TUTTI I PERCHÉ DEL DISOCCUPATO RAFFAELE FORNARO: LA DISPERAZIONE HA GLI OCCHI DEL FIGLIO DAVIDE

Il 45 enne che questa mattina ha inscenato una protesta eclatante minacciando di darsi fuoco a palazzo Zanca, racconta le ragioni della sua disperazione e della sua rabbia “Non so cosa mi sia successo, ma quando mia moglie ha detto che non c’era il latte per mio figlio non ho capito più nulla e sono uscito di casa.

Sono andato al più vicino Bancomat, volevo avvicinare la prima persona che prelevava denaro per dirgli per favore, accompagnami a comprare il latte per il mio bambino”. E se poi questa persona non ti dava i soldi, che avresti fatto? “Non lo so, ero pronto a tutto, anche a fare un gesto del quale mi sarei pentito e ne avrei pagato le conseguenze”. Per Raffaele Fornaro la fame e la disperazione hanno gli occhi di Davide, il figlio di appena un anno, per lui era pronto a tutto, anche ad un gesto che lo avrebbe riportato drammaticamente nel passato, in quel passato in carcere che lui ha in ogni modo cercato di cancellare, ma che le porte sbattute in faccia da quando è uscito e chiede lavoro, gli riportano continuamente davanti agli occhi. Quasi 20 anni di carcere non si perdonano, a maggior ragione in una città dove non c’è lavoro. Raffaele Fornaro è incatenato ad un divano del salone di Palazzo Zanca, si è cosparso il corpo di benzina, ha in mano un accendino e in testa tanta rabbia, dolore, stanchezza. C’era già stato al Comune, sin da febbraio, chiedendo disperatamente “Lavoro. Ho le braccia e le gambe per lavorare, non voglio un posto in una scrivania, mi va bene qualsiasi cosa, non ho paura di lavorare. Ho paura di tornare indietro ed io non voglio più delinquere, non sono più quella persona”. In quei giorni di protesta sono arrivate le prime rassicurazioni, la promessa di un contributo dai servizi sociali e di un’occupazione, almeno temporanea. Poi è trascorso un mese e negli uffici del Palazzo di quella sua pratica non ha trovato traccia. Poche sere fa quel pensiero, pur di comprare il latte a Davide, chiedere soldi a chi li ha, e se non li ottiene con le buone, passare alle cattive, al reato. “No, per fortuna ho parlato con mio cognato e i soldi per il latte li abbiamo trovati. Ma domani? Che faccio in una città dove chi amministra pensa solo alla clientela e a curarsi i suoi voti, a spendere 113 mila euro per asfaltare una stradina di 40 metri?” (ndr, il riferimento è alla via Goito ed al progetto di 113 mila euro per la riqualificazione della stradina). Così stamattina Raffaele, 45 anni, disoccupato dal giorno in cui è uscito dal carcere, si è svegliato con il solito pensiero “Davide”. Ha raggiunto il Comune e ha fatto quel che in tanti criticano, ovvero, davanti alle telecamere e alle macchine fotografiche ha fatto un gesto disperato. Purtroppo oggi non esisti se non fai il gesto estremo, se non si accende un riflettore su di te. Se non lo dici in tv rischi di non essere ascoltato né visto. O peggio, oggi non basta neanche più andare in corteo, soprattutto se si è in pochi a manifestare. Figuriamoci un uomo solo, per giunta ex carcerato. Raffaele lo sa bene che sarà criticato, additato, non sappiamo a cosa pensa mentre si versa la benzina e tiene nervosamente l’accendino in mano. Un uomo che arriva a questo sa cosa è la fame, al di là di tutte le dietrologie che nei corridoi, mentre Raffaele protestava, non sono mancate. Accanto a lui i vigili della polizia municipale e poi i vigili del fuoco per evitare il peggio e gli uomini della Digos. Poi alcuni consiglieri comunali, per conoscere meglio la sua storia, per cercare di trovare una soluzione, rintracciare la pratica persa nei cassetti degli uffici dei servizi sociali, dove il caso di Raffaele è uguale a migliaia di altri, che magari non conosceremo mai. “La soluzione c’è- dice lui- voglio lavorare non chiedo elemosina. Io sono un cuoco, ma posso fare tutto quello che mi si chiede. Per un mese ho aspettato che le promesse diventassero realtà. La normativa c’è. Altrimenti non mi resta che tornare in carcere. Paradossalmente quando sono in carcere riesco a mantenere la mia famiglia con quei soldi. Allora se pur di dare il latte a mio figlio devo finire in carcere, sono qui, ci vado anche adesso, prendetemi ora, ma non prendetemi in giro”. Ognuno può vederla come vuole la storia di Raffaele, che ha scontato la sua condanna per 18 anni e ora non riesce ad uscire più dalla “nuova galera” che è quella di una città talmente povera da non offrire più nulla, neanche una seconda occasione. Ognuno può vederla come vuole la sua protesta, come provocazione, come esagerazione, come strumentalizzazione. Ma stamattina un uomo è stato lì, un paio d’ore, al Comune, si è gettato addosso un liquido infiammabile pronto a darsi fuoco. Non sappiamo se l’avrebbe fatto davvero, ma non possiamo neanche escluderlo. L’unica cosa che sappiamo è che mentre intorno a lui la gente faceva capannello, le forze dell’ordine cercavano di scongiurare il peggio, lui gridava a tutti che vuole solo un lavoro. E’ questo, comunque la si pensi, il primo diritto, il primo grido della dignità di un uomo. Mentre ascoltavo Raffaele pensavo a chissà quante storie come la sua, di padri disperati, di disoccupati pronti a tutto, ci sono oggi a Messina e noi non potremo mai raccontarle, perché restano nascosti, perché finiscono nei labirinti della vita o perché quelle disperazioni alle fine trovano una risposta e quella storia un piccolo lieto fine. Noi abbiamo raccontato questa di storia, ben sapendo, che ognuno di noi, di voi, ne ha tante altre simili, se non peggiori, da raccontare e che resteranno nel buio. (fonte: tempo stretto - ROSARIA BRANCATO)

FRATELLI INDIGENTI E MALATI MENTRE LA SORELLA INTASCAVA LE LORO PENSIONI: SOTTRATTI 220.000 EURO

Una coppia di fratelli, afflitti da gravi problemi psichici e per di più costretti a vivere nell’assoluta indigenza. Eppure percepivano poco più di mille euro al mese di pensione. Il problema è che la delega a riscuotere le somme ce l’aveva una sorella maggiore che per quasi vent’anni si è impossessata di 220.000 euro, disinteressandosi del tutto della sorte dei due congiunti. Dopo le indagini dei Carabinieri il sostituto procuratore Camillo Falvo ha inviato l’avviso di chiusura delle indagini alla 62enne di Camaro San Paolo, con l’ipotesi di reato di peculato ed abbandono d’incapace e ad un amico di famiglia di 50 anni, abitanti in via Noviziato al quale viene contestato il peculato. La nuova storia di miseria e di sfruttamento di persone più deboli giunge da Camaro San Paolo. La 62enne era stata nominata amministratore di sostegno del fratello e tutore della sorella per via delle loro condizioni di salute. Il primo, infatti, è affetto da schizofrenia paranoide con ritardo mentale, la seconda è stata dichiarata interdetta per alcune gravi malattie. I due, come hanno accertato le perizie mediche, sono del tutto incapaci di provvedere alle proprie necessità ma la sorella non si è mai occupata della loro sorte. L’unica preoccupazione, secondo gli inquirenti, era la riscossione delle pensioni che la donna faceva confluire in alcuni libretti di risparmio. Fratello e sorella vivevano in un ambiente insalubre, una casa popolare con finestre rotte, perdita d’acqua dalle tubature e senza servizi igienici, sprovvisti di riscaldamento ed acqua calda. Una situazione disperata tanto che i vicini di casa hanno presentato un esposto – denuncia per segnalare le drammatiche condizioni igieniche in cui i due vivevano. Uno stato di povertà assoluta eppure il fratello percepisce una pensione d’invalidità di 261 euro al mese e quella di reversibilità dei genitori di 563 euro mensili. La sorella invece percepisce una pensione d’invalidità civile di 261 euro. Complessivamente poco più di 1000 euro che però la sorella maggiore e l’amico di famiglia dirottavano sui loro conti mentre i due fratelli erano costretti a frequentare la mensa dei poveri ed a chiedere l’elemosina per le piccole necessità, sporchi e con abiti e corpi infestati dai pidocchi. Su richiesta del sostituto procuratore Camillo Falvo il gup Massimiliano Micali ha disposto il sequestro dei libretti sui quali sono state depositati i soldi provenienti dalle pensioni. Cifre ritenute sproporzionate dagli inquirenti rispetto ai modesti redditi percepiti dagli indagati e dai loro familiari (fonte: tempo stretto)

AL VIA LA SESTA EDIZIONE DI "PERCORSI DI SICILIA" PROMOSSA DA FERROVIE SICILIANE, LA MOSTRA FOTOGRAFICA RACCONTA I LUOGHI E LA STORIA DEL TRASPORTO FERROVIARIO ISOLANO. SARÀ VISITABILE FINO AL 25 MARZO

Il prossimo 15 marzo a Messina, presso il Tempio di Cristo Re, verrà inaugurata la 6ª edizione di “Percorsi di Sicilia”, mostra fotografica documentale sui luoghi e la storia del trasporto ferroviario in Sicilia. L’evento, promosso ormai abitualmente da FERROVIE SICILIANE, proporrà ai visitatori 64 opere fotografiche, realizzate da diversi Autori, che raccontano gli aspetti tecnici e storici, nonchè le peculiarità, del trasposto ferroviario in Sicilia. Le immagini esposte derivano dalla rubrica “Foto della Settimana”, che dal 2004 propone sul sito dell'associazione (www.ferroviesiciliane.it) immagini inedite che riguardano il mondo dei trasporti ferroviari in Sicilia, con particolare attenzione all’aspetto tecnico e paesaggistico. La mostra sarà arricchita da una sezione dedicata al passato con l’esposizione delle opere derivanti dalla collezione “La Nostra Storia” che, attraverso 12 pubblicazioni mensili, racconta tramite foto e cartoline d’epoca la storia recente e passata delle ferrovie siciliane. Obiettivo dell'iniziativa è quello di far conoscere e in seguito porre a tutela il cospicuo numero di documenti posseduti nell’archivio di FERROVIE SICILIANE, importanti strumenti di lettura del territorio siciliano in rapporto con le opere antropiche, che in futuro potranno raccontare, alle nuove generazioni, le caratteristiche del trasporto ferroviario dell’isola costituito da più di 1500 km di linee. Dopo il successo dello scorso anno, FERROVIE SICILIANE riproporrà inoltre una giornata di studio dedicata al mondo delle ferrovie: il 17 marzo alle ore 10.00, presso l’Aula Magna dell’Istituto Cristo Re, avrà luogo il convegno dal titolo “Il valico dei Peloritani ieri e oggi”. Il pubblico presente avrà modo di conoscere aspetti sociali, storici e tecnici della più importante galleria di valico di Sicilia, tra le prime 10 d’Italia. All’incontro relazioneranno Giovanni Russo, presidente del sodalizio, l'ing. Andrea Bonaccorso e l'ing. Giuseppe Trapani, quest'ultimo Preside della sezione siciliana del Collegio degli ingegneri ferroviari italiani. Orari di visita "Percorsi di Sicilia” verrà inaugurata alle ore 18.00 di giovedì 15 marzo e sarà visitabile fino al 25 p.v.. Gli orari d’apertura sono: dal lunedi al venerdi ore 15.00/19.00; sabato e domenica: 10.00/13.00 – 15.00/21.00. L'ingresso è libero. (fonte: tempo stretto)