Siamo ormai alla resa dei conti, o, come recita un vecchio proverbio: “i nodi sono arrivati al pettine”. Stiamo parlando della raccolta differenziata dei rifiuti solidi orbani, che secondo il

 decreto Ronchi e la stessa normativa regionale, dal 1° gennaio debbono essere conferiti in maniera differenziata, altrimenti, non solo si rischia il collasso, ma si rischia anche che sulle spalle del contribuente si scarichi un ulteriore aggravio che può varia dal 40 al 50% in più rispetto a quanto pagato fini ad ora, già considerato molto salato. Dice infatti la normativa, che dal 1° gennaio i rifiuti non potranno più arrivare in discarica senza avere proceduto alla differenziazione. I comuni, che su questa materia accumulano parecchi ritardi, avrebbero già dovuto provvedere ad avviare ed incrementare la raccolta differenziata, prima che si arrivasse, come siamo arrivati, con l’acqua alla gola. Ora, le discariche si stanno attrezzando per procedere al pre – trattamento dei rifiuti prima di mandarli in discarica, ma questo comporta dei costi, che saranno messi a carico dei comuni e, quindi, per riflesso a carico dei cittadini, che non hanno certo colpa di questi ritardi, ma si trovano a doverne subire tutte le conseguenze negative, che vanno dalla stagnazione dei rifiuti per le vie cittadine, all’aumento della bolletta, ad un ulteriore aumento per la differenziazione, figlio diretto dei ritardi di ATO, Comuni e Regione. Ce la faranno in tre mesi, questo è il tempo che resta, i comuni ad avviare e potenziare la raccolta differenziata ed a stimolare il cittadini, che deve però essere messo in condizione di farlo, a dividere i propri rifiuti, prima di portali ai contenitori? Certo, la necessità aguzza l’ingegno, ma se i comuni no faranno la loro parte, dovranno assumersi tutta la responsabilità non solo di fornire un servizio scadente, ma anche di fare lievitare i prezzi per la loro incuria. (S.A.)