IL GOVERNO FISSA L’INCANDIDABILITÀ PER I SINDACI "COLPEVOLI" DEL DISSESTO . E C’È CHI PENSA A BUZZANCA

Spese necessarie o spese superflue? Somme ben risparmiate o somme mal investite? Nelle ultime imbarazzanti settimane, che stanno vedendo protagonisti volti noti e meno noti della politica nazionale e regionale, coinvolti in scandali di cinema da terza visione, qualche domanda,

come abbiamo appena fatto anche noi, è stato inevitabile porsela. Sul fronte delle misure che il governo intende dotare per far fronte agli sprechi ma soprattutto per “arginare” la corruzione dilagante, fa “rumore” una delle ultime norme inserite nel ddl sulla “trasparenza e le misure della crescita”, approvato ieri dal Consiglio dei ministri. Essa, infatti, prevede che “i sindaci o i presidenti delle provincie che hanno in qualche modo contribuito al dissesto finanziario dell’ente locale, “non sono candidabili per 10 anni a numerose cariche tra cui quelle nelle giunte e nei consigli e nel Parlamento”. Uno stop cui si aggiunge anche la possibilità del pagamento di pesanti sanzioni. Norme dure che, inutile nasconderlo, riportano a galla discussioni e polemiche che hanno tenuto banco nei giorni in cui il responsabile della protezione civile nazionale, Franco Gabrielli, ha evidenziato che i 23 milioni utilizzati dal Buzzanca per la realizzazione del costruendo svincolo di Giostra e che il primo cittadino ha ritenuto di aver legittimamente “investito” in virtù dei poteri Opcm Emergenza traffico, non possono invece essere esclusi ai fini del rispetto del patto di stabilità. La decisione dell’ex-sindaco, definita arbitraria dai più, è stata da molti considerata anche “incauta”, in quanto essa avrebbe potuto contribuire, in modo determinante, al dissesto dell’ente. Rispetto alla questione “stabilità”, molto dipenderà a quanto verrà deciso il prossimo 15 ottobre dal Tar del Lazio (vedi correlati). Nell’attesa del pronunciamento, il governo ha però trattenuto i sette milioni di euro derivanti dalla sanzione prevista per lo sforamento del vincolo, tuttavia, è giusto precisarlo, sarebbe comunque stato “oltrepassato”, anche se per un importo complessivo di minore entità. (circa 7 milioni di euro). Il futuro del Comune e, dunque, per certi aspetti anche di Buzzanca, dipenderà da come, nei prossimi mesi, procederà il lavoro del commissario straordinario. Spetterà a quest’ultimo, infatti, la decisione, conti alla mano, di dichiarare il dissesto finanziario di Palazzo Zanca. Una decisione da ponderare il più possibile e su cui, oggi, sperano di non doversi trovare a che fare coloro che, un domani, alla scadenza del mandato di Croce, potrebbero vincere le amministrative. La gestione di ente certificamente dissestato, infatti, sarebbe decisamente complessa, anzi, come affermato, non a caso, dai rappresentanti del Pd ieri in conferenza stampa, una vera e propria “iattura”. (fonte: tempostretto)

AULA CONSILIARE VUOTA COME LE CASSE COMUNALI, TARSU IN STAND-BY. IMU "CONFEZIONATA"

 L’invito, discreto ma educato, che nelle scorse settimane (vedi correlato) il commissario straordinario Luigi Croce ha rivolto all’aula consiliare per velocizzare l’approvazione di provvedimenti, soprattutto di natura finanziaria, che consentano di fare cassa, aveva fatto sperare per il meglio. Soprattutto perché, nel giorno stesso dell’improvvisata visita (vedi correlato), il civico consesso ha approvato la delibera sulla tassa di soggiorno e il regolamento Imu, da tempo in stand-by. Sebbene non sia possibile parlare di ciò che non è stato, quanto accaduto ieri, in occasione della seduta pomeridiana, ci mette nelle condizioni di poter affermare che, forse, se quel giorno Croce non avesse deciso di parlare direttamente in aula e all’aula, le delibere in questione non sarebbero state esaminate. Ma veniamo al dunque. Ore 18.00, questo l’orario di convocazione. Intorno alle 18.40, il presidente Pippo Previti chiama l’appello. L’esito è schiacciante: solo 15 i presenti sui 45 consiglieri totali. La sessione, dunque, decade per mancanza del numero legale. Qualcuno si affretta a salire le scale sperando di essere ancora in tempo per inserire il tesserino: niente da fare, i “giochi”, sono già stati chiusi, o meglio mai aperti. Qualcun altro sussurra “quando gli interessa (il riferimento è al presidente Previti), si inizia anche alle 19.30. Oggi, invece, tutta questa fretta”. Ebbene sì, perché se il ritardo diventa la regola, è ovvio che la puntualità, di cui in realtà neanche in questa occasione si può parlare (vedi orari di cui sopra), finisce col rappresentare la stranezza. Ma tant’è. Ciò che più conta, tuttavia, al di là di assenti e presenti, visto soprattutto che alcuni dei volti apparsi ieri in aula nella maggior parte dei casi fanno parte dell’esercitato dei “latitanti” (viceversa, invece, per chi è sempre solerte all’appello), è che, ancora una volta, delibere, di importanza non secondaria, rimangono appese al chiodo e con esse anche le parole di Croce, ben presto finite del “dimenticatoio consiliare”. Tra i provvedimenti che attendono ancora di essere esaminati, spicca, ad esempio, l’ormai famoso “salva colline”, che prevede “l'abbattimento totale o parziale degli indici di edificabilità delle zone a bassa suscettività edificatoria. La delibera, più volte discussa, emendata ed esaminata, attende solo la “benedizione” finale che tarda però ad arrivare. Non meno importante, anzi forse alla luce della condizioni economiche dell’ente, ancor più importante, è l’approvazione del regolamento per la “riscossione della tassa per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani”. Quattro gli emendamenti presentati a corredo della delibera: due hanno ottenuto il parere positivo del dirigente, due invece negativo. Uno di quelli che porta il segno “meno”, sarà però proposto come ordine del giorno: in esso, diversamente da quanto invece attualmente riportato nell’articolo 2 del regolamento, si chiede di poter riscuotere il tributo già nell’anno in corso e non a decorrere dall’anno successivo. Una possibilità che consentirebbe di avere liquidità in minor tempo. In tema di riscossioni, ma ci spostiamo sul fronte Imu, dopo la recente approvazione dell’apposito regolamento da parte del consiglio, il commissario con delibera di giunta ha fissato le nuove aliquote da applicare nel territorio comunale. Il testo prima di approdare in aula dovrà essere esaminato in commissione. Al momento, però, secondo quanto emerso, l’aliquota su prima casa e relative pertinenze sarà dello 0,6%, sulla seconda, invece, 1,06% . (fonte: tempostretto -EDP)

9 OTTOBRE, NUOVO BLOCCO DELLO STRETTO. FIT CISL: "LA PROPOSTA DELLA CARONTE È INACCETTABILE"

Mancano quattro giorni al nuovo sciopero proclamato dalle sigli sindacali Fit Cisl, Filt Cgil, Uiltrasporti, Ugl e Uslac. Martedì 9 i lavoratori marittimi protesteranno per la terza volta, nel giro di poco meno di un mese, per ribadire la loro contrarietà alle condizioni dettate dalla Caronte&Tourist. La società di navigazione vorrebbe infatti operare una riduzione del 25% del salario o dei dipendenti, e adduce come motivo la crisi nel settore della navigazione. “La proposta è inaccettabile – commentano i sindacati – voler scaricare sui lavoratori la crisi dell’attraversamento dello stretto è una scorciatoia inaccettabile”. “Si tratta – sostiene Enzo Testa, segretario generale della Fit Cisl di Messina - anche di un segno di scarsa sensibilità nei confronti di una città da sempre forse troppo comprensiva nei confronti della società di attraversamento”. Le aspettative dei lavoratori che si apprestano a incrociare le braccia nuovamente e delle organizzazioni sindacali a loro sostegno sono state disattese lungamente dalla compagnia di navigazione. Dalla Caronte, infatti, nessun passo indietro. Dove porterà il testa a testa non si sa ancora, l’unica cosa certa è che non si ha traccia di possibili cedimenti. La Fit Cisl si aspettava che, visto l’elevatissimo stato di tensione sociale presente in città, si fosse attivato un percorso negoziale condiviso che facesse salvi gli interessi dell’azienda ma anche dei lavoratori. “Un percorso – spiega Testa - finalizzato a evitare il muro contro muro a cui si andrà incontro con inevitabili disagi per la città di Messina”. Lo sciopero durerà dalle ore 8 alle ore 20. La Caronte nei giorni scorsi ha fatto sapere che rimarrà in servizio per le prestazioni indispensabili previste dalla vigente normativa almeno una nave a doppio ponte esclusivamente sulla tratta Rada San Francesco-Villa San Giovanni. (fonte: tempostretto)