “Riesce a trasformare in un successo quella che è una sciagura per le finanze della Regione”. “L’accredito dei cinquecento milioni alla Sicilia da parte di Renzi – prosegue Musumeci – non è un regalo, ma un atto dovuto, con l’aggravante che per i prossimi anni faranno sputare sangue ai Siciliani, perché, di fatto, ciò comporterà la rinuncia a qualunque prerogativa finanziaria prevista dallo Statuto”. “Di fronte a questo ennesimo bluff – conclude –, Crocetta ha il dovere di venire in Aula e dire al Parlamento con quali poteri ha ritenuto di svendere la dignità dell’Istituzione al tavolo del predatore Renzi. Se non siamo al collasso finanziario, poco ci manca”. Come si possa sostenere che il patto Regione-Stato costituisca un’assicurazione per il futuro della Sicilia, , un regalo immeritato alla Regione siciliana ed insieme un bluff, è un mistero. (fonte: www.siciliainformazioni.it - REDAZIONE)