SCONFIGGERE L’OMERTA’ PER COMBATTERE IL FEMMINICIDIO
Riceviamo e volentieri pubblichiamo questo appello che Patrizia Santini ha voluto indirizzare alle donne, vittime di femminicidio, di violenze spesso domestiche, di soprusi. Un comunicato che ci sentiamo di condividere in pieno, sia per il tema trattato, sia perché riteniamo che la società debba farsi carico di un problema che di giorno in giorno diventa sempre più grave e si presenta sotto varie forme, tutte in ogni caso tendenti ad aggravarlo. Quello della Santini, non è un semplice comunicato, ma è la narrazione di una esperienza vissuta, della quale vuole coraggiosamente rendere partecipe questa società che spesso, troppo spesso, si gira dall’altra parte o perché ritiene che la cosa non la interessi o perché succedono troppi casi e la gente si abitua pericolosamente fino a scadere nell’indifferenza. Per questo abbiamo apprezzato questo rendere comune una esperienza che a nostro avviso, nell’intenzione della Santini vuole scuotere le coscienze, vuole incoraggiare a reagire, a non nascondersi, a rompere quel muro di omertà che spesso serve solo a nascondere i colpevoli che invece vanno denunziati. Proprio con un appello a sconfiggere questa omertà piglia il via il racconto testimonianza della Santini alla quale va la nostra ammirazione per il coraggio che mostra ed il nostro ringraziamento per averci permesso di essere parte attiva nel lanciare questo coraggioso grido d’allarme.(Salvatore Augello)
 
Questo il comunicato, che riportiamo fedelmente.
 
Sconfiggiamo l’omertà Mi chiamo Patrizia Santini e sono impegnata da circa quattro anni nella lotta alla violenza sulle donne, essendo stata, io stessa, vittima di tale sopruso. La mia fortuna è stata quella di poter raccontare i fatti accaduti in seguito alla subitanea denuncia e all’appoggio della Comunità. Vorrei spendere due righe proprio sulla parola “Comunità”: È fondamentale che, mentre si consuma tra le pareti domestiche un abuso di tipo fisico e soprattutto psicologico, la vittima possa contare sulla presenza effettiva delle persone a lei più care, oltre i parenti, per non sentirsi isolata nella sua sofferenza ed impossibilitata quindi nel comunicare il suo gravissimo disagio. Basti pensare che, a livello psicologico, sono molteplici gli effetti come: 1) Chiusura in sé stessi. 2) Paura dell’esterno. 3) Crisi di panico. 4) Atteggiamenti di chiusura fisica. 5) Etc. La vittima, quindi, ha bisogno di essere ascoltata costantemente, supportata psicologicamente perché le si deve dare modo di parlare e sfogare tutta la sua rabbia e la sofferenza interiore non solo per sé stessa ma anche verso i figli. Quando ci sono. Il mio percorso è stato lungo e supportato dalla presenza di persone a me care che non mi hanno permesso di isolarmi, ma è stata anche determinante una grande forza di volontà che non mi ha fatto arrendere ma, anzi, mi ha dato lo spunto per fare di questo argomento così importante la mia battaglia nei confronti delle Donne che non dovrebbero mai subire tale oltraggio. Ho iniziato così ad affrontare questo argomento all’inizio di un iter politico che mi ha dato la possibilità di pormi come portavoce di tutte le sofferenze che una Donna violata prova sulla sua pelle e nella sua mente. Mi è stata offerta, infatti, la possibilità di rivolgermi ad un duplice uditorio, ben conscio della situazione attuale della Donna e ben disposto ad affrontare ed approfondire il problema. A questo proposito, quando già la mia esperienza mi dava la possibilità di poter illustrare in modo adeguato le svariate dinamiche della violenza sulla Donna, ho avuto l’onore di parlarne in un convegno a Guidonia il 25 novembre 2016, Giornata mondiale contro la violenza sulle donne presso l’auditorium Mario Verdone. La relazione, a cui ho dato il titolo “L’educazione al rispetto”, si è tenuta alla presenza di un pubblico, composto da 450 liceali e dai loro professori, “giovane” nell’età e nello spirito. È stato interessante vedere le reazioni e la voglia di intervenire più da parte dei ragazzi che delle loro coetanee. Da quell’evento ho incrementato la pubblicazione di articoli sulla mia pagina on-line “Violenza Privata” creando un coinvolgimento costante nei miei lettori per renderli responsabili e partecipi al problema. Parallelamente continuo a fare dibattiti in qualunque sede si possa prestare per affrontare un tema, ancora oggi, certamente, irrisolto e sottovalutato. A questo proposito ho iniziato una collaborazione con un avvocato penalista divorzista nell’ambito di una Associazione no-profit volta ad offrire, da parte nostra un supporto costante a tutte quelle donne che hanno la voglia di riscattarsi e riiniziare una vita nuova e una nuova rinascita. La mia battaglia continuerà incessantemente poiché è un credo che ho ben radicato in me stessa, dal momento che sono inammissibili atti di assoggettamento, di coercizione, di negazione, di violenza fisica per affermare una “insana supremazia maschile e maschilista”, che nasconde invece una forte insicurezza e debolezza di carattere, causate da una atavica e perdurante mancanza di rispetto verso la figura femminile. Alle mie lettrici e ai miei lettori rivolgo un solo incoraggiamento: se si vuol risolvere il problema i singoli non sono sufficienti! Bisogna essere in molti e parlarne, parlarne, parlarne. Perché non è vergogna subire violenza, ma lo è il violentare! (Patrizia Santini)