Dopo ben cinque anni si pausa, si è tenuto ieri, 28 maggio, l'incontro CCCI - Camera Cantonale

Consultativa degli Emigrati - con le 22 CCSI - Commissione Comunale Svizzeri -Emigrati - del cantone

Vaud, in una splendida sala del Castello di Rolle, a due passi dal lago e supportati dal BCI per

l'organizzazione della mattinata.

Dopo il saluto dei padroni di casa, il neo-presidente della CCCI, il dr. Nicolas Rouge nel discorso

d'apertura ha ricordato la funzione e il programma della CCCI, nonché la propria personale

implicazione a sostegno dell'integrazione. La delegata all'Integrazione, la dott.ssa Amina Benkais-

Benbrahim, ha delineato gli ambiti operativi della CCCI e delle CCSI, sottolineando l'importanza di

queste istituzioni e dei loro numerosi progetti a favore di una migliore convivenza nel cantone.

Il tema scelto dai membri della CCCI, di cui fa parte Grazia Tredanari da due legislazioni per

rappresentare la comunità italiana, è stato quello dell'acquisizione della Cittadinanza. A presentarlo è

stato il capo della divisione comuni e nazionalità, la dott.ssa Delphine Magnenat.

Due esempi di interventi a favore della preparazione per l'acquisizione della nazionalità son stati dati

dal segretario comunale di Montreux, il sig. Olivier Rapin e da Aydin Durmaz e da Silvio Torriani che

hanno presentato "Permanences Info-Natu" di Renens.

Quattro ateliers son seguiti per approfondire l'argomento: "Qual è il ruolo delle CCSI nel processo di

naturalizzazione".

Il tema scelto è di grande attualità e suscita preoccupazioni nel mondo dell'emigrazione e perplessità

fra i vari Cantoni per allineare la propria normativa a quella nazionale.

Il parlamento svizzero dopo oltre cinquant'anni ha radicalmente rivisto la legge sulla cittadinanza

risalente al 1952, senza che alcun referendum o iniziativa abbia avuto luogo. Manca solo la normativa

per l'applicazione e dovrebbe entrare in vigore il 1° gennaio 2018.

Gli elementi che hanno maggiore preponderanza sono: ricevere l'RI (revenu d'insertion), esser in

regola con le imposte e non aver protesti (poursuites).

Ecco alcuni dei nuovi criteri per poter presentare la domanda:

1. permesso C (nessun altro permesso sarà accettato)

2. 10 anni di residenza in Svizzera

3. dai 2 ai 5 anni di residenza nel Cantone dove si presenta la domanda

4. gli anni del permesso F saranno calcolati a metà

5. conteranno doppio gli anni di chi ha vissuto in Svizzera fra gli 8 e i 18 anni

6. restrizione della domanda in caso di trasloco durante il periodo della procedura

7. avere una certificazione di francese orale B1 e scritto A2, salvo se si è nati in Svizzera o se si

ha un'adeguata formazione

8. certificazione del casellario informatico "Vostra"

9. non aver ricevuto aiuti sociali negli ultimi 3 anni

10. ognuno deve deporre la propria domanda (scompare la facilitazione per i coniugni, ad. es.)

11. dovere di spingere il resto della famiglia all'integrazione

12. ecc.

In sostanza i Cantoni e quindi i Comuni avranno un minor margine di manovra e il Parlamento potrà

in qualunque momento modificare i criteri stabiliti restringendoli ulteriormente o ampliandoli.

Certamente la certificazione del francese, il solo permesso C ammesso, l'impossibilità di traslocare,

saranno fra i principali elementi che si prevede porteranno ad una riduzione delle domande di

acquistizione della cittadinanza, la cosiddettta "naturalizzazione".

Tuttavia, siccome la legge non potrà avere un effetto retroattivo, tutte le domande deposte fino

all'entrata in vigore seguiranno i criteri precedenti.

Le CCSI già molto implicate nel processo di integrazione e di acquisizione della cittadinanza, si

impegneranno ulteriormente per far si che anche si possa affrontare questo processo il più

serenamente possibile.

Alcune proposte sortite dalla giornata almeno fino all'applicazione della nuova normativa:

1. materiale di preparazione uniformato per i due terzi, lasciando una parte libera per i comuni

2. sensibilizzazione delle commissioni di naturalizzazione ad un aggiornamento della propria

formazione per poter usare criteri simili e tener conto della tipologia dei candidati

3. invito ad almeno un membro delle commissioni di naturalizzazioni a far parte della propria

CCSI, per conoscere meglio le problematiche e le difficoltà nell'affrontare tale percorso

4. stilare un elenco di possibili domande per la commissione esaminatrice

5. chiedere il raggruppamento dei comuni più piccoli ad attivare iniziative volte ad una

preparazione adeguata degli esaminati

La mattinata intensa, ricca e proficua ha dato spunto e voglia alle varie CCSI di consultarsi e di

collaborare per il miglioramento dell'operato di tutti. La CCCI farà tesoro di quanto emerso e seguirà

il processo di cambiamento, intevenendo nei limiti previsti dalla legge.

Losanna, 29 maggio 2016 (Grazia Tredanari)